Usura e manie di persecuzione: quando il nemico è fuori e dentro di noi

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Vittima di usura
Vittima di usura

(Articolo da VicenzaPiù n. 8, sul web per gli abbonati).

Carissimi lettori, sono la dottoressa Germi Sabrina, sono mamma, moglie e lavoro come libera professionista nei miei studi, in qualità di pedagogista, psicologa e psicoterapeuta.
In questo numero approfondirò il tema dell’usura attraverso la storia di un paziente, una storia di vita come ce ne sono molte, storie di vittime che hanno trovato la forza di denunciare.
Nicola (nome di fantasia per la privacy) arriva nel mio studio a Vicenza dopo essersi trasferito dal suo paese d’origine, dove tutto è accaduto. Arriva a causa di continui incubi notturni, del suo interpretare le intenzioni, le parole e le azioni degli altri come minacciose, come se si sentisse costantemente esposto a pericoli di fronte ai quali sente di doversi difendere. Vive con la paura irrazionale che qualcuno lo segua e voglia fargli del male, cerca di controllare tutto e tutti, vive nel perenne dubbio, in ogni situazione, è concentrato nel ricercare scrupolosamente tutti quegli elementi che possano andare a confermare la propria idea di minaccia.
Nicola, sin dalla prima seduta mi racconta la sua storia: «Ero un imprenditore di successo, lavoravo in un settore in piena espansione, il biologico. Gli affari andavano bene tanto che avevo chiesto un prestito alla banca, per ampliare il mio magazzino e acquistare nuovi mezzi. Avevo appena comprato casa ma mi sono trovato a dover affrontare improvvise e importanti spese mediche per la salute di mia moglie. Non avevo liquidità e soldi da parte, da poter prelevare, il nuovo iter della banca era troppo lungo e non avevo tempo, il tempo sarebbe stato funesto per mia moglie».
Allora Nicola si confida con qualche amico e un amico gli presenta l’amico di un amico, Guglielmo, che si dichiara subito disponibile ad aiutarlo. Suo fratello, gli dice, lavora per una finanziaria che potrebbe agilmente supportarlo per le spese familiari e che, all’atto del prestito, gli dice di non preoccuparsi e che avrebbe potuto fare con calma nel restituire, poi, i soldi. Nicola si rasserena ed utilizza tutto il denaro. Passano cinque giorni, e da una macchina parcheggiata davanti alla porta d’ingresso dell’azienda di Nicola, scende un uomo ben vestito: è Guglielmo. Guglielmo è un signore distinto, che arriva sempre con macchine eleganti, e ben vestito tanto che Nicola lo soprannomina presto ‘il Lord inglese’.
Purtroppo, il ‘POI’ non tarda ad arrivare e la cifra da restituire non corrisponde affatto a quella avuta ‘in prestito’; inoltre le spese mediche sono aumentate e il sospiro di sollievo tirato da Nicola comincia a diventare un groppo alla gola.
Mi continuavo a chiedere: «Come è possibile che tutto sia cambiato in così breve tempo?». Il sospetto che ci sia qualcosa sotto le parole di Guglielmo si insinua nella sua mente, ma viene immediatamente allontanato: «continuavo a ripetermi che non era possibile che tutto sia stato organizzato con il tentativo di ingannarmi».
Questa sarà solo la prima di una serie di visite che si ripeteranno a ritmo sempre più sostenuto. Il continuo flusso di denaro che Nicola consegnerà a Guglielmo metterà in serie difficoltà la prosecuzione dell’attività e Nicola avrà bisogno di altro denaro, disperato, comincerà a chiedere prestiti dapprima alla madre, poi agli amici e infine anche al prete del paese. Ci sono le minacce e Nicola si ritrova ad ipotecare la casa, a non poter mandare i figli alle attività extrascolastiche, a perdere la propria azienda.
Cosa è successo a Nicola a livello psicologico? Nicola è dilaniato dal senso di colpa per aver trascinato la sua famiglia in un tunnel di cui non vede la luce, è terrorizzato dall’idea che i suoi figli possano essere importunati e/o malmenati o, peggio ancora, chi sa cosa sarebbe potuto loro capitare. Nicola è distrutto perché una sua decisione ha dilapidato ciò che con tanti sacrifici aveva costruito in anni di duro lavoro. Si ritrova a sentirsi come un tossicodipendente, dove al posto delle sostanze stupefacenti c’è il denaro da ridare indietro.
