Usa. Il neo-proibizionismo

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Neo-proibizionismo

Neo-proibizionismo. Il ‘wokeismo’ di stampo americano, forse proprio per lo sforzo di smontare la moralità convenzionale del Paese, è soggetto anche a una sorprendente vena di puritanesimo. La tendenza è più evidente nella curiosa ondata di ‘neo-proibizionismo’ riguardante il consumo d’alcol che si sta abbattendo sul Paese. In parte, sarà dovuta alla grande attenzione verso un’alimentazione ‘sana’ che accompagna il nuovo credo, ma dipende anche dal fatto che i genitori invece bevono, e bere un bicchiere o due di vino mentre si cena è ora “da vecchi”.

Gli Usa sono arrivati tardi al vino. Per lungo tempo, la bevanda che accompagnava i pasti era il latte, a volte la birra o la Coca Cola. Si bevevano anche i distillati, ma raramente a tavola. Il vino invece era considerato una roba da poveretti, tant’è che gli ubriaconi da strada erano comunemente chiamati “winos”, a causa della loro preferenza per lo sherry dei supermercati che dava la sbronza più economica.
Poi, verso la fine del secolo scorso sono cominciati a fioccare studi ‘scientifici’ secondo cui il vino faceva magnificamente bene al cuore. Si leggeva con regolarità che due bicchieri di rosso al giorno erano in grado di dimezzare il rischio d’infarto. Con ciò, la diga si è rotta e la vasta middle class americana ha cominciato a discorrere di etichette pregiate e di annate.
A partire dal 1994, il consumo pro capite di vino negli Usa è cresciuto per 22 anni di fila. Poi, nel 2018, è rinata la guerra contro l’alcol—una tradizione del Paese. Le ‘autorità’, l’OMS e il Center for Disease Control (CDC) americano su tutti, hanno cambiato parere, annunciando, sulla base di nuove ricerche, che tutto ciò che conteneva alcol era praticamente un veleno. Il consumo americano di vino si è così ridotto per la prima volta dopo due decenni.
Un po’ alla maniera dei vegani che abbondano nell’uso del ketchup per avere almeno l’impressione di consumare qualcosa che ‘sanguini’, è nata la moda dei ‘simil-cocktail’, bibite come il “Nogroni”, una sorta di Negroni analcolico fatto con simil-vermut, simil-Campari e simil-gin. Cominciano a nascere piccole catene di negozi specializzati nella vendita di “vini” e “liquori” senza alcol, come Boisson, che ha attualmente cinque punti di vendita a New York e progetta di allargarsi in tutto il Paese. All’inizio del 2022 una società di ricerche di mercato, la Morning Consult, ha rilasciato i risultati di un sondaggio secondo cui il 19% degli americani avrebbe partecipato a una sorta di campagna neo-proibizionista per la sobrietà chiamata ‘Dry January’. Nel 2021, erano  il 13%.
Per ora, nessuno sembra pensare di voler dare concretezza al ‘neo-proibizionismo’ attraverso un divieto tout court alla vendita di alcolici. L’ultima volta che gli americani ci hanno provato, negli Anni ’20 del secolo scorso, non è finita bene…

(James Douglas Hansen, Nota Diplomatica del 02/09/2022)

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Fonte: Usa. Il neo-proibizionismo

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