Relazionésimo 2030, Vicenza: il 41,8% dei giovani ha paura di fallire

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Il 41,8% dei giovani ha paura di fallire secondo i risultati della ricerca condotta su 3.000 studenti delle scuole superiori di Vicenza e Bassano del Grappa “Le relazioni con il futuro attraverso gli occhi dei giovani”. I dettagli sono illustrati in un comunicato stampa.

Tra sogni e paure. Stanno dentro questa sintesi gli spunti che emergono dall’indagine “Le relazioni con il futuro attraverso gli occhi dei giovani” nata con lo scopo di avviare un dialogo con le nuove generazioni alla ricerca di punti di contatto e di codici di condivisione nel loro percorso verso l’età adulta. Un dialogo non sempre facile, soprattutto oggi, a causa dei repentini cambiamenti che questo nuovo millennio ha innescato. Possiamo infatti immaginarci come generazioni che indossano occhiali diversi con lenti che fanno vedere gli stessi fatti e gli andamenti sociali partendo da due prospettive diverse. Da un lato gli adulti che hanno nella loro mente il secolo precedente con tutti i suoi riferimenti socioculturali “analogici” e i giovani, invece, che sono nati dopo il 2000 già immersi nel mondo digitale. A stimolare questo dialogo è il progetto di Beate Vivo Farm promosso da due imprenditrici, Ombretta Zulian e Ketty Panni, che nelle relazioni hanno focalizzato il loro progetto d’impresa e che sfocerà a breve nel suo primo importante progetto, quel “Relazionésimo 2030 – Expo Summit delle Relazioni” in programma alla Fiera di Vicenza dal 15 al 17 luglio con una tre giorni di incontri, mostre, spettacoli e workshop rivolti a tutti in un inedito format B2P – business to people and Planet.

Un’indagine sui giovani fatta con i giovani

«Per mettersi in ascolto dei giovani – affermano Zulian e Panni – lo scorso autunno abbiamo promosso un progetto che ha coinvolto studenti e studentesse dei Licei economico-sociali delle classi 4a AE del LES del Fogazzaro di Vicenza, 4a ASE e 4a BSE del Quadri di Vicenza e 3a BES del Brocchi di Bassano del Grappa. Abbiamo chiesto loro di compartecipare alla realizzazione di un’indagine sui giovani contribuendo fattivamente alla stesura del questionario in modo da realizzare una sorta di “selfie sociologico” con domande e temi che facilitassero l’emersione di informazioni utili a costruire una relazione tra loro e gli adulti».

A guidare dal punto di vista scientifico il percorso è stato Luca Romano, ricercatore e direttore di LAN Local Area Network, che ha accompagnato le studentesse e gli studenti nella formulazione del questionario con un lavoro formativo in accordo e con il prezioso supporto dei propri docenti e con la supervisione esterna di alcuni esperti ARC – Centre for the Anthropology of Religion and Cultural Change – dell’Università Cattolica di Milano, Iusve (Istituto Universitario Salesiano di Venezia) e Team sul disturbo alimentare dell’Ulss 8 Berica.

Un primo test campione di 3000 questionari

Nei giorni scorsi il questionario è stato somministrato a circa 3000 allievi dei tre Licei coinvolti nell’iniziativa e di altri centri formativi di Enaip di Vicenza, IIS Marzotto Luzzatti di Valdagno e Fondazione Casa della Gioventù Centro di Formazione Professionale di Trissino.

I risultati dell’indagine

Una prima lettura dei dati raccolti, come si dice, a sorvolo, ci evidenzia ragazze e ragazzi molto centrati sul proprio sé, totalitariamente digitalizzati e che guardano il futuro in due modi quasi completamente polarizzati: “ho dei sogni e progetti che realizzerò con le mie forze” il 44,2% mentre “ho paura di fallire” il 41,8%. Una spaccatura netta che invita da subito ad evitare delle generalizzazioni in una generazione in cui il senso di sé e le relazioni con gli altri presentano un repertorio di differenze che vanno accuratamente verificate.

Le “relazioni” appunto, per la quasi totalità del campione significano relazioni personali, che annientano quelle ambientali o economiche, e che, in termini di mancanza, evidenzia subito la centralità del Sé, del rapporto con sé stessi. Il 97% allo stesso tempo sa di essere in stretta interdipendenza con gli altri e con l’ambiente. Questa è la chiave che percorre tutto il repertorio di risposte, un’esigenza di buona relazione con sé stessi sottoposta alle pressioni più o meno virtuose dell’interdipendenza con gli ambienti di vita. Lo si vede nello sport, praticato da oltre il 63%, ma con oltre la metà che ritiene che la scuola lo ostacoli in questa pratica. Il 38% non è soddisfatto del proprio rapporto con il cibo, il 17%, quasi uno su cinque ha sofferto di disturbi alimentari, il 54,1% avverte il peso come condizionante. Sono percentuali molto alte che evidenziano una criticità che tutti gli osservatori considerano in aumento e in aggravamento. Il rapporto con il Sé estetico, definito “standard di bellezza” nel questionario, è “molto importante” per il 23% e “abbastanza importante” per il 45%.