Nicola continua il suo racconto: «la notte non dormivo, ho perso 40 chili. Pensavo solamente a come trovare i soldi. La mia vita sociale non c’era più perché vedevo gli altri con occhi diffidenti, avevo paura di trovare dietro l’angolo il mio ‘strozzino’ o chi per esso, evitavo tutti per non sentirmi oggetto di giudizio e per non fare i conti con i costi della vita sociale, come la spesa di un caffè al bar».
La vita familiare di Nicola? Rovinata: «mi sentivo a disagio anche in casa mia, non al sicuro, a fare costantemente i conti con la vergogna di chi ha trascinato i suoi cari in un tunnel senza via d’uscita, non mi sentivo più l’uomo di casa, quello che provvede al benessere familiare». Lo stesso sarà per la relazione coniugale e l’intimità con la propria moglie che inesorabilmente, vengono seppellite dal senso di angoscia, impotenza e frustrazione.
Nicola, dunque, è angosciato, depresso e ha sviluppato sintomi psicosomatici. Corpo e mente parlano lo stesso linguaggio: attraverso il corpo la psiche invia dei segnali di malessere, per spingere Nicola a cambiare il modo di affrontare le cose. Invece, di prestargli attenzione, accoglierli e non sottovalutarli, li vede solo come una ulteriore disgrazia che sente di meritare. La capacità di prendere decisioni, inutile dirlo, è fondamentale. Ma perché Nicola non ha denunciato subito? Perché la denuncia  rappresentava la conferma di non riuscire a risolvere da solo, di essersi sbagliato su tutto, di non aver saputo valutare, capire…
Non sempre è possibile sapere con esattezza dove ci porterà la strada che stiamo per intraprendere, ogni decisione che prendiamo è sempre influenzata da una moltitudine di componenti emotive, che prendono il sopravvento, specialmente quando è coinvolta la paura, finendo per imbrigliare ogni pensiero e azione.
Solo, quando un giorno Guglielmo arriverà in azienda con una pistola, dentro di sé Nicola dirà ‘Basta’. Il giorno successivo, «mi sono alzato presto, dopo una nottata in cui non sono riuscito a chiudere occhio, mi sono recato alla Guardia di Finanza, sperando di mettere fine a questa storia e così è stato».
Nicola è riuscito a rialzarsi, con il fondo di solidarietà per le vittime di estorsione e usura, disciplinato dalla legge 44/1999, ha cambiato paese, si è trasferito in provincia di Vicenza, e caparbiamente ha ricominciato con un piccolo negozietto. La sua battaglia non è finita, continua, giorno dopo giorno, testimoniando con il suo esempio che l’usura si può vincere.
Attraverso il percorso di psicoterapia è riuscito a lasciarsi alle spalle i brutti ricordi, gli incubi notturni, la diffidenza e la paura verso l’altro, a gestire i propri nemici in modo da non doverli più subire! È stata inserita la ‘fiducia strategica’ come prescrizione paradossale, chiedendogli di fare ‘come se’ gli altri fossero ben disposti verso di lui, interrompendo in questo modo i ‘cicli interpersonali problematici della paranoia. Al tempo stesso ho lavorato con i familiari, per evitare che la rete sociale intorno, formasse una rappresentazione di lui troppo problematica, il che avrebbe prodotto solamente un acuirsi dei sintomi.
Per concludere è bene ricordare che le nostre credenze, le nostre profezie hanno un ruolo fondamentale nel costruire la realtà, esiste però un confine tra la salute e la patologia, la differenza è soprattutto nella “quantità”. Se sospettare è qualcosa che succede a ciascuno di noi e che spesso ha anche una sua utilità, vivere continuamente all’erta fino a sconfinare in deliri conclamati è qualcosa che sconfina pesantemente nel patologico e che rende la vita della persona un vero inferno.
Un caro saluto,
dott.ssa Germi Sabrina
per scrivere alla dottoressa:
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