Vicenza (e Veneto) al Parlamento europeo, l’intervista con Sergio Berlato (FdI, Ecr) “La nostra Regione brilla nell’utilizzo dei fondi comunitari”

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L'onorevole Berlato

Bruxelles. Continuano le nostre interviste agli europarlamentari veneti con Sergio Berlato, europarlamentare vicentino di Fratelli d’Italia nel gruppo Conservatori e riformisti europei (qui tutte, mentre altre ne arriveranno a fronte dell’unico diniego finora ricevuto, quello di Elena Donazzan ndr).

Sergio Berlato è un politico italiano, già più volte consigliere, assessore regionale del Veneto e deputato europeo. Eletto per la prima volta nel 1999 con Alleanza Nazionale, è stato membro di diverse commissioni parlamentari europee, tra cui agricoltura e ambiente. È stato poi rieletto prima nel 2004 (sempre con Alleanza Nazionale) e poi nel 2009 con il Popolo della Libertà. Passato, quindi, a Forza Italia nel 2013, è stato escluso dalle elezioni europee del 2014 e si è quindi poi unito a Fratelli d’Italia, diventando consigliere regionale nel 2015. Berlato è stato rieletto europarlamentare nel 2019 grazie ai posti lasciati liberi dalla Brexit. Nel 2024, ottiene un nuovo mandato europeo con oltre 46.000 preferenze. È al suo quinto mandato europeo. 

Ma ascoltiamolo

Onorevole Berlato, come vorrebbe che Vicenza e le città venete somigliassero a Bruxelles?

Bruxelles è una città che presenta sia aspetti positivi che negativi. È una città in continuo fermento, sede delle principali istituzioni comunitarie e un importante centro di lobby. Mentre in Italia parlare di lobby è visto negativamente, in Europa esse sono regolate e ci sono registri ufficiali che permettono loro di interagire con le istituzioni per informare i deputati e aiutarli a prendere decisioni consapevoli. Bruxelles è anche una città multietnica, anche se questo spesso porta alla perdita dell’identità originaria del Belgio. Diverse comunità, come quella marocchina o cinese, si concentrano in zone specifiche, senza realmente integrarsi all’interno del tessuto sociale belga. Se Vicenza volesse somigliare a Bruxelles, dovrebbe essere un polo di attrazione per attività economiche e produttive, accrescendo la qualità di una serie di servizi da offrire alla cittadinanza che possano attrarre imprenditori. Maggiore ricchezza e risorse portano inevitabilmente a una maggiore qualità dei servizi. Con un’efficace attrazione di risorse, Vicenza potrebbe diventare una città internazionale.

Pensa che Vicenza e il Veneto siano ben percepiti a livello culturale, turistico e economico da parte degli europarlamentari con cui lavora?

Vicenza e il Veneto sono visti come fiori all’occhiello dell’Italia, con una forte reputazione a livello europeo per la nostra capacità imprenditoriale e creatività. Inoltre, la bellezza del Veneto, che offre montagne, laghi e mare nel raggio di un’ora di percorrenza, rende la regione molto attrattiva sia turisticamente che come luogo di vita. A livello europeo, Vicenza è considerata un elemento distintivo e positivo. Molti vorrebbero venire a vivere in Veneto piuttosto che viceversa, poiché la nostra regione offre opportunità che altre città, come Bruxelles, non sempre possono garantire. Anche se è vero che molte persone vengono a vivere a Bruxelles perché non sempre l’Italia riesce a garantire quelle prospettive lavorative che si trovano, invece, in città come Bruxelles o Strasburgo.

I fondi europei sono stati utilizzati al meglio per le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026?

L’Italia, e in particolare il Veneto, hanno sempre brillato nell’utilizzo efficiente dei fondi comunitari, che poi sono fondi nostri perché ogni Stato membro deve finanziare le istituzioni comunitarie con una percentuale intorno all’1% del proprio prodotto interno lordo. Noi siamo i terzi finanziatori dell’Unione europea e siamo, purtroppo, finanziatori netti, perché è molto più quello che diamo all’Europa che non quello che l’Europa ci restituisce in termini economici. Comunque, in questa caramella nazionale il Veneto primeggia, con più del 90% dei fondi destinati alla nostra regione utilizzati in modo corretto. In generale, i fondi europei sono fondamentali per migliorare le infrastrutture e attrarre risorse per il territorio. Le Olimpiadi rappresentano una grande opportunità non solo per ammodernare le infrastrutture, ma anche per attrarre ulteriori fondi che possano portare beneficio alla regione anche oltre la durata dell’evento. Il Veneto ha già dimostrato di saper utilizzare correttamente questi fondi, e l’Italia ha fatto bene a proporre le Olimpiadi come occasione di sviluppo.

