In questi giorni si sta scoprendo che a Sloane Avenue convergono molti interessi di persone molto potenti tra cui in primis quelli che fanno capo alla Segreteria di Stato vaticana ma, attraverso alcune società, anche quelli di broker come Torzi e Mincione. Quest’ultimo legato alla Popolare di Vicenza attraverso alcuni investimenti in fondi su cui traghettavano i soldi destinati all’immobile londinese dello scandalo che sta scuotendo il Vaticano.
Al vertice della Curia romana c’è proprio un vicentino, che nei giorni scorsi è stato il diretto interessato di un cambio di passo deciso da Papa Francesco.
Il Pontefice ha, infatti, rimosso dalla Commissione cardinalizia di Vigilanza sullo Ior il segretario di Stato vaticano Pietro Parolin, originario di Schiavon nel Vicentino. Un tassello che si inserisce nella complessa vicenda dello scandalo sulla compravendita dell’immobile di Sloane Avenue, a Londra, e si lega ai provvedimenti contro il potente cardinale Angelo Becciu. Ora, se la rimozione di Parolin dal suo ruolo “finanziario” dovesse essere legata alla questione dello scandalo – sebbene il Vaticano la giustifichi in altro modo -, la cerchia degli “interessati” alla mala gestio dell’Obolo di San Pietro potrebbe stringersi sempre più attorno a Papa Francesco.
Questa decisione su Parolin è solo l’ultimo di una serie di cambiamenti che Papa Francesco sta mettendo in atto nella Curia romana negli ultimi anni dopo la più recente: Angelo Becciu, ex prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, ha rinunciato ai diritti e alle prerogative del cardinalato dopo un colloquio col Pontefice. Ma, sebbene durante l’incontro non se ne sia fatta esplicita menzione, il suo “licenziamento” è legato alla cattiva gestione della cassa della Segreteria di Stato vaticana per i pericolosi investimenti effettuati con l’obolo di S. Pietro, i “soldi per i poveri”.
Le dimissioni di Becciu, infatti, arrivano proprio in mezzo agli arresti e perquisizioni di alcuni finanzieri e uomini legati alla compravendita dell’immobile di lusso in Sloane Avenue tra luglio e ottobre di quest’anno: secondo la magistratura vaticana l’acquisto dell’immobile risulta un modo per depredare le offerte all’Obolo di San Pietro e provare a farci degli affari. Affari per gli intermediari, ma non per la Santa Sede.
Tra i perquisiti spunta anche Raffaele Mincione, broker che aveva guidato l’operazione fino al 2018, passando poi il testimone ad altri uomini legati alla Segreteria vaticana. Secondo l’accusa, il raider avrebbe lucrato dall’operazione qualche milione di euro. Ma il broker di Pomezia, su cui stanno indagando i promotori di Giustizia vaticani, non solo sembra che non abbia saldato debiti con San Pietro ma, addirittura, lo scorso giugno ha intentato due cause presso tribunale di Londra proprio contro la Segreteria di Stato vaticana, oggi (ancor?) guidata dal cardinale vicentino Pietro Parolin.
Le sorti di Mincione si sono intrecciate in passato con un’altra “eminenza” vicentina: l’ex presidente di BpVi Gianni Zonin. Il Fatto Quotidiano scrive che “anche la Banca Popolare di Vicenza è stata tra i finanziatori indiretti dell’investimento nel palazzo londinese di Sloan Avenue che Raffaele Mincione ha realizzato con fondi di terzi e che poi ha scaricato al Vaticano… La dimensione del coinvolgimento e dei collegamenti tra Mincione e l’ormai ex Popolare presieduta da Gianni Zonin e diretta, tra gli altri, dall’ex consigliere delegato Samuele Sorato e dall’ex responsabile finanziario Andrea Piazzetta emerge da centinaia e centinaia di pagine di decine tra documenti, email, valutazioni e perizie interne della BpVi”.
Alla base di questi legami ci fu l’investimento di 350 milioni di euro, effettuato dalla Popolare di Vicenza nei fondi lussemburghesi Optimum e Athena, gli stessi fondi di Mincione che poi hanno visto transitare 200 milioni della Segreteria di Stato vaticana per acquistare l’edificio di lusso a Londra.
Dopo l’acquisto dell’immobile, riporta Domani, “Edgar Pena Parra – attuale Sostituto della Segreteria Vaticana – e i suoi funzionari (in primis Alberto Perlasca e Fabrizio Tirabassi, indagati) sono riusciti a maggio 2019 a riprendere il controllo del palazzo di Sloane Avenue” attraverso il finanziere Gianluigi Torzi, colui che prese la gestione dell’edificio di lusso dopo la “buona uscita” di Mincione. Ma nemmeno Torzi avrebbe agito per carità. Per questo “servizio”, infatti, il raider molisano avrebbe estorto 15 milioni alla Segreteria di Stato girando la gestione dell’immobile londinese ad una sua holding lussemburghese, la Gutt Sa..
Uno dei suoi stretti collaboratori sarebbe L.C., noto già dall’anno scorso ai pm vaticani per “aver avuto un ruolo fondamentale nell’intera operazione”. Ma, nonostante questo, è tuttora direttore della London 60 – la società inglese che controlla l’edificio di Sloane Avenue – per volere dello stesso Parolin. Infatti, si apprende sempre dal Domani, “la Segreteria di Stato guidata dal cardinale Parolin qualche giorno fa – l’11 settembre 2020 – ha firmato con C. un documento finanziario per blindare l’immobile da possibili creditori. (…) Difficile non pensare che la mossa del Vaticano sia collegata alla causa civile che Raffaele Mincione ha intentato a Londra contro la segreteria di Stato”.