
La consigliera di Fratelli d’Italia Valeria Porelli commenta duramente l’esito delle elezioni RSU al Comune di Vicenza: “Non solo un voto sindacale, ma una frattura politica. A Palazzo Trissino regnano malcontento e disillusione”.
Non è solo un risultato elettorale interno, ma un segnale politico forte quello che arriva dalle recenti elezioni delle RSU al Comune di Vicenza. A interpretarlo, con toni critici e senza giri di parole, è la consigliera comunale di Fratelli d’Italia Valeria Porelli, che affida a una nota la sua analisi: “Un lavoratore su due ha voltato le spalle all’amministrazione Possamai. È una bocciatura netta, che fotografa un clima ormai esplosivo tra il Palazzo e chi ogni giorno ne garantisce il funzionamento”.
La vittoria schiacciante della CUB Pubblico Impiego, nuova protagonista della rappresentanza sindacale nel Comune berico, secondo Porelli non è che la conseguenza di una gestione definita “opaca e autoreferenziale”, contraddistinta da “anni di tagli, precarietà e scarsa attenzione ai dipendenti”.
Nel mirino della consigliera entrano direttamente il sindaco Giacomo Possamai e l’assessore al personale Matteo Tosetto, accusati di aver preferito l’effetto annuncio alla concretezza: “Qualche conferenza stampa e qualche post social non bastano a colmare le lacune operative – sostiene Porelli –. I lavoratori li hanno riportati alla realtà, e quella realtà parla di un clima di sfiducia, frustrazione e abbandono”.
Tra gli esempi citati, anche il caso dei Servizi Demografici, dove, secondo la consigliera, oltre 220 PEC risultano inevase dal 10 febbraio: “Cittadini in attesa da mesi, personale lasciato allo sbando, e nel frattempo risorse dirottate per corsi di formazione d’élite per membri dello staff del sindaco. Se questo non è un Comune in tilt, poco ci manca”.
Porelli allarga poi il campo a una riflessione più generale sulla rappresentanza sindacale: “La CISL e la CSA non sono riuscite nemmeno a presentare una lista. C’è chi, forse, ha avuto paura di disturbare il manovratore. E chi ha preferito il silenzio complice, pur di mantenere un posto al tavolo”.
In questo contesto, sottolinea la consigliera, si è fatta spazio una sigla autonoma e combattiva come la CUB, in grado – per la prima volta – di raccogliere consensi trasversali, anche tra lavoratori che si riconoscono nel centrodestra. “È finita la narrazione progressista che pretendeva il monopolio della rappresentanza – afferma –. Neppure chi lavora fianco a fianco con l’amministrazione crede più a una gestione che nei fatti si sta rivelando fallimentare”.
La chiusura è un avvertimento politico che suona come un invito a cambiare rotta: “Quando metà del personale comunale si affida a una sola sigla per far sentire la propria voce, significa che non si sente ascoltato da chi governa. Un Comune che ignora i propri lavoratori, presto o tardi, smette di servire anche i cittadini”.
Un messaggio chiaro che mette in discussione la solidità dell’amministrazione Possamai non tanto nelle aule consiliari, quanto nelle stanze e negli uffici di chi tiene in piedi, quotidianamente, la macchina comunale.