A ridosso dell’anniversario dei vent’anni del G8 di Genova a Vicenza il circolo Caracol di viale Crispi organizza una tavola rotonda con attivisti, sindacalisti, esponenti dei centri sociali, che cercheranno di spiegare il contesto storico di quei fatti rivivendo anche quei momenti tragici nel loro esito (la morte di Carlo Giuliani e il selvaggio pestaggio nella caserma Diaz) e sicuramente segnanti la politica e la cronaca italiana anche degli anni a venire. Vicentino è anche Arnaldo Cestaro, uno dei protagonisti del blitz alla scuola Diaz, inquietante episodio raccontato anche dal film Don’t clean up this blood di Daniele Vicari.
“Uno sguardo alla costruzione della mobilitazione di Genova a quelle giornate a partire dal territorio vicentino con alcun* protagonist* dei movimenti sociali, delle associazioni e di organizzazioni sindacali di quel momento. Tavola rotonda con: Enrico Marchesini, Enrico Zogli, Nora Rodriguez, Guido Lanaro, Francesco Pavin, Gino Zanni, Germano Raniero”.
“Le giornate di Genova rappresentano l’apice di uno dei principali movimenti che la storia contemporanea abbia mai conosciuto, in grado di costruire, dall’Europa agli Stati Uniti, dall’America Latina ad altri Paesi in via di sviluppo, forme radicali e moltitudinarie di opposizione al pensiero unico neoliberista – spiegano gli organizzatori -. Il 19 Luglio le giornate di Genova si aprono con un corteo sulle migrazioni, un fiume di gente sta arrivando da tutta Italia per reclamare antirazzismo, dignità, diritti. Sarà il solo giorno di tregua. In una città militarizzata come mai accaduto in precedenza, il 20 luglio 2001 diversi cortei si prefiggono di raggiungere e violare (in varie forme) la “zona rossa”, area interdetta a qualsiasi tipo di manifestazione al fine di ‘proteggere l’ordine e la sicurezza del vertice’. E con interdette, intendiamo dire proprio fisicamente: transenne, tubi innocenti, impalcature, lasciapassare per i residenti. Il corteo delle Tute Bianche, partito dal Carlini, viene brutalmente attaccato dai carabinieri all’altezza di via Tolemaide, con violente cariche, lacrimogeni e mezzi blindati che si lanciano ad alta velocità sulla massa di attivisti che tenta strenuamente di resistere. Per capirci: ben distanti dalla zona rossa, che il corteo di tute bianche, partito dalla stadio Carlini, aveva dichiarato che avrebbe violato”.
“Nel corso degli scontri che si susseguono viene ucciso da un colpo di pistola Carlo Giuliani, segnando il punto più altro dell’escalation di violenza compiuta dalle forze dell’ordine in quei giorni. Il giorno seguente, in una situazione surreale di tensione palpabile e manifesta, con elicotteri che sorvolano i cieli, si producono continui attacchi immotivati e indiscriminati che coinvolgono tutta la manifestazione, senza guardate in faccia nessuno, in 300000 scendono nuovamente in piazza, per manifestare la rabbia e lo sdegno nei confronti di chi, per proteggere l’ordine costituito, ha generato morte e violenza nei confronti di chi lottava per la giustizia sociale. Su quello straordinario corteo si rovescia la violenza degli apparati dello Stato in un quello che fu definito un clima “cileno”.
“Il massacro della scuola Diaz, la notte stessa del corteo, le torture sistematiche contro gli arrestati avvenute nel carcere di Bolzaneto completano molto sommariamente il quadro di cronaca di quelle giornate. Da Vicenza partirono in tanti, diretti al proprio “gruppo di affinità” rispetto alle pratiche di piazza. Pullman di associazioni e organizzazioni sindacali, auto di cittadini, treni speciali dei centri sociali, intorno a quella mobilitazione ci si parlò dopo tanto tempo tra anime diverse. Questo fu il merito del Genova social forum – concludono gli organizzatori – costruire uno spazio di lotta dove tutti e tutte potevano trovare spazio, a partire dalla costruzione di quella data nel nostro territorio vogliamo riaprire la discussione propio in previsione, a vent’anni di distanza, del G20 sulle banche e sulla finanza a Venezia”.