L’Appia antica, la “regina delle lunghe strade”, è al centro di tutti i suggerimenti turistici italiani per gli amanti dell’archeologia e dell’antichità, ma la Riviera di Ulisse offre tantissimi spunti in materia di percorsi romani da riscoprire. Tra questi, il tracciato della Via Flacca che, oggi, è contenuto interamente nel Lazio e collega Terracina e Formia.
Quella che conosciamo come SR 213 (strada regionale 213 Flacca) è ufficialmente identificata con la via inaugurata nel 184 a.C. dal censore e politico romano Lucio Valerio Flacco.
“Flacco realizzò un argine (molem) presso le fonti di Nettuno (ad Neptunias aquas) per permettere il transito del popolo e aprì una strada attraverso il monte di Formia (Formianum montem)”.
Tito Livio, Ab Urbe Condita, XXXIX, 44.
La sovrapposizione è avvenuta negli anni ’50, resa necessaria dal dissesto patito dall’antica strada romana che, col passare dei secoli, aveva perso diversi punti del suo tracciato originario.
Rappresenta, anche ai giorni nostri, l’unica via di accesso ad alcune località balneari locali, tra cui le spiagge della Grotta di Tiberio (Sperlonga) e della Flacca Antica (Itri), e parte proprio da un tratto della strada statale 7 Via Appia nei pressi di Terracina, adesso sostituito da una variante a scorrimento veloce, a cui si ricollega dopo Formia attraversando i territori di Fondi, Sperlonga, Itri e Gaeta.
Insomma, si tratta di una “prolunga” dell’Appia, probabilmente costruita per servire il nucleo urbano di Formia, appena elevato a municipio. Inerpicandosi a mezza costa e raggiungendo quote intorno ai 60 metri dal piano della campagna, l’antica strada poteva contare su una tecnica già collaudata: un viario di grossi massi megalitici che costituisse la base del tracciato.
Un importante asse di collegamento – Ci troviamo nei territori che hanno a lungo costituito la Terra di Lavoro, fertili e brulicanti di attività: nelle aree attraversate dalla Via Flacca, che identificò un asse di collegamento importantissimo a livello commerciale, sorsero numerose aziende rurali, forti di essere “più vicine” anche ai centri urbani e di poter esportare agevolmente i propri prodotti verso tutte le terre affacciate sul Mediterraneo.
Ma la Flacca portò anche altra fortuna agli abitanti della zona. L’alta aristocrazia romana, infatti, innamorata dei paesaggi offerti dal circondario, costruì nei pressi del suo tracciato una serie di imponenti dimore di villeggiatura, come la splendida e maestosa villa dell’imperatore Tiberio.
Tracce del passato – Esistono ancora dei punti dell’antica Via Flacca che emergono dalla sovrapposizione moderna. Basta osservare con attenzione lungo il tratto di costa che va da Gaeta a Sperlonga, tra Punta Cetarola e il promontorio della villa di Tiberio: dal mare sono ancora evidentissime le massicciate e le antiche mura di sostegno.
Inoltre, con l’istituzione del Monumento Naturale “Promontorio Villa di Tiberio e Costa Torre Capovento – Punta Cetarola” (Monumento Naturale di Sperlonga) e del Parco Regionale Riviera di Ulisse nei primissimi anni Duemila, parte dell’antica strada è diventata meta di appassionati di trekking, alla ricerca dei cammini escursionistici più belli e suggestivi del basso Lazio. Oggi sono tantissimi gli sportivi che si inoltrano in quei sei chilometri di itinerario che, partendo dalla spiaggia di Sant’Agostino di Gaeta, si sviluppa in una “alleanza” tra l’antico tracciato, sul costone roccioso a picco sul mare, e il ciglio della strada moderna, in un percorso a medio-alta difficoltà che mescola scogliere, grotte, anfratti naturali, cale, promontori e punti panoramici mozzafiato.