Questa mattina fuori dal tribunale di Vicenza la consigliera regionale neoeletta Cristina Guarda (Europa Verde) ha tenuto una conferenza stampa assieme all’avvocato Giorgio Destro, che rappresenta un gruppo di cittadini della Vallugana e al perito del tribunale dottoressa forestale Marina Lecis per affrontare la questione delle sostanze inquinanti rinvenute nella zona della Vallugana all’altezza del cantiere di Malo della Superstrada Pedemontana Veneta. In particolare, ha spiegato Destro, la dottoressa Lecis ha trovato con l’analisi del capello su 12 componenti delle famiglie rappresentate dall’avvocato, ferro e alluminio. Ferro e alluminio sono presenti nello smarino, cioè nei detriti dei lavori di scavo della galleria della Pedemontana.
“L’allumino – spiega ancora l’avvocato Destro – nel tempo può causare anche l’Alzheimer. Sono state trovate nel capello l’1,41% di ferro e percentuali abnormi di alluminio, molto superiori ai livelli consentiti. Adesso continueremo le nostre analisi, ho 14 cause intentate, di cui stanno andando avanti 3 udienze: due udienze già fatte, la terza a dicembre e ho presentato 3 esposti. Chiederò che anche il tribunale faccia le analisi auspicando che accerti il danno. Non è più solo un problema di rumori, di quiete, è evidentemente un problema sanitario, sono stati accertati problemi all’apparato respiratorio, da ospedali di altre città.
“Il problema a questo punto è anche di natura politica – aggiunge Cristina Guarda – perché così come nel caso Pfas, anche se superiore per numero di persone coinvolte, siamo di fronte a mancati controlli. Il caso della Vallugana diventa un caso esemplare su cui darò battaglia in consiglio regionale chiedendo monitoraggio e garanzia sanitaria”.
C’è la possibilità che il cantiere venga chiuso?
“Ma se è per questo il cantiere doveva essere chiuso perché i lavori dovevano essere finiti entro settembre – spiega Guarda -. Le prime criticità da un punto di vista sanitario sono emerse ancora un anno e mezzo fa all’ospedale di Santorso. Sui giornali la risposta della dirigente Pellegrini, la responsabile della giunta Zaia della gestione della Pedemontana, fu che i cittadini stavano esagerando. Quando vennero riscontrati alti livelli di PM10 si diede la colpa a un barbecue. Il problema è stato derubricato in maniera grave e i cittadini sono stati lasciati soli contro il gigante del Consorzio SIS. Noi non possiamo più voltarci dall’altra parte perché c’è un rischio sanitario che emerge, di cui la Regione ha il dovere di occuparsi. E anche della salute dei lavoratori, che sono ancora più esposti e per questo chiedo l’intervento dello Spisal. Se ci sono irregolarità nello svolgimento dei lavori ma la Regione si gira dall’altra parte non può più essere parte lesa ma diventa responsabile. Per questo chiediamo analisi, controlli, monitoraggi. Stiamo parando di poche persone rispetto al caso Pfas, ma la Regione deve occuparsi di tutti, se no si crea un precedente, se abbandoniamo e trattiamo male queste persone adesso chissà cosa può capitare poi in casi simili, se la politica si sente sempre più sopra le parti”.
Ma avete mai interpellato il presidente Zaia su questo problema?
“Come sempre – spiega ancora Guarda – quando c’è un problema che non è facilmente risolvibile, Zaia delega le risposte ai dirigenti o al massimo agli assessori. Hanno fatto così anche sul caso Pfas. Gli 80 milioni, i limiti cautelativi, sono tutte proposte avanzate dall’opposizione dal 2015. Ma il presidente non si espone mai. È evidente che voglia allontanare da sé la responsabilità”.