Venezia, solidarietà Ciambetti (Lega) a sindaco Stefania Bonaldi (PD) di Crema indagata perché un bimbo si è fatto male all’asilo

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Stefania Bonaldi sindaco di Crema
Stefania Bonaldi sindaco di Crema

“Da Venezia la mia solidarietà a Stefania Bonaldi, sindaco di Crema, raggiunta da un avviso di garanzia perché un bambino, senza conseguenze permanenti, si è chiuso due dita in una porta tagliafuoco in un asilo comunale. Al bimbo, l’augurio di guarire al più presto e di dimenticare l’accaduto. Il legislatore, invece, non può e non deve dimenticare la necessità urgente di garantire ai primi cittadini adeguate tutele giuridiche”. Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio regionale del Veneto, commenta così in un comunicato la vicenda che ha investito il sindaco della città lombarda. “Il caso è emblematico di una situazione ormai insostenibile: la Procura ha fatto quanto è previsto dalla Legge, ma ciò non toglie, anzi, la gravità di uno scenario assurdo – ha continuato Ciambetti – Nessuno è in grado di sostenere responsabilità che impediscono l’esercizio sereno di un incarico delicatissimo, come quello di sindaco, per il quale, non a caso, è sempre più difficile trovare cittadini disposti ad assumersi oneri gravosi fino a correre il rischio di trovarsi sotto inchiesta, come è accaduto a Crema, o chiamati a discolparsi in un tribunale per colpe che, oggettivamente, non possono essere loro”.

La stessa sindaca Bonaldi ha spiegato e commentato l’accaduto all’inizio del consiglio comunale:

Gentili Consigliere e Consiglieri,
Nel rispetto dell’istituzione che rappresentiamo mi pare doveroso comunicarvi che nella giornata di giovedì 3 giugno mi è stato notificato un avviso di garanzia.
Il procedimento scaturisce da un sinistro occorso nello scorso mese di ottobre, presso l’Asilo nido di Via Dante, quando un bimbo ha subito un trauma da schiacciamento del 3° e 4° dito della mano sinistra. Il bambino ha messo due dita nel cardine della porta tagliafuoco, che si era chiusa automaticamente, le ferite conseguenti hanno richiesto un periodo di cura di circa 3 mesi, fortunatamente, ed è quello che conta di più, senza che vi sia stato un lascito di lesioni permanenti, tanto che il bimbo è tornato a frequentare il medesimo nido comunale di Via Dante.
Non è questa la sede per addentrarci nelle dinamiche dei fatti, oggetto evidentemente di indagine, posso solo riferirvi che le nostre ricostruzioni di allora, operate congiuntamente alle Responsabili della Cooperativa Aurora Domus, che nell’ambito della più ampia partnership della Coprogettazione Sociale gestisce la struttura, non ascrivessero a responsabilità di tipo manutentivo o strutturale gli accadimenti.
Ciò non di meno, alla sottoscritta, in cooperazione colposa con altri individui che non mi pare qui corretto specificare, viene contestata la violazione della DGR di Regione Lombardia 2929 del 9 marzo 2020, relativa agli Asili nido. La DGR testualmente recita: “Elementi costruttivi, gli arredi e le attrezzature compresi i giochi, devono avere le caratteristiche antinfortunistiche, in particolare devono essere adottati idonei accorgimenti atti ad evitare situazioni di pericolo (es. spigoli acuti, gradini, radiatori sporgenti, infissi con bordi taglienti), in relazione all’età dei bambini e garantire condizioni di sicurezza e di agevole pulizia da parte del personale”.
Da tale assunto la Procura deduce che la sottoscritta, in concorso con altri, avrebbe omesso “di dotare la porta tagliafuoco REI 120 di qualsivoglia dispositivo idoneo ad evitare la chiusura automatica o da garantire la chiusura ed apertura manuale in sicurezza, contro il rischio di schiacciamento degli arti o di altre parti del corpo dei bambini ivi accolti”.
Ripeto che non è questa la sede per discutere nel merito di tale ipotesi di reato, rispetto alla quale vi anticipo subito, tuttavia, di coltivare una serie di obiezioni argomentate, che evidentemente svilupperò nelle opportune sedi giudiziarie di concerto con il mio legale, già incaricato, nutrendo massima fiducia nella Giustizia.
Mi pare tuttavia corretto informare questa Assemblea ed i media, anticipando eventuali, scomposte fughe di notizie.
Non vi nascondo che questo episodio, fin dal suo accadere, è stato per me fonte di grande avvilimento, lenito solo dal felice esito sanitario, tuttavia oggi è anche tempo di porre l’attenzione su un sistema che, a livello nazionale, necessita di interventi e correttivi, invocati anche da autorevoli opinionisti e studiosi in modo trasversale, che aumentino le tutele giuridiche a favore dei sindaci.
Del resto, se oggi per trovare candidati disponibili è necessario un lunghissimo percorso di persuasione, è perché servire la propria comunità è diventato troppo rischioso.
Lo ha detto in modo chiarissimo il presidente di ANCI Antonio Decaro, sindaco di Bari, in una recente intervista ad un quotidiano nazionale. “Chi trova soddisfazione nel proprio lavoro – dice il collega -, oggi difficilmente si candida. Chi ha un mestiere, non lo lascia per andare spesso a guadagnare meno e sempre a rischiare. È un mestiere pericoloso: ogni volta che un sindaco firma un atto rischia di commettere un abuso d’ufficio. Se non firma, rischia l’omissione di atti d’ufficio”.
Lo dimostrano situazioni dolorose come quella recentemente tornata alla ribalta con l’assoluzione in secondo grado di Simone Uggetti, ex sindaco di Lodi perché il fatto non sussiste, nel frattempo la gogna mediatica aveva demolito prima l’uomo e poi l’amministratore. Lo stesso per l’assoluzione della sindaca Virginia Raggi per un comportamento che, alla prova del giudizio non è risultato costituire reato. O ancora, la condanna della sindaca Chiara Appendino con una imputazione, per i fatti di Piazza San Carlo, a Torino, che parrebbe inquadrarsi in una responsabilità penale di tipo oggettivo, più che personale. Non è un caso che la medesima abbia dichiarato la sua indisponibilità ad un secondo mandato, circostanza che in un contesto normale sarebbe molto anomala, perché ciascun sindaco o sindaca ha voglia ed è orgoglioso di portare avanti quanto ha seminato.
Mi auguro che questa nostra vicenda, dai contorni meno gravi di quelli appena citati, e forse per questo forse ancora più paradossale, contribuisca ad accelerare una riflessione seria a livello nazionale. Se un bimbo si schiaccia due dita presso l’asilo nido comunale, fortunatamente senza riportare danni permanenti, ed il sindaco riceve un avviso di garanzia, mi pare evidente che qualcosa nel sistema (non nel caso specifico, lo ribadisco e rinnovo la mia piena fiducia nella magistratura), funzioni in modo inadeguato. Vi ringrazio per la vostra attenzione“.