“La legge ‘Veneto cantiere Veloce’ è l’esatto opposto di quello che serve alla nostra Regione: inutile e dannosa. Il fatto che la versione iniziale fosse ben peggiore di quella approvata oggi in Consiglio non è di grande consolazione, nonostante l’accoglimento minimo di alcuni nostri emendamenti”. Andrea Zanoni, consigliere regionale PD e relatore di minoranza del provvedimento, ha motivato così la contrarietà dell’intero gruppo consiliare alla legge di semplificazione in materia urbanistica ed edilizia. “Questo provvedimento – spiega Zanoni in un comunicato – prevede un ulteriore condono ed è un attacco alla pianificazione prevista dalla legge 11/2004 sull’urbanistica, con varianti al Pat (Piano assetto del territorio) approvate in deroga alle normali procedure e con Piani urbanistici attuativi (Pua) che possono modificare i Piani degli interventi (Pi), nonostante siano uno strumento di rango inferiore, e quindi in contraddizione con il principio della gerarchia che governa la pianificazione”.
“Non c’era assolutamente bisogno di questa norma, in una Regione che da tre anni è al primo posto per incremento del consumo di suolo, come certificato dall’Ispra – argomenta il rappresentante delle minoranze – La ‘velocità’ per migliorare il nostro Veneto dovremmo indirizzarla altrove: per aumentare la superficie dei Parchi naturali, visto che siamo nettamente al di sotto della media nazionale, per avere un’aria pulita considerato che siamo tra le aree più inquinate d’Europa, per accelerare le pratiche delle amministrazioni locali con riferimento ad esempio al bonus 110% che consente ai cittadini di efficientare dal punto di vista energetico le proprie case a costo zero o, ancora, per la sanità per eliminare le attese interminabili per le visite specialistiche. C’era solo l’imbarazzo della scelta per scegliere dove intervenire, ma la maggioranza ha preferito mettere le mani dove non serviva, peggiorando la situazione. E pure il nome, brutto perché i cantieri ‘veloci’ sono quelli che creano problemi e dove è più probabile che si verifichino incidenti anche mortali, contiene una mezza ‘fake news’: nonostante il titolo parli di semplificazioni, molti articoli introducono ulteriore burocrazia, creando confusione sia nei cittadini che nelle amministrazioni locali”:
“Prendiamo l’articolo 2 che va a integrare norme previste dal Dpr 380 – esemplifica Zanoni – rischia di essere controproducente perché c’è già il Testo unico sull’edilizia, che dice quando si può andare in diretta esecuzione. Perché fare un doppione? Oppure l’articolo 11 che introduce un nuovo software per agevolare i comuni nel calcolo del contributo di costruzione, creando altra confusione. L’idea di standardizzare va bene, ma non è questo il momento, con gli addetti degli uffici tecnici già con l’acqua alla gola per le pratiche del Bonus 110. Ci sono inoltre articoli ‘pericolosi’ come il numero 5 che consente di monetizzare l’impossibilità di fare parcheggi nei centri storici con conseguenti problemi per i residenti di traffico e parcheggio, il 7 che rischia di introdurre delle sanatorie incostituzionali e farà la fine della legge 50/2019 impugnata dal Governo e poi annullata dalla Corte costituzionale con la sentenza n. 77 del 21 aprile scorso o il 10 che consente interventi edilizi in contrasto con i piani attuativi. È imbarazzante l’allergia della maggioranza per la pianificazione, per quelle regole che consentono la partecipazione e l’informazione dei cittadini. Più che ‘cantiere veloce’ lo chiamerei ‘cantiere oscuro’”.
Concetti ribaditi anche da Jonatan Montanariello, vicepresidente della commissione Urbanistica e territorio, decisamente critico sull’impostazione del provvedimento: “Il relatore Zecchinato lo ha definito un provvedimento innovativo e coraggioso, io credo sia caotico e non aiuti affatto a semplificare. È un ‘Decreto Complicazioni’: ricalca in tanti casi la legislazione nazionale, aumenta la burocrazia nelle amministrazioni locali, crea confusione a chi deve applicare le norme. I tecnici con cui abbiamo parlato hanno espresso perplessità sulla norma da seguire quando devono fare una pratica. Si rischia il caos ed è prevedibile la rincorsa ai ricorsi; è un provvedimento di cui sarà contento sicuramente l’Ordine degli Avvocati”.
Tra i punti critici della legge Montanariello mette sotto la lente l’articolo 4, che riguarda i Piani urbanistici attuativi in deroga al Piano degli Interventi: “È l’ennesima modifica della legge regionale 11 del 2004, che viene smontata un pezzo alla volta. Perché non cambiarla tutta insieme allora? Sarebbe stato preferibile chiedersi se la legge è ancora attuale, se è ancora contestualizzabile nel tessuto economico, imprenditoriale e sociale di oggi. L’articolo è pericoloso, perché se ci sono dei vincoli in un Piano degli interventi con una variante fatta in questo modo vengono bypassati e noi possiamo destinare un’area a qualsiasi cosa. Così si aprono spazi interpretativi immensi. Se davvero volevamo semplificare c’era una soluzione, mettere tutte le norme insieme e fare un Testo unico dell’edilizia, aiutando così i Comuni e i cittadini veneti”.