Schio (Vicenza)
La prima assemblea ai tempi della pandemia, fra distanziamento e mascherine, avviene in un luogo simbolico per parlare di rinascita: il nuovo sito produttivo di Gps (specializzata nella produzione di sacchetti per lo shopping ed etichette, 300 dipendenti e un fatturato di 86 milioni per il 60% realizzato in Italia) che sta nascendo a Schio, nel cuore della zona industriale, sulle ceneri dell’ex stabilimento Smit Textile.
All’assemblea di Confindustria Vicenza – l’ultima con Luciano Vescovi al vertice – il tema è riscrivere il futuro dopo che il periodo del lockdown, come prevedibile, ha provocato un crollo della prodizione e delle vendite sul mercato interno: «Il riflesso c’è stato anche sull’export – sottolinea Vescovi – ma il mercato comunitario, quello su cui le aziende vicentine si esprimono meglio, è quello che ha sofferto meno».
Il -23,1% segnato dalla produzione fra aprile e giugno 2020 rappresenta un calo superiore anche al peggior dato registrato durante la crisi del 2009. Vicenza è una delle province italiane trainanti: seconda solo a Milano per esportazioni, ha come mercati principali Germania, Francia e Svizzera. Una locomotiva che vive anche situazioni paradossali, come la «difficoltà di trovare tecnici, ingegneri e personale specializzato da inserire: ci sono certamente settori in difficoltà, ma c’è grande voglia di ripresa» sottolinea Vescovi. E nella ripresa italiana contano anche i Paesi vicini, perché «Vicenza è saldamente inserita e collegata con la rete dei distretti europei, ad esempio con le macchine utensili che costruiamo. L’epidemia oggi rende difficile lavorare in Europa: sono ferme le grandi fiere, così come i viaggi e le trasferte dei nostri manager e dei tecnici: in questo modo come crei valore? Come progetti quello che devi lavorando fianco a fianco con il cliente».
Ma oltre l’emergenza sanitaria, le sfide sono molte: quella della formazione per i lavoratori – anche in cassa integrazione, sottolinea il presidente – e delle «prospettive che devono essere certe per il futuro, perché solo così le imprese manifatturiere possono investire e crescere». Prospettive che solo istituzioni all’altezza del compito possono garantire: l’attacco del presidente degli industriali vicentini al Governo è deciso, e quando parla di «una classe dirigente senza esperienza e senza conoscenza, che non si preoccupa degli effetti che avranno i provvedimenti adottati: siamo dei pazzi ad affidarci a persone così» scatta l’applauso.
Fra gli ospiti c’è il presidente del Veneto Luca Zaia, appena riconfermato per il terzo mandato con una maggioranza superiore al 75%: «La meritocrazia deve ritornare al primo posto – afferma – Lo diciamo in una regione che ha fatto grandi riforme come quella sanitaria, che ha ottenuto le Olimpiadi e che chiede autonomia». Impietoso è però il quadro dei dati fornito da Veronica De Romanis, docente alla Luiss Guido Carli e Stanford university Firenze: «La crisi del 2008 è stata pagata in misura maggiore dai giovani, ed è su di loro che andrebbero concentrate le risorse oggi. Non è così: 20 miliardi all’anno costano gli 80 euro, quota 100 e il reddito di cittadinanza, ma le nuove generazioni non ne beneficiano. Formazione, demografia e riforma della Pubblica amministrazione dovrebbero essere le priorità».
In questo quadro proprio le fabbriche diventano esempio di «responsabilità e disciplina – sottolinea Vescovi davanti a 930 colleghi – Le abbiamo rese dei luoghi sicuri nei quali lavorare, al riparo dal contagio. Perché non hanno chiamato gli imprenditori a riorganizzare la scuola e la sua riapertura? Avremmo saputo fare certamente di meglio»