I liquidatori di Veneto Banca si portano avanti e pubblicano il punto di riferimento fondamentale per le decine di migliaia di soci dell’istituto che vorranno chiedere i rimborsi: il valore delle azioni dal 1984 alla fine, cioè il 2017. I risarcimenti previsti dal Decreto Crescita convertito in legge il 29 giugno scorso sono del 30% del costo di acquisto delle azioni con un limite massimo di 100.000 euro per risparmiatore. Dunque chi ha comprato l’azione di Veneto Banca per esempio nel Duemila incasserà il 30% di 17,04 euro, il valore deciso dall’assemblea dei soci del 29 aprile di quell’anno. Il massimo del rimborso possibile è per chi ha comprato nel 2013 a 40,75 euro. Per gli obbligazionisti subordinati la percentuale sale al 95% del costo di acquisto.
L’indennizzo, che copre anche gli azionisti di Popolare Vicenza, delle banche del Centro Italia e di 4 Bcc (tra queste Padovana e Crediveneto), però sarà erogato al netto di altre somme ricevute dai risparmiatori per transazioni con le banche o per altre forme di ristoro. Per le obbligazioni inoltre si tiene anche conto di quanto incassato come cedole in più rispetto alle cedole pagate dai Titoli di Stato di pari durata e si terrà conto anche dei soldi incassati dal Fondo interbancario di tutela dei depositi.
Indennizzo automatico per chi ha un reddito sotto i 35mila euro o un patrimonio mobiliare sotto i 100mila euro (elevabili a 200mila se arriverà il lasciapassare Ue). Gli altri dovranno dimostrare di essere stati truffati davanti a un’apposita commissione. Il Fir, fondo di indennizzo risparmiatori, ha stanziato in totale 1,575 miliardi, cioè 525 milioni per ogni anno del triennio 2019-2021. Commissione tecnica di valutazione e piattaforma Consap saranno presto attivate. Ma serviranno altri 180 giorni per le verifiche. Quindi i primi rimborsi non arriveranno prima del 2020. Al 30%. Troppo poco per il Codacons Veneto che oggi ha indetto una manifestazione di protesta a Venezia.
Maurizio Cremona (Il Gazzettino)