Ieri 20 giugno è passata “indenne” la giornata mondiale del rifugiato: chi doveva parlarne ne ha parlato, chi non era sensibilizzato non ha ricevuto stimoli per meglio comprendere. E intanto l’1% della popolazione mondiale, quasi 90 milioni, vagano tra un confine e l’altro tra generica solidarietà umana ed istituzionale ma, più che altro, diffidenza per lo straniero.
Sempre ieri, più di 100.000 persone hanno sfilato a Tbilisi/Georgia (1) per ricordare che sono Europa e vogliono essere nell’Unione di Bruxelles. Nel contempo sembra sia stato superato lo scoglio dell’unità nel Consiglio europeo per conceder lo status di candidato all’Unione per Ucraina, Moldavia, Georgia e Bosnia Erzegovina (2).
Due situazioni legate fra di loro, ché dentro ci sono esseri umani che vogliono vivere e non essere soggetti alle leggi del più forte, umano od istituzionale che sia.
Oggi tra gli esseri umani di una parte o dell’altra dei vari confini, le merci transitano con facilità, costi ridotti o azzerati. Merci che hanno significato una migliore qualità della vita dei consumatori. E poi ci sono le direttive anche per le non-merci che – pilastro dell’Unione europea – sono base di unione pacifica, libertà, uguaglianza, giustizia e benessere diffuso.
Un modello – l’Unione europea – che, con tutti i limiti e problemi, è nei desideri delle persone e degli Stati che si accalcano chiedendo di esserne parte. Calca che per definizione dell’Unione stessa, non può essere ignorata, ma a cui occorre rispondere (3).
Qui sorge IL PROBLEMA: quando rispondere?
Coi tempi di un continente che, uscito dalla seconda guerra mondiale, si prende tutto il tempo possibile ché, nel frattempo, gli Stati sopravvissuti o nati da quella carneficina sono molto intenti a “volersi bene”… o coi tempi di chi subisce la violenza per le mire e i deliri di chi non ha accettato la propria storia (Urss/Russia in primis)?
Su “quando rispondere” oggi si gioca la credibilità presente e futura dell’Unione. Se questo “quando” deve sottostare ad un modulo di adesione ad una sorta di club del golf o se debba essere decisione politica ai drammi e ai problemi del nostro tempo.
In questo contesto sembra che la violenza mortale che gli ucraini subiscono con l’invasione delle truppe di Putin, gli oltre 100mila di Tbilisi, la narrazione del dramma che avanza in Moldavia… non siano sufficienti.
Crediamo sia il caso che altrettanti 100mila lo ricordino per le strade di Roma, Madrid, Lisbona, Atene, La Valletta, Nicosia, Parigi, Bruxelles, Amsterdam, Varsavia, Vienna, Dublino, Lussemburgo, Copenaghen, Stoccolma, Helsinki, Riga, Vilnius, Tallin, Berlino, Praga, Budapest, Bucarest, Sofia, Bratislava, Lubiana, Zagabria.
1 – la Georgia conta poco più di 3 milioni e 700mila abitanti.
2 – si dovrebbe formalizzare questo fine settimana.
3 – ci merita ricordare come da tempo c’è anche chi propone che nell’Ue ci sia anche Israele.
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Fonte: Unione europea dei consumi, libertà, uguaglianza e giustizia. Il momento è cruciale. Diamoci da fare