Da Ivrea a Vercelli passando per Vettignè e Santhià – La Via Francigena destinazione Roma, l’8ª tappa dal Nord

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(foto FB: Giulia Giolito)

La via Francigena del Nord non ha alcuna intenzione di smettere di stupirci con le sue perle, dalle più famose alle meno conosciute. Zaino in spalla (si fa per dire) e da Ivrea ci spostiamo verso Santhià, piccolo centro della provincia di Vercelli.

Il castello di Vettignè

Sulla strada per Santhià è possibile imbattersi nel castello di Vettignè (foto in copertina), nell’omonima frazione. Il maniero consta di due nuclei principali: quello originario medievale, risalente al XV secolo, e gli ampliamenti successivi. La popolazione della frazione calò drasticamente negli anni Sessanta del Novecento e lo spopolamento del borgo portò con sé anche la caduta in rovina del castello che ad oggi, purtroppo, versa in uno stato di quasi totale abbandono. Eppure, la storia ci racconta che questo luogo costituì, per molti secoli, un importante crocevia tra la Via Francigena e la Via Svizzera. Il nome stesso di Vettignè deriva dalla parola Vectigal, che designava il dazio che era necessario pagare per transitare.

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Il castello di Vettignè (foto FB: Pier Giuseppe Trebo’)

La Collegiata di Sant’Agata di Santhià

Arrivati a Santhià, ci accoglie una deliziosa cittadina. Il monumento principale è la collegiata di Sant’Agata, una chiesa in stile neoclassico, che insieme con il suo campanile romanico forma un’insolita accoppiata architettonica: quest’ultimo, infatti, è di ben più antica costruzione (XII secolo) rispetto alla chiesa, consacrata nel 1841.

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Gli splendidi interni della Collegiata di Sant’Agata (foto FB: Paolo Donati)
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L’esterno della chiesa (foto FB: Vincenzo Labanca)

La cripta sottostante, risalente anch’essa al XII secolo, non sarebbe comunque il nucleo originario: si pensa che già nel V secolo sorgesse in quello stesso luogo una chiesa dedicata, nei primi decenni della sua esistenza, a Santo Stefano. Sarebbe stata la regina longobarda Teodolinda a dedicare il culto del luogo a Sant’Agata, portandovi le reliquie e dando così il nome alla città, che altro non è che è una storpiatura del nome della santa.

 

La “torre di Teodolinda”

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La “torre di Teodolinda” (foto FB: Bordone Luigi)

Alla regina longobarda è idealmente legato anche un altro monumento della città, la cosiddetta “torre di Teodolinda” o “casa turrita”. In realtà, la torre è di costruzione rinascimentale, ed ebbe grande importanza durante l‘epidemia di peste del 1630, quando la corte dei Savoia si rifugiò nell’edificio che verosimilmente sorgeva attorno alla torre, per sfuggire al contagio. Oggi la torre si staglia nel cortile di un complesso di case, creando, come nel caso della Collegiata, un curioso contrasto.