Il sindaco uscente di Vicenza sollecita una modifica dello Statuto per scegliere i 3 consiglieri che un tempo venivano indicati da Bpvi. L’obiettivo sarebbe quello di inserire persone a lui gradite prima di lasciare la carica. Il ruolo del suo braccio destro Bulgarini d’Elci
Sulle macerie di Vicenza, città metaforicamente rasa al suolo dalla scomparsa della banca, dallo svuotamento della Provincia, dalla vendida della Fiera e con le rappresentanze delle categorie annichilite, si stagliava fino ad ora un bastione di resistenza umana rappresentato dalla Fondazione Roi. Creata nel 1988 dal marchese Giuseppe Boso Roi e da lui lasciata in eredità a Gianni Zonin e alla sua Banca Popolare di Vicenza nel 2009, anni ancora “ruggenti”, la Fondazione aveva il compito di sostenere la cultura vicentina in tutte le sue forme.
Ma uno degli ultimi capisaldi sui quali non erano riuscite ad allungarsi le mani della politica è ora a rischio. Merito (o colpa, a seconda dei punti di vista) del tentativo del sindaco uscente e non ricandidabile, Achille Variati, che sta cercando di porre sotto controllo un’istituzione che il defunto marchese Roi – allergico alla politica e ai compromessi – aveva a suo tempo creato e messo nelle mani di Zonin – quando era in auge – con il mandato di gestire e se possibile arricchire il patrimonio.
Compito assolto tutto sommato dignitosamente fino a quando l’uragano che ha travolto la Banca ha colpito anche i quasi 90 milioni ai quali era salita la dotazione della Fondazione – in parte investiti in azioni della BpVi – che si sono ovviamente e drasticamente ridotti. Ma rimane pur sempre un discreto gruzzolo, che evidentemente fa gola a molti tra coloro che si occupano di cultura e dintorni.
IL MATRIMONIO
E qui entra in campo il sindaco vicentino Variati, o meglio il suo braccio destro (e sinistro) Jacopo Bulgarini d’Elci, vicesindaco e aspirante successore portato dall’uscente in palmo di mano, il quale però non ha nemmeno passato il vaglio delle primarie del centrosinistra. Ieri sera Bulgarini d’Elci si è sposato: ma tra due mesi, dopo le elezioni comunali, resterà senza poltrona e le grandi manovre dei suoi sponsor – tra i quali alcuni rappresentanti della Confindustria locale – hanno pensato bene di trovargli una collocazione, appunto, alla Roi.
Così, di soppiatto, nel consiglio direttivo di lunedì scorso su richiesta e sollecitazione di Variati il presidente pro tempore del Cda della Fondazione, Ilvo Diamanti, ha dovuto inserire alla voce “varie ed eventuali” anche il tema criptato “emendamenti allo Statuto”. Nella successiva discussione si è capito che cosa significava: dal momento che la Popolare di Vicenza – che aveva il compito di indicare i componenti del Cda della Roi – non esiste più, è necessario definire i criteri per individuare i 3 nuovi membri che un tempo spettavano alla banca. E qui è emersa la strategia proposta: uno da pescare nell’Accademia Olimpica – altra istituzione in prorompente declino – uno nell’Università di Padova (la cui presenza sarebbe oggettivamente di difficile spiegazione) e infine uno indicato delle categorie economiche. Laddove tutti a Vicenza intendono la Confindustria guidata da Luciano Vescovi, legato a Variati e già consigliere di Banca Nuova, emanazione della BPVi in Sicilia nell’era Zonin. Inoltre, sul tavolo è stata messa l’ipotesi di costituire anche la figura del Direttore della Fondazione.
IL TESORETTO
Ed è stato a quel punto che anche i consiglieri a digiuno di matematica sono stati in grado di fare uno più uno: mancava solo la fotografia del soggetto indicato. Il tutto per mettere – prima delle elezioni – un’ipoteca sul controllo del tesoretto rimasto in Fondazione Roi.
Una manovra che doveva rimanere sotto traccia, e finora non è uscita da quel che rimane dei salottini vicentini: ma è giunta all’orecchio di qualche consigliere regionale e – si sa com’è la politica – subito è filtrata. Così un consigliere comunale vicentino di Forza Italia, Michele Dalla Negra, ha presentato una interrogazione che, come tutte le interrogazioni di questo tipo, sembra avere già in sè la risposta: «Quali sono le indicazioni di codesta Amministrazione in ordine alle modifiche eventualmente proposte» allo Statuto della Fondazione Roi? La risposta, quella vera, ormai è un segreto di Pulcinella.
Da Il Gazzettino