Il caso di Luca Prioli, ora condannato in via definitiva e che assurse alla cronache anche nazionali da poliziotto che picchiò un camionista, ci porta a fare delle considerazioni.
Vicenza aveva il primo aeroporto e la prima università del Veneto e ora deve rincorrere le rotaie devastanti del finto Tav Tac e deve pietire succursali accademiche a Padova e Verona per i suoi giovani studenti.
Vicenza aveva un squadra di calcio gloriosa e per far finta di riaverla la deve far giocare al Menti col braccino corto di un bassanese, mister Diesel, e col codice federale del Bassano.
Vicenza aveva una fiera e per tenerla aperta l’ha dovuta consegnare con i suoi debiti con la BPVi a un altro dei maggiori debitori della ex Banca Popolare di Vicenza, la fiera di Rimini.
Vicenza aveva una banca e… nessuno va al processo dei suoi vertici, una piccolissima parte dei responsabili del crac, per guardarli dritti in faccia.
Vicenza, ci fermiamo qui per le sconfitte della città, aveva anche i gatti che soffiavano contro gli ospiti pericolosi ma ora li ha sostituiti con dei peluche che i governanti (?) locali usano per accarezzare i conquistatori di, udite udite, Pove e i ras leghisti di Treviso come dimostra la vicenda legata a Luca Prioli.
Nonostante la prudenza che generalmente accompagna le sentenze contro le forze dell’ordine e che ha ispirato anche le cronache amiche del quotidiano locale, il poliziotto viene condannato in via definitiva per lesioni e violenza privata a due anni e due mesi con interdizione per 5 anni dai pubblici uffici.
Il sindacalista della Polizia di Stato, già coinvolto in una vicenda di un finanziamento regionale concesso dall’assessore povese Donazzan al sindacato che dirigeva prima di esserne allontanato per, si scrisse, questioni di gestioni di fondi, viene, quindi, accostato dal consigliere comunale di FdI Andrea Berengo al sindaco Francesco Rucco, che lo teneva in gran conto, e, ovviamente, all’assessore regionale Elena Donazzan e chiede una loro netta presa di distanza dal condannato per fatti commessi mentre era in servizio di scorta.
Cosa succede allora all’unico gatto locale a graffiare, Andrea Berengo, stimato imprenditore vicentino nel settore delle batterie per auto e dell’abbigliamento sportivo ma, da consigliere comunale, sia pure in rotta con Rucco, di certo non un politico di primo piano?
L’eurodeputato trevigiano della Lega Gianantonio Da Re , dopo aver esortato alla guerra contro il Parlamento italiano, trova il tempo da Bruxelles, dove dovrebbe curare gli interessi nazionali, per intervenire contro di lui, a difesa del condannato stimato dal sindaco Rucco e amico della Donazzan, che ci schernì pubblicamente per essere noi plurìcondannati (penalmente ma a 2.500 euro) per reati di stampa commessi “picchiando” sui tasti le denunce di fatti e presunti fattacci e non per aver picchiato qualcuno indossando la divisa da poliziotto.
Tralasciamo le dichiarazioni di Da Re (“oltre a trovare intollerabile l’atteggiamento del consigliere e la pochezza del suo suggeritore (Berlato, ndr), intendo esprimere la mia personale solidarietà a Prioli: lui ed il collega hanno agito mentre erano impegnati in un servizio di scorta e quindi hanno svolto il loro dovere durante l’attività lavorativa“) visto che parrebbe che durante l’attività lavorativa un poliziotto avrete il dovere di picchiare dei civili e visto che, quindi, la magistratura avrebbe fatto male a condannarlo in ciò confermando le lodi di Donazzan al patriota, suo amico, che seppe farsi giustizia da solo contro un “magrebino di merda”, per lo meno, però, in quel caso ladro… della sua bicicletta.
Tralasciamo tutto ma rileviamo come Vicenza ormai sia ridotta a un sobborgo con un sindaco che, dopo essere stato sponsorizzato da Gianantonio Da Re (che, bisogna ricordarlo, accolse l’appello all’unità rivolto alla destra proprio dall’allora solitario sponsor di Rucco, l’ora bistrattato Sergio Berlato) mollò, con quale senso civico e di squadra non si sa, gli assessori della sua giunta candidati alle europee per un endorsement, in combinata con la sua musa povese, al foresto Da Re e che ora continua a pagare altre cambiali assessorili e di pubblici incarichi a correnti leghiste, donazzaniane e siottiane e di chiunque con lui alzi la voce.
Oggi appare tutto teso, come dicevano già allora i suoi detrattori, ad arrivare a Roma proprio quel Rucco, che proclamava il cambiamento rispetto all’era Variati ma che, visti i risultati di peggioramento, finora conseguiti nel governo e sottogoverno della città e della provincia, ci fa desiderare di innalzare un altarino all’ex sindaco ora sottosegretario agli Interni, per capacità proprie, condivisibili o meno, ma politiche e non per attitudini alla sottomissione non solo ai “dominanti” ma anche ai postulanti pur di galleggiare.
Non ha importanza se con la tessera, reale o virtuale, della Lega, che avrebbe sottoscritto a penna o a parole in piazza dei Signori il giorno in cui sul palco fece le fusa a Salvini, scortato in ogni dove da Prioli, allora sì per servizio e di più, e si accompagnò a personaggi che i soci della di BPVi li hanno utilizzati anche per “vendere” i loro voti, come dichiarò pubblicamente Luigi Ugone.
Non ha importanza la tessera (di chi vuole la forca per certi condannati, più deboli, ma ne santifica altri, più vicini al potere) ma dovrebbe importare ai vicentini che Rucco voglia arrivare a Roma portando a termine le sue missioni, la prima delle quali parrebbe essere la cessione dell’ultima bene patrimoniale di Vicenza, l’Aim, seguendo i desiderata della Lega.
Ma se dopo aeroporto, università, squadra biancorossa doc e banca nazionale anche Aim, a cui ad oggi la giunta ha fatto spendere cifre enormi per due diligence e consulenze, dovesse rischiare di passare in mani altrui nelle modalità, ignote nei dettagli ma ad oggi societariamente perdenti, noi ci inginocchiamo davanti all’altarino di Achille Variati per chiedergli di mandarci il suo angelo anche più spennato, che meglio farebbe.
E ci rivolgiamo a Sergio Berlato, che conosciamo (non vogliamo dire conoscevamo) come politico nemico del sottogoverno e dei favoritismi ma che oggi si fa costringere ad accontentarsi di un bravo militante ma non competente assessore come Mattia Ierardi pur di pareggiare, numericamente, lo scomodo e competente assessore alla legalità Isabella Dotto.
Chi la legalità e la correttezza dovrebbe amarla per professione, come l’avvocato Rucco, l’ha, infatti, fatta fuori per far contento anche chi la giustizia ama farsela da solo e/o con l’aiuto dei potenti e chi, come Da Re, in spregio ai giudici finanche di Cassazione ne boccia la condanna contro un poliziotto che ha fatto il suo dovere in servizio…: picchiare un cittadino.
Berlato alzi la testa e, se non ha la forza di opporsi alla odierna suburra vicentina degli scambi, stacchi la spina per scegliere l’unico partito che lui dice, e finora aveva dimostrato, di non mollare: quello dell’onestà, personale e amministrativa, e della lealtà con i suoi elettori.