Veneto Banca, Vincenzo Consoli vuole il processo a Treviso. Mentre la difesa di Flavio Trinca porta a casa il primo round, visto che il pm dovrà riscrivere l’imputazione, chiarendo quali sono i fatti per cui è accusato di aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza. «Io non ho ancora capito cosa avrei fatto». A chi lo cercava, l’ex presidente di Veneto Banca, invariabilmente a mezza voce, rispondeva così. Non una frase buttata lì, perché non si sa che dire. Visto che da ieri è una strategia processuale, con l’eccezione sollevata nella udienza preliminare a Roma, dal suo difensore Fabio Pinelli.E che il giudice per l’udienza preliminare ha accolto, invitando i pubblici ministeri a indicare i fatti di cui Trinca è accusato.
Questo perché, è la linea di Pinelli, nella richiesta di rinvio a giudizio si dice solo che Trinca comunicava dati falsi in concorso con Consoli. Solo che i reati contestati sono reati propri di gestione commessi da amministratori delegati o da altri dirigenti. Ma non dal presidente in quanto tale, che non ha competenze di gestione: l’essere presidente, di suo, non basta; e non a caso il successore di Trinca, Francesco Favotto, non è a processo con le stesse accuse. Ma allora bisogna indicare i fatti specifici per cui si accusa anche Trinca. Che mancano.
I Pm avranno ora venti giorni per riscrivere l’imputazione, in vista della nuova udienza del 27 marzo. Che dovrà decidere su questa così come sull’altra eccezione, sollevata dai difensori di Consoli, Alessandro Moscatelli ed Ermenegildo Costabile, a cui si sono accodate altre difese, di trasferire il processo a Treviso. E questo perché i luoghi dove si formano le comunicazioni false che formano i reati contestati avvengono non a Roma, ma nella sede di Veneto Banca a Montebelluna. O al più, a voler dar retta alla line a che sia decisivo il luogo di partenza o di arrivo delle lettere, i tribunali di Padova o Velletri, dove si trovano i server della Sec che serviva la banca o quelli del centro informatico della Banca d’Italia, che sta a Frascati. Una linea che non è piaciuta ai legali dei soci, come l’avvocato Matteo Moschini, che temono un’ulteriore dilatazione dei tempi.
Sede del processo, imputabilità di Trinca. Ma la seduta del 27 marzo sarà decisiva anche per l’aspetto molto atteso della chiamata in causa di Intesa Sanpaolo, che aveva assunto la parte buona di Veneto Banca, a rispondere dei danni civili. Il giudice Lorenzo Ferri, dopo aver ammesso con una decisione clamorosa la possibilità, dovrà ora decidere sulla richiesta di esclusione dell’avvocato di Intesa, l’ex ministro Paola Severino. «O Intesa resta fuori dal processo, o salta il contratto di cessione», ha detto senza giri di parole la Severino.
di Federico Nicoletti, da Il Corriere del Veneto