C’è stato un momento nella storia della pandemia, prima dell’avvento delle polemiche No-vax, in cui in Italia il problema non era convincere i diffidenti a farsi i vaccini, ma reperire più dosi possibile in modo da uscire dall’incubo del lockdown. In quel periodo le nostre autorità, con Mario Draghi in testa, avevano garantito che non ci sarebbe stato alcun problema, che avremmo colmato i ritardi rispetto a Israele, Regno Unito e Stati Uniti. E in effetti bisogna dire che la missione è riuscita.
Il problema, però, ora è l’abbondanza: ovvero capire cosa fare con i farmaci ordinati in esubero. E anche come giustificare di fronte alla magistratura contabile le spese effettuate. I numeri sono questi: finora lo Stato ha distribuito alle Regioni 141 milioni di dosi, di cui 137 sono state già somministrate.
Come noto, è stata l’Unione Europea a stipulare per gli stati membri contratti con le case produttrici. All’Italia – carte alla mano – spetterebbero entro l’agosto di quest’anno ben 240 milioni di fiale. Qualche milione verrà impiegato per le quarte dosi degli anziani, ma parliamo di cifre trascurabili. Gli over-80 (cui è riservato il doppio booster) sono 4,5 milioni e appena il 10% di loro per ora ha fatto l’ultimo richiamo. Di conseguenza, ci sono circa 100 milioni di vaccini di troppo.
I PREZZI – Bisogna anche considerare la spesa sostenuta: i prezzi nei mesi sono costantemente cresciuti. L’osservatorio per i conti pubblici della Cattolica stima un costo tra 14,37 e 22,82 euro a dose per contratti conclusi tra fine 2020 e aprile 2021, che riguardano soprattutto i prodotti Pfizer e Moderna (Astrazeneca chiedeva molto meno, ma per valide ragioni abbiamo smesso di acquistarne).
Anche tenendoci su stime prudenziali, quindi, si può concludere che siamo ben oltre il miliardo di euro di esborso per vaccini che non saranno mai utilizzati. Come dicevamo, il problema non è soltanto politico, anche perché in fin dei conti la spiegazione è semplice: eravamo in stato di emergenza. Un po’ come successo per le mascherine, è normale che il primo pensiero del governo fosse rastrellare la maggior quantità possibile di farmaci. Ora però si apre una questione legale. Quelle spese vanno giustificate.
La voce che gira è questa: la magistratura contabile si starebbe già muovendo. O meglio, sarebbe costretta a muoversi, perché per legge non potrebbe sottrarsi al dovere di dar seguito a degli esposti, che in effetti sarebbero già partiti e che comunque è praticamente garantito che arriveranno, vista la quantità di polemiche che questi temi hanno suscitato. Palazzo Chigi, tuttavia, ha già pensato a delle contromisure, anche lavorando sui contratti con l’Unione Europea.
Proprio ieri è stato raggiunto un accordo tra Pfizer e Bruxelles, che prevede che le consegne di vaccini previste a giugno vengano fermate. Quei medicinali, insomma, non arriveranno mai in Italia. Anche se ci toccherà pagare comunque. E ovviamente la produzione nel frattempo non si fermerà. Semplicemente i vaccini finiranno altrove. L’Italia si è già impegnata a donare 69,7 milioni di fialette ai paesi del terzo mondo tramite il programma Covax. E nei giorni scorsi il premier ha annunciato che altre 31 milioni verranno regalate. In questo modo, dal punto di vista legale, la posizione del governo sarà tutelata. D’altra parte non c’erano alternative.
LE ALTERNATIVE – Tenere in magazzino i vaccini per eventuali future ondate avrebbe costi elevatissimi, in particolare quelli della Pfizer, che vanno conservati in celle frigorifere a -80 gradi (il che con il caro-energia è diventato ancor più dispendioso). E comunque conservare questi medicinali per il futuro non avrebbe senso per un’altra ragione. Presto saranno “vecchi”. Si parla spesso della possibilità di dover imporre – o almeno consigliare – un’altra dose di richiamo ai cittadini il prossimo autunno. Attualmente, però, le case farmaceutiche stanno adattando i farmaci alle nuove “versioni” del virus. Sempre secondo l’accordo Ue-Pfizer di ieri, in autunno le consegne ripartiranno, con delle versioni aggiornate dei farmaci.
Fonte Libero Quotidiano