L’uomo incatenato e le sue superstizioni: siamo esseri razionali per grazia di Dio?

6550
human consciousness-nature-https://www.nature.com/articles/d41586-018-05097-x
human consciousness-nature-https://www.nature.com/articles/d41586-018-05097-x

La razionalità è un prodotto umano, anche se frutto sia dell’evoluzione naturale sia di una costruzione sociale, e ha fondamento solo nel suo continuo miglioramento e nella sua capacità di elaborare una concezione del mondo che abbia una struttura argomentativa il più chiara e critica possibile.

Il filosofo John Locke sostiene che l’intelletto umano sia «al di sopra di tutti gli abitanti di questa nostra dimora»[1], esaltando le facoltà logiche, argomentative e razionali dell’uomo. Essendo queste facoltà uniche in natura, Locke vede come creatore della razionalità umana un «prodigo Autore», che l’uomo deve ringraziare per avergli concesso queste facoltà. Il filosofo inglese sostiene quindi la pretesa dell’intelletto umano di non essere un prodotto naturale, ma di avere un’origine trascendente che gli garantisce un posto privilegiato all’interno di tutti gli esseri naturali come l’unico che ha come propria essenza la razionalità.

Questa idea è antica e ha le sue radici nella filosofia greca, riprendendo la concezione aristotelica di uomo come essere razionale in un grado superiore agli animali e alle piante, e quest’ultima si regge su alcune premesse: la credenza che l’uomo abbia costruito un sistema interpretativo del mondo che rispecchi effettivamente la verità del mondo e che la coscienza dell’uomo abbia un’origine non naturale. La pretesa di Locke si regge quindi su alcuni pilastri, senza i quali si arriverebbe a una concezione puramente naturalistica dell’intelletto umano, che esclude elementi trascendenti e la capacità dell’uomo di elevarsi al di sopra della natura stessa.

Mi riprometto, quindi, di mettere in evidenza alcuni limiti delle premesse alla credenza nell’essenza razionale dell’uomo e di sostenere che l’approccio adottato da Locke si basa su una visione antropocentrica della natura, ignorando quindi lo sviluppo naturale ed evolutivo che la coscienza e la razionalità umana hanno avuto.

La prima premessa alla concezione di Locke è che l’uomo abbia la capacità di sviluppare strumenti che, in primo luogo, gli consentano di conoscere la verità e, in secondo luogo, siano unici tra tutti gli esseri animati. Effettivamente, l’uomo è l’unico essere vivente che sulla terra abbia elaborato uno schema così complesso e dettagliato del mondo, descrivendolo e facendo riflessioni su questi schemi descrittivi. Questo può far pensare che l’essere umano abbia una capacità logico-razionale intrinseca che rappresenti la sua essenza e che sia la base della nostra abilità di descrivere e riflettere sul mondo secondo determinati schemi metodologici. Questa pretesa, però, non considera che gli stessi schemi logici e metodologici che costituiscono la razionalità umana derivano da concezioni mitologiche e prescientifiche, come sostenne Bertrand Russell in “Saggi scettici“.

L’epistemologo inglese mette in evidenza come tutta l’elaborazione scientifica, filosofica e “razionale” dell’uomo abbia origine dall’idea superstiziosa secondo cui esiste un ordine logico e comprensibile del mondo. Questa concezione a sua volta ha fondamento solo nella psicologia umana, che tende a divinizzare chi o che cosa ha il potere di generarla. Percepiamo, quindi, la natura come un qualcosa di assoluto e totale dalla nostra prospettiva e questo ha poi generato in noi la superstizione secondo la quale sia stato proprio quest’ordine a farci nascere, dal momento che aveva come scopo quello di generarci. Essendo chiaro lo scopo, ovvero noi stessi come frutto necessario di questa natura divinizzata e totale, è anche possibile elaborare una descrizione dell’ordine del mondo.

Abbiamo quindi l’illusione che tutto segua certi andamenti schematici che rappresentano la “bellezza” del mondo solo perché la natura stessa soddisfa i nostri bisogni naturali e ci consente di sopravvivere. Alcuni di questi schemi si sono rivelati la base logica su cui la scienza ha costruito la sua interpretazione del mondo e su cui la filosofia ha basato la sua riflessione. Russell sottolinea come la scienza e la filosofia non abbiano ancora trovato, in fondo, una fondazione ultima della loro pretesa di descrizione razionale.

Indagando in particolare la scienza, il matematico inglese chiarisce che la presunta essenza razionale dell’uomo, in realtà, si è evoluta da una superstizione e che non può essere considerata come il fondamento di una superiorità dell’intelletto umano nei confronti della natura, essendo il frutto di una particolare interpretazione della natura stessa da parte di un essere pienamente inserito nel contesto in cui si è evoluto ed è cresciuto. La prospettiva da cui analizziamo la realtà è quindi parziale e condizionata, ma singolarmente una comprensione del mondo sarebbe impossibile in quanto persino lo strumento fondamentale del pensiero, cioè il linguaggio, richiede la presenza di interazione sociale.

La razionalità è, quindi, un prodotto umano, anche se frutto sia dell’evoluzione naturale sia di una costruzione sociale, e ha fondamento solo nel suo continuo miglioramento e nella sua capacità di elaborare una concezione del mondo che abbia una struttura argomentativa il più chiara e critica possibile. Russell stesso però, come poi gran parte della filosofia analitica, ripone fiducia nella logica come fondamento dell’essenza umana.

Non è più esplicitamente sostenibile la posizione di Locke sulla superiorità dell’uomo sugli altri esseri, ma è chiaro come secondo questi filosofi la logica rappresenti uno strumento attraverso il quale fondare le pretese descrittive della scienza e della filosofia. Senza questo tutti i progressi della ragione umana sembrano svanire e si ritiene quindi necessario trovare un fondamento ultimo delle nostre pretese sul mondo e delle nostre elaborazioni razionali.

[1] J. Locke, Saggio sull’intelletto umano, 1960, libro I, cap. 1,3-7

Il testo è la prima parte dell’elaborato finalista della selezione regionale della XXXI edizione delle olimpiadi di filosofia.


Qui troverai tutti i contributi a Agorà, la Filosofia in Piazza

a cura di Michele Lucivero

Qui la pagina Facebook Agorà. Filosofia in piazza e Oikonomia. Dall’etica alla città