Veneto Banca, Trinca e il cda non sapevano, solo l’ad… Un socio: ma era una banca o la ditta Bepi Brusacul spa?

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Flavio Trinca, presidente di Veneto Banca, premia una socia centenaria
Flavio Trinca, presidente di Veneto Banca, premia una socia centenaria
Egregio direttore, qualche giorno fa dopo una mattinata passata in piazza a Montebelluna, con la nostra presenza pacifica degli irriducibili per tenere viva la questione dei truffati delle banche venete, mi sono ritrovato ritrovo a leggere gli articoli pubblicati su un giornale che riportano che il presidente di una banca e tutto il consiglio di amministrazione venivano scagionati ogni eventuale responsabilità perché non erano informati sulla gestione della banca e addirittura rischiavano la loro posizione di consiglieri se non sottostavano agli ordini dell’amministratore.
Luca Zaia si complimenta con Flavio Trinca... ai tempi d'oro
Luca Zaia si complimenta con Flavio Trinca… ai tempi d’oro

Unico responsabile sarebbe stato, quindi, l’amministratore delegato. Ma stiamo parlando di Veneto Banca scpa o della gestione della ditta Bepi Brusacul spa specializzata nella produzione di attrezzature ecologiche per la raddrizzatura delle banane? No, no stiamo parlando proprio di Veneto Banca, una banca!

Una banca che se volevi entrare nella filiale di San Gaetano dovevi farti leggere l’impronta digitale! E mi vengono a dire che il   presidente non sapeva nulla e che il consiglio di amministrazione sottostava ai diktat di una sola persona?
Ma la Consob, la banca d’Italia e le società di revisione, la BCE… non si sono mai accorti che questa era come una grande nave che aveva solo il capitano e non aveva l’equipaggio? Se il presidente non poteva sapere se il prezzo delle quote societarie fosse vero oppure gonfiato a dismisura, perché mio padre di 92 anni con la terza elementare doveva saperlo?
Perché noi truffati dovevamo sapere della pericolosità di queste quote? Dovevamo forse studiare i bilanci? E gli accordi di Basilea 1, 2 e 3 i nostri banchieri li hanno mai letti? E poi, stiamo parlando di risparmio non di investimento speculativo, l’articolo 47 della Costituzione italiana lo dice chiaramente:
 ”La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito.
Favorisce l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese”.
Dov’erano i nostri governanti mentre le nostre banche stavano andando verso un naufragio disastroso?
L’Italia è un paese strano, c’è chi per fare il proprio lavoro viene pagato in maniera adeguata alla sua professionalità e capacità lavorativa e per questo è tenuto a rispondere personalmente del proprio operato, mentre c’è chi percepisce stipendi a sei cifre ma dichiarandosi IGNORANTE non è responsabile dell’operato della società di cui è il presidente. Una volta un accusato si avvaleva della facoltà di non rispondere sui fatti a lui contestati ma comunque, dopo tutte le fasi processuali, si arrivava ad un giudizio di colpa o assoluzione; oggi appellandosi all’IGNORANZA si viene direttamente scagionati. Una volta per certe persone a processo valeva la regola: “Non poteva non sapere”.
Comunque per noi truffati vale sempre la ferrea regola che la legge non ammette IGNORANZA.
Vorrei dire due parole di vicinanza all’amministratore che ora è rimasto solo e unico indagato: o è innocente oppure, non si disperi, la prescrizione è vicina…
Caro Bepi deposita il brevetto perché qua te lo hanno già copiato!
Daniele Pincin
Truffato irriducibile
P.S. Dell’agonia infinita del fondo indennizzo risparmiatori “FIR” ossia “GPIG” ( Grande Presa In Giro), le riferirò il mio pensiero prossimamente.