Mentre si svuotano le redazioni a favore del lavoro precario camuffato con contratti da “collaboratori strategici”, che non potrebbe passare il vaglio di una seria verifica dell’INPGI, l’organo previdenziale dei giornalisti, e dei sindacati, se ne esistessero di veri per i colleghi che scrivono;
mentre imperano gli uffici stampa di aziende e attività commerciali che, con collaboratori anche loro spesso sotto pagati, comunicano a manetta iniziative promo-pubblicitarie che i media spacciano per informazione drogando i lettori con il buonismo dagli affari e togliendo sempre più valore ai redattori, che, invece, di cercare, verificare e commentare i fatti veri fanno da piazzisti delle “mascherine da comprare perché il produttore, che magari di mestiere stampa Henry Potter, ne ha regalato un stock alla regione“;
mentre la pubblicità diminuisce tanto gli uffici stampa si procurano spazi senza che i loro clienti li debbano pagare a danno dei bilanci dei media sempre più in sofferenza tanto da dover pagare sempre meno, in un circolo drammaticamente vizioso, i giornalisti e da doversi chinare sempre di più ad editori che li tengano in piedi per “sponsorizzare” altri interessi;
mentre, ultimo ma forse non l’ultimo esempio locale, muore una testata web locale generalista, che doveva insegnare a tutti come fare giornalismo indipendente, ne vengono licenziati in blocco i 5 collaboratori di redazione, senza che nessuno si agiti, e poi rinasce conservando nel nome l’iniziale V, ma occupandosi di salute e di informazione sanitaria, ad oggi osannante la regione Veneto, come da input dell’agenzia, leader pubblicitaria nel mondo, appunto, della sanità, che prima ispirava e controllava per via parentale la testata chiusa e ora possiede quella nuova;
mentre anche negli uffici pubblici o para pubblici le professionalità esistenti vengono integrate se non sostituite da agenzie esterne, più costose ma a cui così vengono pagati “crediti” elettorali diretti o indiretti con i loro referenti, e mentre incassano commesse pubbliche a Vicenza e Bassano soci o “gestori” di testate governo-centriche (nel gergo “marchettare”?) e in passato titolari di cariche pubbliche in quote di partito, sicuramente bravi a gestire i rapporti e a generare utili, non sappiamo quanto a fare informazione;
mentre noi lottiamo con le nostre testate per vivere provando a contrastare tutte le difficoltà dell’editoria ma soprattutto i pervicaci attacchi legali contro ogni nostro starnuto, nella rarefazioni degli editori “puri”, per carità non in senso biblico ma per definire chi vive, prospera o chiude solo per la maggiore o minore redditività dell’impresa “puramente” giornalistica;
mentre tutto questo avviene a Vicenza (e non solo) non ci può non far piacere che sia arrivata al decimo anno di vita un’iniziativa editoriale di nicchia ma viva e vivace come “Vicenza in centro“, un periodico, col formato di un pieghevole di sei pagine, dell’associazione Vicenza in Centro APS, “creatura” del suo direttore editoriale oltre che presidente dell’associazione, Giovanni Bertacche (il direttore della testata Pino Dato, noto anche per i suoi Quaderni Vicentini, un’altra testata non propriamente allineata di Vicenza).
Vi presentiamo, quindi, il suo numero 1 di oggi 1° gennaio con l’editoriale di Giovanni Bertacche (qui la pagina Facebook con le informazioni di contatto complete)
2021: dieci anni dalla fondazione
Ci interessa il futuro di Vicenza in Centro, del passato faremo memoria ma solo per verificare gli impegni assunti e la loro attuazione.
Il nostro obiettivo principale rimane sempre:
l’Università Internazionale di Architettura Andrea Palladio. Che non vuole essere il solito ateneo, così per dare lustro alla città.
Vicenza vuole, anzi deve essere la sede universitaria per eccellenza; lo richiede la grandezza e la fama che dopo cinque secoli il suo illustre Architetto riscuote ancora in tutto il mondo.
Studiosi, studenti, appassionati d’arte arrivano qui da ogni parte del mondo, e anche se trovano il Museo-Centro studi Palladiano e la gloriosa Accademia Olimpica, rimangono tuttavia insoddisfatti.
L’insegnamento alla presenza dei giovani di ogni continente è altra cosa. C’è bisogno dell’arte di rappresentare le cose, di una trasformazione culturale ed estetica dell’esistente.
E Palladio, il genio artistico che più di tanti altri ha saputo riorganizzare la città e la campagna con palazzi e ville, ha ancora molte cose da insegnare.
Gli studi che a Vicenza si concentrano nel chiuso di musei e di accademie, devono essere offerti ai più giovani, appunto attraverso una istituzione aperta a loro.
Ne avremo dei ritorni sorprendenti che gioveranno anzitutto agli studi palladiani. E per questo sollecitiamo il Comune ad assumere l’iniziativa per avviare la fondazione dello Studio universitario al nome del Palladio. Non occorre neppure sottolinearlo, la città ne avrà solo giovamento.