Vicenza dice no al kebab, ma sì all’ostentazione del lusso con una pizza d’oro da duemila euro

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Caviale, burrata di Andria e oro edibile, costo: 2000 euro. Si chiama ‘Figazza Luxury’ ed è una pizza che verrà servita nel Vicentino con preziose posate placcate d’oro racchiuse in un cofanetto dedicato e una bottiglia di Dom Perignon Vintage del 2009. È stata creata in occasione della fiera orafa cittadina che anche quest’anno porterà in centro il fuori fiera, introdotto da questa giunta,con un numero di eventi ridotto rispetto all’anno scorso causa Covid. Si tratta del “ViOff A new Golden Way”, titolo ovviamente in inglese, evento chic fortemente voluto e sponsorizzato dall’assessore anti-kebab Giovine.

Vicenza è una città esteticamente molto gratificante, ma non ha particolari motivi per credersi migliore delle altre città venete: non ha un polo universitario grande e attrattivo per i giovani, non ha la Biennale e anche la vicenda della BPVI e il declino di Zonin dovrebbe averla resa più umile. Quel Zonin da tutti idolatrato e riverito come el paron de Vicensa, prima del crack, che sicuramente avrebbe apprezzato l’idea di un centro di ultra-lusso accessibile solo da gente di un certo livello.

Con l’ormai famigerata ordinanza anti-Kebab, sembra che qualcuno voglia trasformare il centro storico in un ‘ghetto per ricchi’, una sorta di Billionaire arredato dal Palladio e popolato di tanti marchesi del Grillo che guardano storto chiunque abbia l’aria di uno che non guadagna almeno 5 mila euro al mese. Il bello, cioè brutto, è che chi si impossessa del centro non ha un vestito, ma un ‘outfit’, non ha riunioni, ma ‘meeting’, o ‘briefing’, non mangia, fa un’apericena easy. Insomma parla straniero, come quelli che vendono il kebab. E che non conoscono la storia della città. Salvo poi, da parte soprattutto dei politici di destra, attaccare gli extracomunitari (ma solo quelli poveri, non i ricchi americani) perché non rispettano le nostre tradizioni. Ma se si vuole eliminare il brutto perché non ci cerca di diffondere il bello? E chi lo dice che non si possa avere, nella stessa piazza, un ragazzo che mangia kebab in ciabatte e canottiera mentre gli passa a fianco una modella Gucci o un’attrice con orecchini da 10 mila euro l’uno? A Venezia funziona così e nessuno si lamenta. La bellezza deve essere democratica, o non è più tale.

Questa situazione sicuramente verrà accentuata dalla nuova ordinanza anti-kebab (ma non dimentichiamoci i gommisti) che fa coincidere l’etnico al brutto spostando tutto fuori dal centrro storico. Senza contare che spesso, il turista o il vicentino di periferia, per arrivare a gustarsi quel gioiello che è il centro storico, deve prima attraversare il Vietnam di Campo Marzo. Le pisciate di cane sui muri dei palazzi storici invece vanno bene, non sono brutte da vedere. Perché magari quei batuffoli a quattro zampe hanno mangiato crocchette placcate d’oro. Se appena varcata la soglia del torrione di piazza Castello da un lato e di porta Santa Lucia dal’altro c’è subito la periferia e la fine del bello, chissà cosa può succedere nei quartieri ancora più esterni, da San Lazzaro ai Ferrovieri, passando per Parco Città o Bertesinella.

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