La vacanza di circa 300.000 posti nel settore turistico spinge il Governo a valutare l’opportunità di consentire la parziale conservazione del reddito di cittadinanza per i percettori disposti ad accettare incarichi di lavoro stagionale.
Negli auspici, dovrebbe essere un modo per incentivare le assunzioni. Nessuno, infatti, sembra disposto a perdere il sussidio per un impiego tanto limitato nel tempo.
Il problema esiste e il fine è condivisibile, ma la misura non convince.
Da sempre, anche per evitare che lo strumento del reddito di cittadinanza finisca per scoraggiare l’impegno lavorativo, Meritocrazia Italia ne invoca una riforma strutturale, per farne piuttosto un ‘reddito di inclusione’, nel quadro di più dinamiche (e utili) politiche attive del lavoro. È ovvio che una strategia puramente assistenzialista sia destinata a rivelarsi deleteria per il sistema economico e inclusivo. Non basta ad alleviare le sofferenze e non pone riparo al male della inoccupazione.
Le difficoltà a reperire personale disponibile a svolgere lavoro stagionale sono dovute anche e soprattutto all’inadeguatezza salariale, procurata, a sua volta, dall’insostenibile costo del lavoro. In un deleterio circolo vizioso. Da qui, l’idea, irragionevole, di sanare la stortura mediante l’integrazione di retribuzione e reddito di cittadinanza.
Per risolvere il problema, dar soddisfazione alle ragioni delle imprese in grave affanno e rispondere alla necessità di maggiore inclusione lavorativa, Meritocrazia insiste sulla necessità di una seria azione di recupero di risorse, per favorire una decontribuzione unica nazionale indistinta per tutti i lavoratori e per tutte le imprese, accompagnata dalla razionalizzazione delle agevolazioni contributive.
Non può non aversi in considerazione che, con più di 100 miliardi di euro di evasione fiscale, il gettito dello Stato sia coperto per lo più dal lavoro dipendente, tramite cuneo fiscale. E non risponde a equità sociale far gravare sui soli lavoratori dipendenti gli effetti devastanti della crisi in corso.
È essenziale affiancare (e sostiture) a trattamenti estemporanei, legati a forme di supporto al reddito, una strategia a medio e lungo termine:
– supportando le imprese a organizzare l’offerta di lavoro con forme di tutela più accorte al rapporto vita/lavoro nel turismo (i.e., contratto collettivo di comparto, orari di lavoro più prevedibili, politiche più specifiche per il supporto alla parità di genere, formazione), flessibili, capaci di attirare i lavoratori con valore aggiunto;
– puntando alla riqualificazione del personale, con l’acquisizione di esperienze qualificate anche con lavori di manodopera, o con soluzioni turistiche innovative e sostenibili, per rispondere alle diverse richieste del mercato;
– sensibilizzando le comunità locali a promuovere il lavoro nel turismo per il suo valore in termini di benessere percepito sul territorio, in modo che gli addetti avvertano maggiore gratificazione.
Stop war.