Veneto: traffico illecito di scarti tessili. Secco (Confartigianato): manca regolamentazione chiara sull’end of waste

200
Scarti tessili prodotti
Scarti tessili

“Il controllo del territorio è fondamentale. Un plauso quindi alla azione dei carabinieri forestali di Modena che hanno scoperto un traffico illecito di rifiuti speciali provenienti da Prato di scarti tessili abbandonati in capannoni industriali tra Veneto ed Emilia Romagna. Il problema però è l’assenza di una regolamentazione chiara sull’end of waste che come abbiamo visto favorisce l’illecito. Chiediamo al Governo di mettere subito mano ad un regolamento nazionale end of waste per i residui e cascami di lavorazione che darebbero impulso anche all’economia circolare nel nostro settore. Bisogna trovare il coraggio e la lungimiranza per decidere qualcosa di veramente concreto in tema di economia circolare”. Ad affermarlo Giuliano Secco Presidente della Federazione Moda di Confartigianato Imprese Veneto alla notizia di queste ore di una operazione che ha ricostruito lo smaltimento illecito dei rifiuti speciali ottenuti dalle lavorazioni tessili, cascami e ritagli, che venivano classificati illecitamente, per eludere i controlli, come materia prima secondaria o sottoprodotto e stoccati in sacchi neri dentro a capannoni abbandonati. Sequestrati 9.000 metri cubi di rifiuti speciali, ma si ritiene che il quantitativo sia di molto superiore.

Confartigianato nazionale da mesi denuncia l’assenza di una regolamentazione chiara sull’end of waste e l’attuale confusione sulle competenze autorizzative di Stato e Regioni ha paralizzato le attività di riciclo e riutilizzo dei rifiuti creando gravi problemi a 525.000 imprese artigiane di numerosi settori, dall’edilizia al tessile, dalla lavorazione del legno alla meccanica, all’impiantistica fino al comparto alimentare. Si tratta di una vera e propria emergenza che sta bloccando la transizione verso l’economia circolare in Italia.

“E’ inutile continuare a parlare di economia circolare e ambiente in tv e sui giornali se poi, quando si arriva ai livelli decisionali, non si decide e anzi si mettono ulteriori paletti: si rischia di prenderci in giro” – dice Secco-. Sono decine di migliaia le tonnellate annue di materiali tessili che, per la legge sono rifiuti ma che invece, se opportunamente trattati, potrebbero essere reimpiegati per la produzione di nuovi capi e tessuti, ma che troppo spesso oggi restano nel circuito dei “rifiuti” solo per le complessità autorizzative e gestionali. La richiesta, in tal senso, è quella di un regolamento nazionale end of waste per i residui e cascami di lavorazione”.

“Solo qualche giorno fa all’ottava Commissione Ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera, Confartigianato ha chiesto di consentire alle Regioni di autorizzare il riciclo caso per caso, nel rispetto della direttiva europea sui rifiuti – spiega il Presidente – Ma ancora meglio sarebbe definire puntualmente i paletti per quanto riguarda l’end of waste, togliendo ogni spazio interpretativo all’ente controllore, dando certezze all’intero settore”.

“Vogliamo lanciare un appello forte – conclude Secco – che è quello di trovare il coraggio e la lungimiranza per decidere qualcosa di veramente concreto in tema di economia circolare: si dica chiaramente cosa può essere definito rifiuto e cosa sottoprodotto, che si tratti di lana, cotone o poliestere. Occorre eliminare un eccesso di burocrazia ancora esistente in materia, come conferma il fatto che non solo per il tessile ma per tutte le attività che producono rifiuti da poter riutilizzare, a oggi si preferisce ancora smaltirli piuttosto che entrare nel ginepraio e nelle responsabilità del riutilizzo”.