Veneto Banca, pm De Bortoli prima chiede “dissequestro” poi rinvio a giudizio solo per Consoli: toghe in stato confusionale, anche a Treviso?

300
Gianni Zonin e Vincenzo Consoli, destini opposti o imposti?
Gianni Zonin e Vincenzo Consoli, destini opposti o imposti?

E’ stato chiestoscrive nel suo lancio l’ANSAsolo per l’ex amministratore delegato e direttore generale, Vincenzo Consoli, il rinvio a giudizio nell’indagine della Procura della Repubblica di Treviso per i reati di aggiotaggio, ostacolo alla vigilanza e falso in prospetto contro gli ex vertici di Veneto Banca“.

Nell’indagine erano coinvolti oltre a Consoli anche l’ex presidente dell’istituto di credito, Flavio Trinca, il condirettore Mosè Faggiani, e il responsabile dell’amministrazione centrale, Stefano Bertolo.

Lo ha riferito oggi – prosegue l’Ansa – il pubblico ministero Massimo De Bortoli, spiegando di non disporre di elementi sufficienti a reggere in giudizio le contestazioni per gli altri tre indagati“.

Un nostro commento a caldo?

Noi che frequentiamo procure e tribunali, e non solo per il nostro lavoro di cronaca ma sempre più spesso per fronteggiare gli attacchi che ci vengono rivolti dai potenti di turno a cui non piaccia la nostra cronaca, siamo sempre più arrovellati da un dubbio “solitario”.

Solo pochi giorni fa riportavamo una nota dell’on. avv. Pierantonio Zanettin che sosteneva che “la storia delle banche popolari venete merita di essere riscritta” visto che “il sostituto procuratore della Repubblica di Treviso Massimo de Bortoli ha chiesto al GIP il dissequestro dei beni dell’ex amministratore delegato di Veneto Banca Vincenzo Consoli, e ciò a seguito della perizia del consulente tecnico d’ufficio, che avrebbe ritenuto irrilevanti le differenze di bilancio accertate e non in grado di alterare l’operato delle Autorità di vigilanza“.

Se oggi, quindi, lo stesso procuratore di Treviso chiede di rinviare a giudizio proprio, e solo (come sottolinea l’Ansa), il “dissequestrando” Vincenzo Consoli, allora o noi non ci capiamo più nulla (facile) oppure la procura di Treviso, come gran parte della magistratura (verdi caso CSM), è in evidente stato confusionale (si spera, comunque e almeno, “in proprio” e non indotto).

Peccato che, sia che non ci capisca un povero cronista, che, questa volta, pensa di non essere da solo, sia che non ci faccia capire un pm incaricato di un caso così importante per decine di migliaia di soci azzerati in un groviglio di situazioni oscure, sono sempre di più i cittadini che perdono fiducia nel sistema Stato di cui il sistema giudiziario è (sarebbe?) uno dei cardini fondamentali.

Questo lo diciamo con ancora maggiore, e triste, preoccupazione visto che a Vicenza ancora nessuno ha capito perché, nel processo per il crac parallelo della Banca Popolare di Vicenza, il presidente del collegio giudicante Lorenzo Miazzi, abbia dovuto lasciare all’improvviso le sue funzioni.

Ma, per altri versi, tutto potrebbe essere chiaro visto che per il “sistema” che ha ucciso due banche, noi ne siamo sempre più convinti, per “provare a salvarne, invano, una, la peggiore“, come a breve documenteremo per un passaggio fondamentale, potrebbe essere più che comoda la doppia pilatesca verità (virtuale).

A Vicenza BPVi è morta per colpa del capo commesso, coram populi, di Gianni Zonin, il dg per ora fuori processo Samuele Sorato, a Montebelluna Veneto Banca è crollata per mano di Vincenzo Consoli, l’unico apparente titolare di quello che, in fondo, ci viene mostrato come un “negozietto” che seppe gabbare tutti a partire dai professionalissimi controllori di Banca d’Italia oltre che, addirittura, lo scaltro vignaiolo di Gambellara, che, ecco la prova del delitto del materano ad di Montebelluna, non lo convinse a pigiare l’uva, solo per lui e… gratis.

Attendo querele?