“Vicenza, città (quasi) bellissima” di Tommaso De Beni: presentazione il 9 marzo al Vicenza Time Cafè

Il libro è acqusitabile a 12 euro nelle migliori librerie, nel nostro shop e su Amazon. Il 12 marzo nuova presentazione allo Spazio Galla alle 17.45

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"Vicenza. Città (quasi) bellissima": la presentazione al Vicenza Time Cafè

A ulteriore conferma del nostro ritrovato e rinnovato credo nella funzione positiva della carta stampata, dopo il ritorno in edicola e non solo con VicenzaPiù Viva, che si aggiunge alla nostra testata web leader ViPiu.it, alias VicenzaPiu.com, e di altre riviste tematiche, c’è stata la pubblicazione di “Vicenza, città (quasi) bellissima” di Tommaso De Beni (aggiornamento dopo la prima pubblicazione del 24 febbraio 2024 alle 10.43, ndr)03.

Sono previste, dopo i primi lanci nell’ambito delle presentazioni di VicenzaPiù Viva, una serie di presentazioni con l’autore tra cui quelle del 9 marzo alle 17.30 al Vicenza Time Café in Contrà Mura Porta Nova 28 (gradita la prenotazione al 349 44 72 177), moderata dalla Location mangaer Alessia Iselle, e un’altra il 12 marzo alle 17.45 nello Spazio Galla della libreria Galla 1880 Corso Palladio 11 con la moderazione di Elena Agosti, direttrice e conservatrice della Casa Museo Villa Lattes ad Istrana (Treviso) oltre che direttrice artistica del Concorso internazionale CeramicAppignano.

"Vicenza. Città (quasi) bellissima" di Tommaso De Beni
“Vicenza. Città (quasi) bellissima” di Tommaso De Beni

L’arrivo di “Vicenza. Città (quasi) bellissima” a 12 euro nelle librerie, oltre alla sua disponibilità sul nostro shop e, ovviamente, su Amazon, segna due fatti oltre all’amore, nostro e dei lettori, per la carta: gli eBooks, pur sommati ad audiolibri e podcast, fatturano in Italia a fatica 200 milioni di euro all’anno mentre  i libri “stampati”, esclusi quelli, tantissimi, per le scuole, puntano a superare gli 1.7 miliardi di euro del 2021.

Il primo è che l’autore di questo libro è un giovane giornalista cresciuto alla nostra scuola, che, pur non avendo disdegnato la gavetta della cronaca, qui, con noi, trova sempre più spazio per i suoi interessi culturali e per l’amore per Vicenza.

Il secondo fatto è che Vicenza, definita “Città bellissima” nel libro edito dalla Biblioteca Bertoliana nel 1984 col titolo “Vicenza città bellissima. Iconografia vicentina a stampa dal XV al XIX secolo”, ha bisogno di una scossa per diventare “più Viva”, perché molte delle sue bellezze sono state colpite e, talvolta, nascoste da obbrobri edilizi e altre sono in via di crescente degrado.

Se per gli obbrobri troppo poco si è fatto per impedirli e poco, ma non nulla, si può fare per ridurne l’impatto sulle bellezze palladiane e non solo, molto si può e si deve fare perché le bellezze decadenti tornino a risplendere. Ovviamente servono piani e programmi pluriennali, che fin dalla dedica sono affidati ai giovani, perché non si può più tollerare che si parli di rinascita di Vicenza se davanti all’attributo che le compete rimarrà ancora l’avverbio “quasi”.

Giovanni Coviello

L’introduzione dell’autore Tommaso De Beni a “Vicenza. Città (quasi) bellissima”

Vicenza: città bellissima? La citazione di un articolo di Paolo Lanaro, pubblicato da “Venetica” nel 2013, racchiude in questo libro gli innumerevoli  orrori e brutture che compaiono ovunque nella città del Palladio, ultimo innovatore – ben cinque secoli fa – della “imago urbis”, in quanto artefice di molte creazioni architettoniche e artistiche che ancora oggi rinfocolano il turismo cittadino, ma spesso costretto a rivoltarsi nella tomba di fronte a una lunga serie di brutture. A sua volta Lanaro citava un libro, edito dalla Biblioteca Bertoliana nel 1984 col titolo Vicenza città bellissima. Iconografia vicentina a stampa dal XV al XIX secolo. Questo libro, d’altro canto, non faceva altro che riprendere una definizione di Vicenza data nel ‘500 da Filippo Pigafetta, parente dell’Antonio che – cinquant’anni addietro – era stato il cronista della prima  circumnavigazione del pianeta con Ferdinando Magellano e a cui i concittadini  hanno dedicato un monumento che è un’altra delle cose orribili che funestano il bello di Vicenza. E non parliamo dello spray da bomboletta di due americani (extracomunitari di lusso) ubriachi, ma di due tipi di orrori urbanistici e paesaggistici che sporcano e guastano la bellezza di Vicenza e giustificano sia l’avverbio del titolo di questo libro sia l’interrogativo apposto da Lanaro nel 2013, anno, fatalità, dell’inaugurazione della caserma Del Din, a una frase di un libro del 1984, quando già emergevano le enormi contraddizioni di una città medio-piccola, splendidamente raffigurate da Pino Dato nel libro Dimenticare Vicenza?, che a sua volta riprendeva la definizione data in un secolo di splendore e in cui l’immagine della città era ancora idilliaca. Sarà anche stata bella, nel ‘500, la città, che era molto meno estesa di oggi e, per la massima parte, racchiusa dal perimetro delle mura scaligere-veneziane. L’aggettivo è ancora valido per la versione odierna? Forse di bellezza si può ancora parlare solo per la parte “intra moenia” di Vicenza, quella che è definita “Centro Storico” e che è rimasta simile alla città cinquecentesca. Infatti, i vicentini dei secoli successivi non sono riusciti, per mancanza di idee e di “schei”, a modificarne l’aspetto più di tanto. Ma l’incuria e certe mode architettoniche (si pensi a quanto sono brutte tutte le chiese costruite negli anni ’60) rischiano di deturpare la bellezza palladiana, quando invece è evidente, e le città tedesche lo insegnano, che una città non può vivere di rendita per sempre dal punto di vista artistico-estetico. Con un po’ di fantasia si può e si deve concepire una modernità (e post modernità) che sia funzionale, ma anche bella (o perlomeno affascinante). Ecco che allora, riprendendo il discorso di prima, le brutture denunciate in questo libro riguardano luoghi storici che andrebbero messi a posto, assieme a luoghi costruiti ex novo e che purtroppo ci dobbiamo tenere così come sono e che al limite potrebbero essere salvati facendone centri di aggregazione culturale, artistica, musicale. A volte, sembra banale ma è così, e basta girare un po’ l’Europa per capirlo, un murale o una luce led possono veramente fare la differenza. Questo libro, va aggiunto, non ha nessun intento di polemica politica, ma anzi vorrebbe essere un inno d’amore alla città tenendo sempre viva la speranza di poter migliorare, per esempio sfruttando i soldi del PNRR, ma anche cercando di seminare nelle menti più giovani, quelle che forse un giorno saranno sindaci, assessori, progettisti, l’idea di volere più bene alla città, e non solo al salottino del centro storico. Nella speranza anche che, vuoi per sfortuna o per scarso peso politico dei vicentini a Roma, non si ripetano più casi come quelli della caserma Del Din o della linea TAV, cioè scelte imposte dall’alto e dall’esterno che vanno a modificare irrevocabilmente, e sempre in peggio, il volto della città.

Tommaso De Beni