UniCredit compra il 9% di Commerzbank, Il Sole 24 Ore: “Prove di risiko europeo”

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UniCredit ha annunciato ieri di avere acquistato il 9% del capitale di Commerzbank, la quarta più grande banca della Germania, con sede a Francoforte sul Meno. La mossa, condotta dal Ceo della banca italiana, Andrea Orcel, viene definita un “blitz” da Il Sole 24 Ore nei confronti dell’istituto tedesco, in via di privatizzazione.

Viene spiegato che una metà del capitale è stata acquistata nell’ambito dell’accelerated book building avviato nelle ultime ore dal Governo tedesco (che deve ridurre la propria partecipazione dal 16,5% iniziale) nell’istituto salvato nel 2008. Il restante 4,5% è stato acquistato invece direttamente da UniCredit sul mercato nelle scorse settimane.

Luca Davi scrive: “Con un investimento complessivo di circa 1,5 miliardi (di cui 700 milioni circa in Abb), e un impatto di soli 15 punti sul Cet 1 – che non modifica la generosa politica di distribuzione attuale di UniCredit – il gruppo italiano piazza un colpo con esiti tutti da scrivere, ma con il chiaro intento di strutturare un’alleanza cross-border che, se realizzata, potrebbe creare la prima banca tedesca. E ridisegnare gli equilibri del sistema bancario europeo”.

Secondo fonti autorevoli citate, la mossa avrebbe generato imbarazzo a Berlino, anche se appare difficile che il governo tedesco non ne sapesse affatto nulla. “Di certo UniCredit ha messo sul tavolo la migliore proposta finanziaria, battendo anche quelle di competitor del calibro di Bnp Paribas e Ing, tanto che le azioni di Commerz le sono state assegnate nell’ambito del rispetto del «principio dell’efficienza economica», come evidenziato dal Governo federale tedesco“.

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Andrea Orcel, CEO di UniCredit e Head di UniCredit Italia

Temendo tagli, i sindacati tedeschi non hanno visto di buon occhio l’acquisto di una banca tedesca da parte di un istituto italiano che in una nota alla stampa ha detto: “UniCredit esplorerà insieme a Commerzbank AG possibili opportunità di creazione di valore per gli stakeholder di entrambe le banche”.

Il Sole spiega anche perché Orcel ha deciso di muovere su Commerzbank. “Caduta l’opzione Mps, e bloccato sul nascere il blitz su BancoBpm, il ceo di UniCredit da tempo ha concentrato il suo focus fuori dai confini italiani per accelerare la crescita. L’attivismo in Est Europa non ha però mai fatto sopire l’interesse per la Germania, Paese in cui piazza Gae Aulenti è già presente attraverso la rete di HypoVereinsbank, terza banca del Paese, realtà acquistata nel 2005 quando al timone c’era Alessandro Profumo, il manager che ha dato avvio alla lunga stagione di conquiste nel Centro Est Europa, e quando lo stesso Orcel, allora in Merrill Lynch, ne era advisor fidato. Sin dal suo insediamento, il ceo di UniCredit ha sempre lavorato sottotraccia sia col Governo che con l’istituto tedesco per tentare il colpo. E già a fine 2021, pochi mesi dopo la sua nomina, il banker aveva stabilito contatti diretti (e regolari) con il ceo di Commerz, Manfred Knof. L’intesa in quella fase sembrava vicina, ma ogni disegno di fusione saltò assieme allo scoppio della guerra in Ucraina”.

Le ragioni risiedono inoltre nella volontà della banca italiana di diversificare le fonti di reddito aumentando la quota di mercato in Germania.

Infine, l’analisi di rischi e opportunità: “La campagna di Germania di Orcel, che ha avuto da subito il plauso di azionisti come CariVerona e CariModena, non è priva di ostacoli. Il sindacato tedesco Ver.di ha esortato il Governo a interrompere la vendita e a bloccare qualsiasi potenziale acquisizione da parte di UniCredit. E da superare sono ostacoli regolamentari, eventuali richieste Bce, extra costi per acquisire l’asset tedesco. Per non parlare del costo opportunità di impiegare il capitale altrove. Se i sogni di gloria di Orcel sono grandi, la strada è in salita.

In compenso, sotto il profilo finanziario, l’operazione è già vincente. Già post annuncio, il titolo Commerz è salito del 17%. Che si traduce in una plusvalenza di 260 milioni in un giorno. Anche se l’M&A non si materializzasse, e fosse costretta a uscire perché non gradita, UniCredit potrebbe fare i conti con i guadagni di un deal anche solo accarezzato”.

Fonte: Il Sole 24 Ore