Seguire le orme di qualcuno – di Greta Thunberg, nel caso in questione – o costruirsi la propria strada? Vanessa Nakate, prima attivista per il clima ugandese, ha scelto la seconda opzione: non vuole essere “la Greta d’Africa” perché «ogni attivista ha una storia da raccontare, ogni storia ha una soluzione, e ogni soluzione può cambiare la vita di una persona». Il suo obbiettivo è portare la voce dei Paesi del Sud del mondo che vivono in prima linea gli effetti del cambiamento climatico, ma che finora sono sempre rimasti ai margini della discussione globale sulla transizione ecologica. «Non si può avere giustizia climatica senza giustizia razziale. Non è giustizia se non include tutti», è uno dei suoi slogan più famosi.
Nata il 15 novembre 1996 a Kampala e laureata in economia aziendale alla Makerere University Business School, inizia il suo impegno per il clima nel gennaio del 2019, nella convinzione che la lotta al cambiamento climatico sia una questione raziale. «Siamo responsabili solo del 3% delle emissioni globali di Co2, ma ne subiamo molto di più le conseguenze» ha argomentato Vanessa allo Youth4Climate di Milano. È questo il motivo che ha spinto la giovane attivista a presidiare i cancelli del Parlamento ugandese tenendo in mano un cartello: “Amore verde, pace verde” negli stessi giorni dei Fridays for future.
Con il favore di altri studenti e giovani nasce così lo ‘Youth for future Africa’, che si trasforma poi in ‘Rise up Movement’. Il movimento, con Vanessa a capo, ha anche guidato la campagna per la riforestazione del Congo. Vanessa come Greta inizia quindi a partecipare a meeting internazionali come la Cop25 di Madrid nel 2019. Risale invece all’8 gennaio 2020 il primo contatto con la Thunberg: Nakate ricorda in un tweet la protesta in atto nel suo Paese e l’attivista svedese ricondivide la sua storia lanciando un appello in favore dell’Africa.
Da quel momento si moltiplicano gli eventi a cui Nakate prende parte: dal Forum Economico Mondiale di Davos, in Svizzera alla Desmond Tutu International Peace Lecture. Proprio a Davos, tuttavia, accade qualcosa: nella foto dell’evento pubblicata dall’Associated Press e ritraente altre quattro attiviste tutte bianche e occidentali – tra queste Greta Thunberg – Vanessa è tagliata fuori. «Non avete cancellato solo una foto. Avete cancellato un continente» ha commentato in un video di 10 minuti su Twitter la giovane attivista ugandese, che ha ricevuto il sostegno di migliaia di utenti. L’agenzia stampa si è poi scusata dichiarando che l’intento era solo fare un primo piano di Greta. Nel novembre 2020 Vanessa Nakate è stata inclusa nella lista stilata dalla Bbc delle 100 donne più illuminate ed influenti dell’anno.
Vanessa ha brillato anche al recente Youth4Climate di Milano (28-30 settembre 2021), occasione in cui si sono incontrati quasi 400 giovani tra i 15 e i 29 anni provenienti da 186 Paesi. «Non si può più rimandare, ho visto i corpi», ha detto la giovane attivista dal palco riferendosi alle vittime ugandesi e nigeriane delle alluvioni e ai numerosi recenti disastri naturali in Africa imputabili al cambiamento climatico (incendi boschivi in Algeria, siccità grave in Madagascar, cicloni e invasione di locuste nel deserto tra gli esempi).
«Chi pagherà per le persone che muoiono, che scappano, per le specie che scompaiono?» ha denunciato l’attivista ugandese tra la commozione generale. Probabilmente – si potrebbe rispondere – “nessuno” o, forse, “tutti”.