Lecce, un’enorme opera d’arte scolpita minuziosamente nella pietra arenaria. È questa la quinta tappa del nostro viaggio verso Roma sulla via Francigena del Sud. Un avvicendarsi di popoli, una storia che viene scolpita nel leccisu dai suoi dominatori e dal suo popolo. Lasciamo allora che sia la sua stessa pietra a raccontarsi.
Lecce antica e medievale
Città di origine messapica che conobbe il suo massimo splendore nella prima età imperiale romana, Lupiae – questo l’antico nome di Lecce – fu un fiorente centro fino alla caduta dell’Impero d’Occidente. Nei secoli a seguire, pur essendo nella sfera di influenza dell’Impero d’Oriente, subì le incursioni e le dominazioni di popoli stranieri come gli Ostrogoti, i Saraceni e gli Ungari.
La storia prosegue poi con i Normanni, che dopo l’anno Mille donarono a Lecce nuova vita. Di loro è ricordato in particolare il futuro re di Sicilia Tancredi. A lui si deve la costruzione della chiesa dei Santi Nicolò e Cataldo, che fece erigere in loro onore in seguito al suo miracoloso salvataggio da una tempesta che lo aveva sorpreso nel Canale d’Otranto.
La dominazione normanna lasciò a Lecce l’eredità di un importante centro commerciale e politico. Tuttavia, dopo la morte di Tancredi, si susseguirono una serie di vicende che gettarono la città nell’instabilità. Ne uscirono vittoriosi gli Aragonesi, e Lecce divenne parte del Regno di Napoli. Conobbe quindi un nuovo periodo di fioritura, durante il quale era considerata, per bellezza, alla stregua della capitale.
Lecce però, come tutto il Salento, era sempre più esposta a incursioni turche. Per questo motivo, sotto il dominio di Carlo V d’Asburgo, la città si munì di una rinnovata cinta muraria e di un nuovo castello, che sorse sullo stesso luogo del vecchio forte medievale, abbattuto per l’occasione.
La Lecce Barocca
La battaglia di Lepanto segnò l’inizio di una nuova era per la città di Lecce. Scongiurato finalmente il pericolo turco, la città conobbe, nel XVII secolo, un momento di grande splendore, durante il quale si diffuse la sua architettura caratteristica: il barocco. Sebbene quest’ultimo abbia caratterizzato buona parte della produzione artistica europea, il barocco leccese è unico e riconoscibile. Il merito è della sua pietra “gentile”, friabile e prona alla lavorazione e alla definizione delle migliaia di dettagli delle decorazioni barocche, nonché dei meravigliosi effetti che la luce del Salento crea sulle facciate bianche di questi edifici.
Splendidi esempi di barocco leccese sono la Basilica di Santa Croce (foto della facciata in copertina), il Duomo e il palazzo della Prefettura (ex convento dei Celestini).
La cartapesta leccese
La bellezza della precisione scultorea con la quale sono definiti i dettagli degli edifici barocchi leccesi lascia senza fiato. Lecce però è conosciuta anche per un altro tipo di arte, altrettanto antica e pregiata: la cartapesta. Nelle botteghe del centro storico, dalle sapienti mani degli artigiani leccesi prendono vita figure religiose, rappresentazioni sacre e scene di vita salentina. Un’arte considerata povera nel periodo in cui fece il suo ingresso nella storia di Lecce, tra il XVII e il XVIII secolo, che con pochi e semplici materiali dava forma a decorazioni religiose che abbellivano le grandi chiese barocche. Oggi l’arte della cartapesta leccese è un saldo motivo di orgoglio per la città, e la sua fama si estende ben oltre i confini italiani.
Poche parole non sono sufficienti per raccontare il fascino di Lecce, come non sarebbe sufficiente il tempo di una tappa veloce lungo la strada per ammirarne la bellezza e gustare la sua gastronomia (celebri sono i suoi pasticciotti). Roma, però, ci aspetta, e con lei tutte le altre meraviglie dell’Italia meridionale che incontreremo sul nostro cammino.