Il problema della qualità dell’aria a Vicenza è sempre grave, nonostante le misure anti smog promosse a livello amministrativo, come i limiti alla circolazione delle auto più vecchie, i limiti al riscaldamento e le domeniche ecologiche: il nuovo report di Legambiente “Mal’Aria di città: luci ed ombre dell’inquinamento atmosferico delle città italiane“, redatto e pubblicato nell’ambito della Clean Cities Campaign, evidenzia ancora una situazione critica in tema di inquinamento atmosferico. E non è solo questione di cieli plumbei e patine grigie su cose e persone: l’aria cattiva è un’emergenza anche, o forse soprattutto, sanitaria dato che è la prima causa ambientale di morte prematura in Europa, con circa 50.000 morti solo in Italia.
Il circolo di Vicenza di Legambiente ha riassunto in un comunicato stampa la situazione dell’aria che si respira a Vicenza.
Quelle microparticelle sospese…
Ben noto ai vicentini è il parametro delle PM10, ossia le particelle di diametro inferiore a 10 micrometri che permangono in atmosfera per un lungo periodo di tempo e sono in grado di penetrare nell’apparato respiratorio umano.
A Vicenza nel 2024 il limite di 50 microgrammi per metro cubo è stato superato per 64 giorni secondo i dati della centralina di Corso San Felice e per 45 nei dati rilevati dalle centraline dei Ferrovieri e del Quartiere Italia. La normativa italiana consente di superare il limite al massimo 35 giorni.
Dato un po’ consolante, la media annuale con 30,3 μg/mc ha rispettato il limite di legge (40μg/mc).
Biossido di Azoto, va un po’ meglio
Per quel che riguarda il biossido di azoto, NO2 per chi sa di chimica, sostanza tra le più inquinanti secondo l’OMS, dannoso per l’umano in quanto può danneggiare l’apparato respiratorio e le mucose, e altamente impattante sull’ambiente, in quanto contribuisce ai fenomeni di smog fotochimico, eutrofizzazione e piogge acide, Vicenza ha registrato una concentrazione media di 24 μg/mc, inferiore all’attuale limite normativo di 40 μg/mc.
Parola d’ordine, ridurre
Dati non del tutto negativi, però non basta: dal 2030 entreranno in vigore i limiti previsti dalla nuova Direttiva europea sulla qualità dell’aria (AAQD) e per rispettarli Vicenza necessita di una riduzione di concentrazione in tutte le componenti prese in esame.
Valentina Dovigo, presidente di Legambiente Vicenza, ricorda che la nuova normativa europea renderà fuorilegge gran parte dei territori del bacino padano, Vicenza compresa. “Mancano solo cinque anni – dichiara – quindi non sono più rimandabili azioni strutturali in tutti i settori responsabili delle emissioni inquinanti”.
Le priorità secondo Legambiente
Gli sforzi fatti finora a Vicenza, con l’implementazione di nuove tecnologie, le limitazioni del traffico privato e l’attenzione agli impianti di riscaldamento non sono stati senza risultati, ma bisogna fare di più per uscire da quella che può essere definita un’emergenza smog.
Secondo Legambiente è fondamentale ripensare la mobilità urbana, potenziare con forza il trasporto pubblico, avviare uno stop progressivo ai veicoli più inquinanti, creare una rete diffusa di aree pedonali e percorsi ciclopedonali, perseguendo il modello della “città dei 15 minuti”, creare Low Emission Zones ed attivare politiche come Città30, accelerare la riconversione degli impianti di riscaldamento e programmare l’abbandono progressivo delle caldaie a gasolio, carbone e metano.
Non va poi dimenticato che la geografia stessa della Pianura Padana favorisce l’accumulo di inquinanti, sui quali anche il comparto agrozootecnico influisce in modo significativo, meno impattante in ambito prevalentemente urbano, ma vanno comunque implementate buone pratiche come la copertura delle vasche e il controllo degli spandimenti.
La strada verso un futuro meno inquinato è tracciata e Dovigo ammonisce “Non attardiamoci in tempi di cambiamento troppo lunghi”.