Veneto al Parlamento europeo, l’intervista con Paolo Borchia (Lega PfE): “Nel Veneto vorrei più arte, cultura e diritto alla serenità di uscire”

541
Paolo Borchia in Europa
Paolo Borchia in Europa

Bruxelles. Come promesso, dopo il primo incontro con Alessandra Moretti, continuiamo nelle nostre interviste de visu ai rappresentanti veneti all’Europarlamento con Paolo Borchia, europarlamentare veronese della Lega nel gruppo Patrioti per l’Europa.

Nato a Negrar di Valpolicella il 27 maggio 1980, Paolo Borchia è al suo secondo mandato, anche se ha iniziato a lavorare a Bruxelles dal 2010 come assistente parlamentare accreditato dell’attuale presidente della Camera dei deputati Lorenzo Fontana.

Ma ascoltiamolo

Onorevole Borchia, in cosa vorrebbe che le città venete assomigliassero di più a Bruxelles?

Mi piacerebbe vedere più vivacità e iniziative: concerti, mostre, musei e, in generale, una maggiore attenzione all’arte. Questo sarebbe un valore aggiunto, soprattutto per città come Venezia, Verona, Vicenza e Padova, che hanno un alto potenziale turistico. Differenziare l’offerta culturale è una priorità per me. Sul piano infrastrutturale, sarebbe bello avere più piste ciclabili, per ridurre il traffico e permettere a residenti e turisti di muoversi in bici in sicurezza, anche se bisogna tener conto dei limiti del territorio. Infine, in termini di sicurezza, vorrei città dove le persone possano sentirsi libere di circolare tranquillamente, anche in orari in cui ad oggi si fanno qualche problema. Non parlo solo di diritto alla sicurezza, ma proprio di diritto alla serenità di uscire.

Pensa che ci sia una buona percezione del Veneto, a livello culturale, turistico ed economico, da parte dei parlamentari stranieri con cui collabora al Parlamento?

La reputazione del Veneto è estremamente positiva, sia per le città d’arte che per l’offerta enogastronomica. Tuttavia, una maggiore apertura culturale e la capacità di pensare in modo più internazionale ci permetterebbero di fare il salto di qualità. Abbiamo già un tessuto produttivo fatto di piccole e medie imprese vocate all’internazionalizzazione e sarebbe positivo estendere questa tendenza anche a livello sociale e amministrativo.

Cosa può fare l’Europa per le regioni, a partire dai fondi di coesione?

Credo che dovremmo concentrarci su progetti più concreti. A volte i titoli dei progetti europei sono troppo astratti e poco pratici, anche se credo che lo scambio di buone pratiche sia fondamentale: se un progetto funziona in un contesto, può essere esportato altrove. La politica di coesione può fare molto, ma è importante che le risorse siano utilizzate con concretezza. Per quanto riguarda la Regione i dati ci dicono che il livello dei tassi di assorbimento dei fondi di coesione in Veneto rappresenta un’eccellenza, anche perché in tanti casi ci sono assessorati che quando pubblicano i bandi vanno in overbooking. 

Questo la dice lunga sulla vivacità della nostra amministrazione per quanto riguarda l’utilizzo di questi strumenti. Dobbiamo comunque prendere atto che i comuni più piccoli, con risorse umane limitate, faticano a sfruttare questi strumenti. Per questo, mi sono sempre impegnato, e continuerò a farlo, a fare formazione e informazione per piccole imprese, amministrazioni locali e associazioni, affinché possano accedere a finanziamenti adatti alle loro dimensioni.

On. Paolo Borchia, riguardo alla questione ambientale, considerando quanto successo in Emilia Romagna e nel Veneto l’anno scorso, cosa può fare l’Unione Europea per il territorio e come le regioni dovrebbero usare questi fondi?

In Veneto, dal 2010, sono stati fatti importanti interventi infrastrutturali, come la costruzione di bacini di laminazione, che hanno evitato danni maggiori negli ultimi anni. Va evidenziato comunque che purtroppo, lo sviluppo di queste opere è stato asimmetrico tra le regioni. Si può accedere agli strumenti comunitari solo se i danni superano l’1,5% del Pil regionale; nella scorsa legislatura abbiamo lavorato per abbassare questa soglia, e ciò ci ha permesso di beneficiare del fondo europeo di solidarietà.

Poi è fondamentale continuare a investire nella prevenzione, perché i risarcimenti per i danni costano molto di più delle opere infrastrutturali. Anche da questo punto di vista però, dobbiamo renderci conto che il nostro paese ha un grosso limite, cioè che quando c’è la necessità di svolgere delle opere in velocità c’è un carico burocratico che spesso non dà la possibilità di agire in maniera tempestiva.

Le Olimpiadi di Cortina 2026 hanno sollevato molti dibattiti ambientali. Cosa pensa del lavoro svolto finora, anche in termini di utilizzo dei fondi comunitari?

Le Olimpiadi Invernali rappresentano un evento complesso dal punto di vista organizzativo, ma finora il lavoro svolto è buono e spero che diventi ottimo alla fine del processo. Le Olimpiadi saranno un’opportunità per mostrare l’efficienza veneta al mondo e per promuovere le eccellenze del nostro territorio. Per quanto mi riguarda mi avvicino a questo evento con ottimismo.

Cosa pensa del suo lavoro come eurodeputato?

Il mio obiettivo è continuare il lavoro iniziato nella scorsa legislatura e raggiungere nuovi traguardi. Ho investito molto nella promozione del Veneto a Bruxelles, collaborando con distretti economici come quello del Marmo e del Mobile, per aprire nuovi mercati. Ho lavorato anche per promuovere il settore fieristico, organizzando eventi come quello in ambasciata per VinItaly, che ha dato l’opportunità agli operatori del settore enologico di entrare in contatto con importatori e con la Camera di Commercio. L’idea è quella di continuare a lavorare per far conoscere sempre di più la nostra Regione a livello europeo e se possibile globale.

Dopo Paolo Borchia, arriveranno altri colleghi veneti (e vicentini) per parlare delle azioni che intendono compiere per la promozione del nostro territorio…