Qual è il suo parere riguardo alla gestione del rischio idrogeologico in Veneto, considerando anche le alluvioni recenti? Come si dovrebbe affrontare la questione a livello europeo?

L’Italia è una delle regioni europee a più elevato rischio idrogeologico. Gli eventi recenti, come le alluvioni in Emilia-Romagna, evidenziano l’importanza della manutenzione del territorio perché, a prescindere dalla discussione sul fatto che il rischio idrogeologico sia o meno legato ai cambiamenti climatici dovuti all’attività antropica, è sicuramente vero che queste inondazioni avvengono. Bisogna quindi lavorare intervenendo sulla manutenzione e la cura del territorio. Le risorse pubbliche devono essere destinate alla manutenzione dei corsi d’acqua, per evitare il rischio di alluvioni causate da detriti accumulati. È fondamentale anche preservare la manutenzione dei terreni collinari e montani, che è spesso garantita da allevatori e pastori che operano sul territorio. Se questo non viene fatto, le conseguenze sono disastrose. Proprio l’Europa dovrebbe puntare sulla prevenzione, non solo sul risarcimento dopo le catastrofi. Una soluzione potrebbe essere la costruzione di opere di prevenzione, come le casse di espansione, che in Veneto hanno funzionato alcune volte, anche se non sempre. Tuttavia, è spesso più conveniente per i politici fare opere visibili e immediatamente redditizie dal punto di vista elettorale, invece di investire in prevenzione, come ha detto qualcuno molto più autorevole di me “il politicante quando agisce pensa solo alle prossime elezioni mentre il politico pensa alle future generazioni”. 

L’Unione Europea ha risorse adeguate per affrontare questi temi, come i fondi di coesione?

I fondi di coesione dell’Unione Europea sono fondamentali per sostenere le regioni e i territori più vulnerabili, ma la loro gestione è stata a volte influenzata da posizioni ideologiche. Ad esempio, il Green Deal ha imposto costi significativi per l’efficientamento energetico delle abitazioni, penalizzando soprattutto i proprietari privati in Italia, che sono una larga fetta del mercato immobiliare. L’Unione europea, con il commissario Raffaele Fitto alla guida dei fondi di coesione, dovrebbe essere più attenta a non gravare eccessivamente su chi ha difficoltà economiche, trovando soluzioni più equilibrate per tutti gli Stati membri.

On. Berlato, in generale cosa pensa del suo lavoro da eurodeputato?

Guardi, io sono stato rieletto con le preferenze, perché a differenza delle politiche in Italia, il Parlamento europeo si elegge con questo sistema. La mia prima elezione risale al 1999, e da allora ho svolto cinque mandati. Questo ruolo richiede una grande dedizione: ad esempio, negli ultimi cinque anni ho avuto una presenza media del 99,68% sia alle votazioni che ai lavori del Parlamento, un dato facilmente verificabile sul sito ufficiale dell’istituzione. Non lo dico per vanagloria, ma per sottolineare quanto sia fondamentale essere presenti. In Europa si decide gran parte della legislazione che poi gli stati membri devono attuare: oltre il 70% delle norme nazionali deriva da decisioni comunitarie. Per questo motivo, è essenziale incidere fin dall’inizio nel processo decisionale europeo. In Europa, poi, non ci si confronta solo su basi ideologiche, ma anche su interessi nazionali spesso divergenti. Il nostro compito è trovare una mediazione tra i 27 stati membri, una mediazione che tenga conto delle specificità e delle esigenze di tutti, senza avvantaggiare un singolo paese a scapito degli altri. Questo lavoro di tessitura e compromesso è complesso e richiede presenza, competenza, studio e capacità di negoziazione. Bisogna essere disposti a sacrificare parte dei propri interessi per raggiungere soluzioni condivise, che siano in grado di rispettare e rappresentare le necessità di quasi 500 milioni di cittadini europei.

Dopo Sergio Berlato aspettiamo altri deputati volenterosi di raccontarci di Vicenza e del Veneto in Unione europea!