Colori pastello, profumo di pesce e un centro storico di origine medievale. Chioggia, a circa 50 km da Venezia, si mostra competitiva con “la città degli innamorati” e salda nella sua peculiare identità.
La città si dischiude al turista accogliendolo con Porta Garibaldi, edificata nel 1530 e a quel tempo unico ingresso della città.
Avanzando di pochi metri si entra nel rione duomo dove si ha subito la possibilità di iniziare a conoscere la peculiare espressività dell’identità Chioggiotta. Ci si imbatte infatti nel Refugium Peccatorum, chiamato Sagraeto (piccolo sagrato) dagli abitanti. Esso è caratterizzato da sculture settecentesche, ma soprattutto dalla statua della Madonna con Bambino sormontata da una cupola dorata, davanti alla quale i condannati a morte erano soliti fare l’ultima preghiera.
Il Sagraeto precede il Duomo di Santa Maria Assunta, il principale luogo di culto della città. Fino ai primi anni del Seicento sullo stesso luogo sorgeva una chiesa medievale che venne distrutta da un feroce incendio nel 1632. L’anno successivo iniziarono i lavori per la costruzione di una nuova Cattedrale. L’attuale struttura del Duomo risale quindi al Seicento e fu progettata da Longhena, il quale realizzò una chiesa che si ispira alle architetture del Palladio.
Accanto alla chiesa è possibile ammirare il Campanile del Duomo e la Chiesetta di San Martino. Quest’ultima è opera dei fedeli della vicina Sottomarina, che la fecero erigere dopo la guerra di Chioggia (1393-1394), che aveva causato il disfacimento della loro città.
Lasciandosi alle spalle il rione del duomo, ci si addentra nel centro storico. Qui è imperdonabile non sostare davanti alla Torre di Sant’Andrea, un campanile di circa 30 metri che nel Medioevo aveva funzioni difensive e di controllo sul porto di Chioggia. Il primato del campanile e per estensione di Chioggia stessa è quello di ospitare dal 1389 uno degli orologi da torre più antichi del mondo, ancora oggi perfettamente funzionante. La paternità dell’orologio da record è attribuibile alla famiglia Dondi dall’Orologio e in questa Torre ha sede il Museo dell’orologio allestito lungo i sette piani del campanile.
Sono proprio i rintocchi di questo orologio ad accompagnare il vociare dei pescivendoli che proviene dalla Pescheria al minuto di Chioggia. Una tradizione secolare viva ancora oggi vuole infatti che qui arrivi ogni giorno il pesce fresco preso di notte dai pescatori locali. Unico giorno di chiusura del mercato è il lunedì per concedere il riposo ai pescatori la domenica. Il mercato del pesce accoglie il chioggiotto o il turista in cerca di un prelibato affare in un caratteristico tendone rosso: qui 30 pescivendoli (chiamati mògnoli) offrono pesce di ogni tipologia. L’ingresso principale al mercato è costituito dal Portale a Prisca di Amleto Sartori. L’opera è infatti dedicata a una bambina, Prisca, scomparsa in tenera età e omaggiata in questo modo dai suoi cari.
Procedendo verso i moli del porto si arriva infine a Ponte Vigo, uno dei simboli storici di Chioggia. Originariamente in legno, l’attuale struttura in muratura risale al 1685. Sotto di esso scorre il Canal Vena. Nella medesima piazza domina la Colonna di Vigo alla cui sommità è collocato un leone marciano che, a causa delle sue modeste dimensioni, viene chiamato “El gato de Ciosa“, ovvero “Il gatto di Chioggia”.
Il legame con Venezia, nella storia e nella somiglianza paesaggistica, non si può negare ed è stato a buon diritto sfruttato da registi che hanno scelto di ambientare a Chioggia (meno cara di Venezia) i loro film. Tuttavia, passeggiando per le calli, ammirando i fondachi con gli attracchi per le barche, i panni stesi tra gli antichi palazzi e magari anche qualche “baruffa chiozzotta” del 2022 si ha la forte percezione che questa intatta atmosfera senza tempo a Venezia si stia forse un po’ perdendo. L’unica cosa certa è che le tradizioni di Chioggia la stanno traghettando futuro: tra le mete sostenibili per il 2022 e tra le finaliste, insieme a Vicenza, per il titolo di “Capitale italiana della cultura 2024”.