Vendemmia in Valpolicella, mancano all’appello i raccoglitori bulgari e romeni. Oltre ai 20 milioni persi per la grandine

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vigne distrutte valpolicella
vigne distrutte valpolicella

C’è difficoltà a reperire manodopera per la vendemmia che prenderà il via in Valpolicella tra una settimana. Confagricoltura denuncia che le normative sull’emergenza Covid, con obbligo di quarantena per chi arriva da Bulgaria e Romania, stanno scoraggiando molti operai agricoli stranieri a venire in Italia. Intanto dal conteggio dei danni del nubifragio in Valpolicella viene confermato che ad essere colpito è stato il 4-5 per cento della denominazione, pari a circa 400 ettari. Per questa percentuale la stima è di 8 milioni di euro di danni alle uve e di 20 milioni in valore per le bottiglie di vino. Di seguito i dettagli ufficiali

A pochi giorni dal via alla vendemmia in Valpolicella, e a due settimane da quella delle uve bianche, molte aziende agricole sono in difficoltà per la carenza di manodopera. Mancano, infatti, i braccianti dell’Est europeo a causa delle normative legate all’emergenza Covid. È previsto infatti, per tutti i lavoratori provenienti dalla Bulgaria e dalla Romania, l’obbligo della quarantena per 15 giorni.

“È un grosso ostacolo – sottolinea Christian Marchesini, presidente del Consorzio di tutela Valpolicella doc e dei viticoltori di Confagricoltura Verona e Veneto – , che sta incidendo fortemente sull’arrivo degli addetti dall’estero, in particolare dalla Romania. I lavoratori stagionali coinvolti nel comparto vitivinicolo rappresentano il 20 per cento del totale delle assunzioni in agricoltura. Si tratta quindi di numeri importanti. Alla carenza di manodopera si aggiunge la mancanza di strumenti legislativi snelli, come la semplificazione dei voucher agricoli, che Confagricoltura richiede da anni”.

Confagricoltura aveva sollecitato la possibilità di far svolgere agli stranieri la cosiddetta “quarantena attiva”, cioè l’attività lavorativa durante il periodo di quarantena in modalità separata dagli altri dipendenti, ma il pronunciamento favorevole non è arrivato. Così le aziende più fortunate possono contare su personale che si trova già in Italia per altre raccolte, mentre le altre devono arrabattarsi. .“Le altre stanno cercando di reperire addetti a livello locale – spiega Marchesini -. Altre ancora si arrangiano con i familiari. Il fatto è che accogliere lavoratori in arrivo dall’Est Europa sottopone le aziende a un aggravio di misure di sicurezza. C’è un protocollo rigido da seguire con regole e controlli cui devono sottoporsi i lavoratori stagionali che provengono dall’estero. Inoltre, in caso di positività, bisogna destinare le persone a un alloggio specifico, per evitare contagi con altri lavoratori.

“Quest’anno il Covid ha fatto venire alla luce tante criticità in agricoltura – spiega Andrea Lavagnoli, presidente di Cia-Agricoltori Italiani Verona -. La presenza dei lavoratori che abitualmente si utilizzano per la vendemmia è a rischio e anche le aziende hanno timori sull’ingaggio. Così tante aziende stanno mettendo annunci sui social per cercare personale o stanno cercando pensionati e studenti, come avveniva fino a pochi anni fa, quando c’erano i voucher semplificati. C’è da dire stanno arrivando molte candidature di chi si offre per raccogliere l’uva, perché la pandemia ha mandato in crisi molti settori e tante persone hanno perso il lavoro o sono in cassa integrazione. Però non sempre le candidature vanno a buon fine, a causa della carenza di esperienza e formazione delle persone che si candidano. Non ci si può improvvisare operai agricoli, soprattutto con lavori che richiedono tanta esperienza come la selezione di uve per l’Amarone”.

Ogni anno in Veneto sono oltre 14.000 gli stagionali agricoli che arrivano da Romania e Bulgaria. Il picco degli arrivi corrisponde proprio a quello della vendemmia, con 4.000 presenze tra Verona e Treviso.


Ammonta a 6 milioni di euro il danno alle uve nelle zone del Valpolicella sferzate dalla grandine e dal vento domenica scorsa. Un danno che si traduce in 20 milioni in valore per le bottiglie di vino. È una prima stima del Consorzio di tutela del Valpolicella a pochi giorni dal disastroso nubifragio.

“Si tratta di danni molto pesanti, ma limitati come già abbiamo riferito in prima battuta – sottolinea Christian Marchesini, presidente del consorzio e dei viticoltori di Confagricoltura Verona e Veneto -. Le zone interessate dalle perdite sono il 4-5 per cento, cioè 400 ettari dell’intera denominazione che conta 8.300 ettari. Per questa percentuale i danni sono molto importanti e non più recuperabili e insistono nei territori già colpiti dai fortunali da giugno in poi. E cioè San Pietro In Cariano, Pedemonte, Corrubbio, Cengia, Negarine, a cui vanno aggiunti l’area della Valpantena che va da Montorio a Poiano e Quinto di Valpantena”.

La vendemmia in Valpolicella inizierà verso il 5-6 settembre con le uve precoci per la produzione di Amarone, che si ottiene con una cernita delle uve e quindi non risentirà di problemi legati alla grandine. “Oggi comunque la qualità delle uve, ovviamente quelle non colpite dal nubifragio, è buona – annota Marchesini -. Però l’annata ce la giochiamo nei prossimi 15 giorni. Bisognerà vedere come si comporta il meteo. Per il fine settimana è prevista un’altra perturbazione forte. Ci auguriamo che stavolta ci risparmi”.

Per quanto riguarda gli altri vini veronesi, la vendemmia del Pinot Grigio si avvia verso la conclusione. Poi, verso il 10 settembre, si comincerà con le altre varietà dei bianchi e delle bollicine. “Per quanto riguarda il Pinot possiamo già dire che la qualità è ottima, ma la produzione è più scarsa rispetto all’anno scorso. Per quanto riguarda Custoza e Soave, è ancora presto per esprimersi, ma sappiamo già che, secondo le stime di inizio agosto, è prevista una maggiore produzione tra il 5 e il 10 per cento per il primo e tra il 10 e il 15 per l’altro”.