Il rapporto con la scuola nel sentimento prevalente ha le prime caselle tutte negative con un picco: il 75% è stressato, il 39,9% è annoiato e il 25,8% impaurito. Solo uno su cinque è tranquillo, coinvolto o motivato. Un 14%, (attenzione!), si sente solo. La DAD, come si sa, per il 52,2% si è incaricata di peggiorare questo rapporto e il 30,8% ha pensato, in questi ultimi due anni, di abbandonare la scuola. Una quota impressionante per ampiezza. Tutte le vie di uscita passano dal lavoro di gruppo, in presenza, con frequenti uscite didattiche e sperimentali. Gli insegnanti più apprezzati sono sempre quelli che facilitano l’apprendimento e dialogano con gli studenti; mentre il sistema di valutazione più gettonato è con giudizi motivati. Ci sono tre tematiche che si vorrebbero all’interno della scuola: l’attualità, il lavoro e il benessere psicofisico (tutte sopra i sessanta punti). Se ci pensiamo è un’agenda formidabile per contribuire a rinnovare la scuola.

Nella sfera affettiva il rapporto con la famiglia è maggioritariamente buono, per importanza affiancato a quello degli amici, con una sottolineatura forte rispetto ai genitori del poco ascolto e delle troppe aspettative sulla scuola. Solo uno su tre vede gli amici spesso e il luogo di ritrovo è fondamentalmente la casa privata. Un terzo ritiene di vivere in un luogo che non offre opportunità. È evidente che c’è una carenza di spazio pubblico e sociale per i ragazzi. Solo il 29% riceve la paghetta regolare e solo il 39% fa qualche lavoretto. In entrambi i casi il guadagno è per le esigenze personali (al top tempo libero, vestiti, scarpe, alimentari e alcolici).

Passando al rapporto con la tecnologia si rileva che praticamente tutti hanno lo smartphone, uno su due il pc e il tablet. L’uso a cui più si ricorre è per il tempo libero e gli amici, ma c’è anche un 62,4% di e-commerce. Il dominio incontrastato appartiene a WhatsApp e Instagram, poco dietro Youtube e Spotify. Per quali contenuti? In testa sono il cinema, i viaggi, la moda e lo sport. Solo uno su quattro segue temi sociali e politica meno dei videogiochi e quanto i gossip. Una realtà, questa, non priva di lati oscuri se il 15% dichiara di essere stato vittima di cyber bullismo e per la metà non ha fatto niente.

Fonti di insicurezza sono la guerra, la ricerca del lavoro e l’autonomia economica; anche se poi, in una dimensione proiettiva il 70% tra dieci anni si vede occupato in modo soddisfacente. Il 75% è colpito e preoccupato della guerra in Ucraina, ma chi si informa è sotto il 50%. I temi ambientali sono molto sentiti (voto 3,9 su 5) soprattutto lo spreco dell’acqua, la tutela della natura e l’eliminazione dei veleni dai cibi.

I commenti

Questa indagine è molto utile perché conoscere direttamente il punto di vista dei ragazzi senza filtri è indispensabile sia per chi come noi ha responsabilità pubbliche, sia perché lavorare sulle relazioni è fondamentale. I dati ci danno uno specchio di quelle che possono essere le esigenze degli adolescenti, per questo occorre lavorare sulle relazioni personali perché occorre sentirsi parte di una comunità, di un quartiere e del Paese in cui viviamo– ha rimarcato l’Assessore al Sociale del Comune di Vicenza Matteo Tosetto.

“Dall’indagine emerge come la pandemia abbia sicuramente peggiorato e inciso fortemente sul tema delle relazioni. Il 14% dei ragazzi si sente solo ed è una percentuale da monitorare. C’è una contraddizione tra l’idea che un’attenzione su di sé sia un trascurare le relazioni con gli altri. In realtà sono due cose che vanno avanti contemporaneamente. L’attenzione su di sé funziona quando le relazioni curano l’altro e noi stessi” – ha ricordato Luca Romano, direttore di LAN Local Area Network

“Quella dell’indagine è stata un’esperienza veramente importante per i ragazzi. Hanno capito sul campo come si affronta un fenomeno sociale dove loro erano i protagonisti. É stato importante per loro impegnarsi nella relazione, perché la relazione si nutre di presenza e ascolto. Hanno potuto lavorare in gruppo e in relazione con le altre scuole del vicentino” – ha spiegato la Prof. Ida Dami del Liceo QUADRI di Vicenza

“Con questa indagine gli studenti hanno scelto i temi e fatto domande utilizzando il loro sguardo. Questo è stato lo spunto più rilevante della ricerca. Lavorare insieme per relazionarsi facendo rete sulla realtà” – ha rimarcato Maria Teresa Capanna del Liceo Fogazzaro di Vicenza.

