La casa farmaceutica Astrazeneca non ha mantenuto gli impegni assunti nel contratto e per questo è stata condannata da un tribunale di Bruxelles (Belgio).
Astrazeneca avrebbe dovuto consegnare 120 milioni di dosi di vaccino entro il 31 marzo, invece, le dosi fornite nel primo trimestre sono state 30 milioni, il 25% di quanto concordato.
L’azione legale era stata avviata dalla Commissione europea, a nome dei 27 paesi comunitari.
Viene meno la difesa di Astrazeneca la quale aveva sostenuto che la dizione contrattuale di “miglior sforzo” (best effort) per la fornitura delle dosi di vaccino non implicava il rispetto dei quantitativi definiti nel contratto. Il Tribunale non ha accettato questa interpretazione, sentenziando che si tratta di una “obbligazione di risultato”, quindi, Astrazeneca doveva consegnare le dosi concordate, utilizzando tutti gli stabilimenti di produzione del vaccino, compreso quello con sede nel Regno Unito, come contrattualmente stabilito.
“Il fatto di poter avere vaccini alla fine del periodo previsto è stato per l’Unione Europea di particolare importanza nel contesto dell’attuale crisi sanitaria, che Astrazeneca non poteva ignorare nella sua qualità di azienda farmaceutica”, ha chiarito il tribunale.
Una vittoria della Commissione europea e di tutti i paesi comunitari.
Cade, così, l’accusa, rivolta alla direttrice della Direzione Salute della Commissione europea, Sandra Gallina, di aver ritardato la sottoscrizione del contratto con Astrazeneca per questioni relative alla trattativa sul prezzo delle dosi, come è stato erroneamente scritto sui social e nei giornali, ai quali molti hanno creduto.
Alla fine, la verità viene a galla e alla dott.ssa Gallina rinnoviamo la nostra solidarietà per gli ingiusti attacchi ricevuti.
A settembre ci sarà un nuovo appuntamento in tribunale per Astrazeneca.
Per ora, e per il futuro, si è stabilito un principio fondamentale: gli impegni non possono essere disattesi con interpretazioni di comodo.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc