Il Vicenza sbaglia la prova più importante ed è condannato a retrocedere, il Cosenza gioca la partita perfetta e ottiene la permanenza in Serie B. Un epilogo con il fiatone ma meritato per una squadra che era stata ripescata in extremis al posto del Chievo. Un finale, invece, disastroso per il club biancorosso che puntava, se non alla promozione, quanto meno all’accesso ai play off.
Fatta salva la possibilità di un ripescaggio, ora nella vita dell’LR Vicenza si apre una fase difficilissima. In poco tempo si dovrà decidere cosa fare, a cominciare dalla proprietà della società per proseguire con l’organigramma amministrativo e tecnico e finire con allenatore e rosa.
Ci vorrà inevitabilmente una rifondazione dopo un campionato infarcito di errori a tutti i livelli societari e in cui il cambio dei fattori non ha modificato il prodotto. Le negatività sono state tante ed hanno travolto personaggi benemeriti del calcio vicentino, dirigenti in precedenza osannati, calciatori che avrebbero dovuto essere il propellente per il salto di qualità.
È saltato, in questa disgraziata annata, perfino il rapporto fra società e tifoseria, non solo a causa delle delusioni agonistiche ma anche della mancanza di una corretta comunicazione fra le parti sfociata, addirittura, in offese e dito medio per una vicenda puerile (e forse pretestuosa) come quella della maglietta Icon.
Gli errori di Baldini a Cosenza
Il copione che avrebbe dovuto recitare il Lane nella partita di ritorno dei play out non era particolarmente difficile. La vittoria al Menti aveva assicurato ai biancorossi la possibilità di salvarsi anche con un pareggio e, quindi, sarebbe stato sufficiente, in campo avverso, gestire la partita a proprio favore. In considerazione che la squadra allenata da Pierpaolo Bisoli non si presentava propriamente come una “iradidio” in attacco, sul piano tattico Baldini aveva a disposizione la agevole opzione di perfezionare il modulo difensivista collaudato con successo nella precedente serie positiva di quattro vittorie, trasformandolo – in caso di bisogno – in un verrou (catenaccio) con cinque difensori e quattro centrocampisti davanti a Contini.
Diversamente da quanto aveva fatto il collega Bisoli a Vicenza, schierando il Cosenza fin dall’inizio del match a presidio della propria metà campo e ricorrendo a tutti gli espedienti del mestiere per spezzettare e rallentare il gioco, Baldini ha optato per proporre al Marulla una squadra tutt’altro che remissiva, anzi a tratti addirittura aggressiva.
Per una mezzora il Vicenza è riuscito a interpretare il ruolo risultando più pericoloso degli avversari che, invece, non trovavano gli spazi di tiro e non sempre chiudevano quelli in fascia sulle offensive vicentine. Nel finale del primo tempo i biancorossi non ce la facevano più a reggere il compito e, invece, progressivamente si accendeva il Cosenza prendendo in mano la gara pur senza riuscire a dare concretezza ai propri attacchi.
Dove ha sbagliato Baldini? Non nelle scelte tattiche quanto, piuttosto, nella capacità dei suoi di reggere l’impegnativo e dispendioso modulo fino alla fine. In realtà il Vicenza che voleva l’allenatore è durato trenta-trentacinque minuti ed ha avuto il torto di non patrimonializzare quel paio di palle-gol che si è creato in quella fase.
Giocatori stanchi, probabilmente, dopo sei partite di fila sulle spalle, quasi tutte, degli stessi. O, forse, giocatori non all’altezza di un modulo che richiedeva sì agonismo ma anche qualità. E questa, in rosa, non ce n’è molta.
Giocatori che sono mancati all’appello nella partita più importante della stagione
Il Vicenza sbaglia a Cosenza tattica e giocatori ma le colpe della sconfitta non vanno addebitate solo all’allenatore. Ci sono dei giocatori che avrebbero dovuto dare di più in quest’occasione e che, invece, sono mancati all’appello.
Il primo a deludere è stato Ranocchia. Ci si poteva aspettare da lui finalmente una prova da protagonista, da primattore, magari sulla spinta emotiva della convocazione per lo stage con la Nazionale. Invece si è rivisto il solito Ranocchia, più speranza che certezza, discontinuo e velleitario. Anche Diaw è stato l’ennesima delusione, con le sue giocate tanto generose quanto inconcludenti, con i soliti tiri sbagliati, con l’incontenibile nervosismo. A Cosenza poteva far dimenticare di essere stato il flop del calciomercato ma non c’è riuscito. Male anche Lukaku: da uno come lui, che viene dalla Serie A, ci si sarebbe aspettati finalmente una super-prestazione ma, pur dominando la propria fascia, non ha concluso nulla di concreto. Contini, infine, non ha confermato a Cosenza la “santità” assegnatagli un po’ troppo frettolosamente dai tifosi. Ha messo sul piede di Larrivey la respinta da cui è scaturito il primo gol dei calabresi e si è fatto ingannare dallo stesso centravanti sul rigore del raddoppio.
Il naufragio del secondo tempo
Il Vicenza sbaglia a Cosenza la gara-salvezza e il secondo tempo è stato una delle cose peggiori di questo campionato biancorosso. Il gol subìto in apertura è il risultato di una serie di errori difensivi imperdonabili. L’inspiegabile fallo di mano di Brosco, che ha regalato il penalty e la salvezza ai “Lupi”, resterà negli annali del calcio vicentino.
Nei cinquantun minuti della ripresa si è rivisto il peggior Vicenza della stagione. I cambi che ha fatto Baldini, in ottica fin troppo offensiva, non sono serviti a nulla ma sono giustificati dalla consapevolezza da parte del tecnico della scarsità dei propri attaccanti: più punte metto – avrà pensato Baldini -, più possibilità ci sono che qualcuna segni. Era già difficile recuperare sull’1-0, figuriamoci sul 2-0…
Il Vicenza si è arreso nel secondo tempo. I giocatori hanno capito che era finita. Sembrava quasi non vedessero l’ora che risuonasse il triplice fischio di fine gara.