“Partecipare al progetto non è stato facile perché era una ricerca proprio su di noi e che ha analizzato tematiche che spesso noi giovani non ci poniamo quasi mai di affrontare. Questo è stato molto formativo. Rispetto alla paura di fallire spesso temiamo di cadere e di non essere aiutati, ma grazie alla famiglia, alla scuola e agli amici qualcosa può cambiare” – ha dichiarato C.A. studentessa del Liceo G.B. Brocchi di Bassano del Grappa.

“Una cosa buona ci aveva insegnato la pandemia e il lockdown è la possibilità di fare le cose più lentamente prendendosi del tempo per se per cercare nuove forme di soddisfazione. Riuscire a mantenere la capacità di staccare sarà la sfida più grande dei prossimi anni. Dalla ricerca appena presentata emerge una grande importanza delle relazioni e dei rapporti tra pari che devono essere rafforzati e valorizzati perché sono una risorsa” – ha rimarcato Sara Sampietro, ARC – Centre for the Anthropology of Religion and Cultural Change – dell’Università Cattolica di Milano.

“I giovani sono la riserva aurea del paese. Approfondire tematiche che li riguardano è un servizio per il presente e per il futuro. Percorsi di valorizzazione come questo mettono la luce su elementi fondamentali che li riguardano. Una parola chiave che emerge dalla ricerca è quella dell’importanza delle relazioni. Sembra scontato, ma non lo è. Le relazioni chiamano in causa la questione del riconoscimento” – ha spiegato Davide Girardi, IUSVE.

“La ricerca ha messo in luce l’elemento dell’importanza dell’immagine per i ragazzi. Con la pandemia i problemi legati ai disturbi alimentari dei ragazzi hanno causato un aumento di richieste di ricoveri del 30-40% in più. Sono dati che devono far riflettere. Per questo la ricerca offre un contributo prezioso perché mette in evidenza molti dati su cui poter lavorare ed elementi che, se affrontati nel momento giusto, possono evitare che questa tempesta continui a crescere” – ha sottolineato Alessandra Sala, Team sul disturbo alimentare dell’Ulss 8 Berica

“Ho risolto problemi molto grandi grazie all’aiuto delle relazioni. Problemi che riguardano grandi aziende, il lavoro, la scuola. Anche nella politica ci sono relazioni personali e quando queste si rompono sentiamo che un mondo non ci rappresenta più. Ai ragazzi voglio dire che la risoluzione del problema la troverete sempre voi, ma nel rispetto di una relazione buona con gli altri inserita nel giusto e corretto contesto culturale e sociale – ha ricordato Elena Donazzan, Assessore all’istruzione – Formazione – Lavoro – Pari opportunità della Regione Veneto.

Considerazioni finali

«I risultati raccolti ci sono molto preziosi per confermare alcune impressioni che avevamo e per sviscerare meglio alcuni aspetti dello sguardo dei giovani che non ci erano chiari» commentano Zulian e Panni. «Quello di Beate Vivo Farm è un progetto aperto, che attiva la conoscenza per studiare il modo migliore di intervenire. Il lavoro sulle relazioni è davvero enorme, perché la scuola seppure funzioni in modo accettabile, è stata vulnerata dal biennio di pandemia proprio sul lato dell’impoverimento relazionale. Le azioni che si prospettano riguardano soprattutto l’attività sportiva, le esperienze culturali, il sostegno psicologico e la prevenzione dei disturbi alimentari, un rapporto più consapevole con il digitale e l’ingresso massiccio dell’attualità nel tempo scolastico. Per questo crediamo importante che da parte di tutti si lavori per una alleanza trasversale per un sovrainvestimento educativo per i nostri ragazzi, con un’educazione alla vita in relazione con gli altri, con il territorio e con il pianeta».

Un’alleanza che inizia a muovere i primi passi già con questa indagine che ha trovato l’adesione della Fondazione di Comunità Vicentina per la Qualità della Vita, della Consigliera di Parità della Provincia di Vicenza, di Vicenza Valore Comunità e di Generatività.it (ecosistema della generatività sociale) e con il progetto da essa promosso “Prossima Generazione”.

Un’indagine, che, le promotrici mettono a disposizione delle autorità scolastiche e pubbliche affinché, dopo questo primo test, possa essere allargato con l’avvio del prossimo anno scolastico a tutte le scuole del vicentino e del Veneto così da ricavarne una fotografia ancor più preziosa, leggibile sia nella sua complessità ma anche con altri criteri.

«Adesso – chiosano Zulian e Panni – tocca a noi fare la nostra parte. Già all’Expo Summit di luglio rirenderemo questi dati e li incroceremo con un’altra indagine che abbiamo sostenuto sul tema “Stacco tutto” che sta curando su base nazionale Sara Sampietro ricercatrice dell’Università Cattolica di Milano».