VicenzaPiù fa suo l’appello di Miatello ai parlamentari per il Fondo di ristoro per soci traditi BPVi e Veneto Banca. L’articolo in dissenso del collega Ferdinando Giuliano

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Alleghiamo, scrive Patrizio Miatello (nella foto col prof. avv. Rodolfo Bettiol e col tributarista Loris Mazzon) per l’associazione Ezzelino III da Onara, una delle più attive tra le associazioni Unite per il fondo, quanto inviato ai parlamentari, ricordando l’importanza del Fondo di ristoro per le vittime di reati finanziari come da legge vigente, con la preghiera che approfondiscano e capiscano i motivi e l’importanza estremamente vitale che lo stesso riveste per il futuro non solo dei risparmiatori traditi, ma di tutti. Per trasparenza condividiamo l’appello come VicenzaPiù riservandoci solo di verificare quanto scritto da collega di la Repubblica a cui di seguito fa riferimento Miatello e che, comunque, pubblichiamo per voi a fine nota
A seguito di un articolo la Repubblica del 19 maggio 2018, del giornalista Ferdinando Giuliano, il quale ha attaccato il fondo asserendo che vengono pagati degli azionisti con soldi pubblici, senza conoscere la realtà, gli abbiamo inviato i motivi e l’importanza che il fondo votato all’unanimità da tutti i gruppi parlamentari riveste, sottolineando che è alimentato dai conti dormienti e l’importanza dell’emergenza sociale per tutti i rischi delle conseguenze.

Risparmio tradito, Fondo di ristoro finanziario Legge del 27 dicembre 2017 n. 205 commi 1106-1109

Nessuno può permettersi di contrastare o mettere in discussione il fondo, chi lo fa commette un crimine contro la repubblica italiana per i seguenti motivi:
1) Il fondo è stato votato all’unanimità da tutti i gruppi parlamentari di Camera e Senato per questioni di emergenza sociale e in nome e per conto di tutta la Repubblica Italiana all’unanimità. Il Governo ha provveduto a istituire il Fondo, pertanto chi è contro il Fondo è contro tutti i rappresentanti della Repubblica Italiana.
2) Ragioni perequative per i risparmiatori soci di banche cooperative trasformati in azionisti (DL 33/2015), in quanto il Decreto Legge del 25/06/2018 n. 99 andando in deroga anche all’art 2741 del codice civile, ha cancellato i diritti dei risparmiatori con la conseguenza che contro le banche in liquidazione non può essere promossa, né proseguita, alcuna azione né può essere per qualsiasi titolo promosso né perseguito alcun atto di esecuzione forzata o cautelare. Pertanto chi è contro il Fondo è contro la perequazione.
3) Sistema bancario compromesso dal sacrificio della possibilità dei risparmiatori/soci/azionisti di potere ottenere un effettivo soddisfacimento del loro diritto al risarcimento del danno patito, causato, non deve essere dimenticato, dalla mala gestione delle banche, dai controlli inefficienti , inefficaci e ritardatari, dalla ingenuità o complicità di alcuni giornalisti di riferimento, come confermato dalla Commissione di Inchiesta Parlamentare sulle Banche che ha di fatto messo in discussione tutto il sistema bancario e i relativi controlli. Pertanto chi è contro al Fondo è contro la consapevolezza dei gravi errori fatti e dei danni, che hanno compromesso la vita di persone (n 574 a rischio di suicidio sotto cura psicologica Usl come da allarme emergenza sociale lanciato a agosto 2017), oltre ad avere portato alla morte migliaia di imprese con una possibile e concreta catastrofe imminente per circa 112 mila posizioni debitorie fra imprese e privati in gran parte trasformati in debitori con l’azzeramento dei loro risparmi accantonati in quote delle ex 2 Banche popolari Venete ora in contenzioso con la SGA, con il rischio di esecuzione per 300.000 ipoteche, che ci porterebbe a una Apocalisse economica, di esecuzioni, perdite di posti di lavoro, contenzioni legali, azzeramento dei valori immobiliari, che solo con il fondo risparmio tradito istituito può essere evitata (vedi progetto fondo salva imprese presentato al Governo e alla Regione Veneto il 14/01/2018 https://ezzelinodaonara.org/veneto-progetto-fondo-salva-imprese/ )
4) Il ristoro finanziario ai risparmiatori vittime alimentato dai conti dormienti non grava sui contribuenti e sullo Stato, il fondo viene alimentato utilizzando i conti dormienti e le polizze vita dormienti, come indicato nel coma 1108 “Le risorse di cui all’articolo 1, commi 343 e seguenti, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, per un importo di 12 milioni di euro per l’anno 2018 e di 25 milioni di euro per ciascuno degli anni 2019, 2020 e 2021 e le risorse provenienti dalla Gestione speciale del Fondo nazionale di garanzia da restituire al Ministero dell’Economia ai sensi del decreto ministeriale 18 giugno 1998, n. 238, per 13 milioni di euro per l’anno 2018 sono versate all’entrata del bilancio dello Stato”. Pertanto non vengono utilizzati soldi pubblici, ma vengono risvegliati i conti dormienti presso le banche e le assicurazioni (vedi rapporto IVASS polizze dormienti ? 149 miliardi come da allegato) che per legge vanno a ristorare le vittime delle truffe bancarie o finanziarie, un risveglio che tutte le parti sociali devono attuare, compresi i giornalisti.
5) Ristoro a favore di risparmiatori che hanno subito un danno ingiusto, in ragione della violazione degli obblighi di informazione, diligenza, correttezza e trasparenza previsti dal testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria (come indicato nel comma 1106) Il reato di aggiotaggio costituisce senz’altro prova della violazione dei doveri di informazione, diligenza, correttezza e trasparenza. La violazione di tali obblighi è dimostrata dagli atti dei processi penali delle Procure di Roma (ora Treviso) e di Vicenza. Danneggiati debbono intendersi non solo coloro che di recente hanno acquistato i titoli nel decennio, ma altresì coloro che, possessori da tempi più lontani, hanno continuato a detenerli sulla base di false informazioni sul valore delle azioni a causa anche dei controlli inefficaci e ritardatari del sistema di controllo già messo in discussione dalla Commissione Parlamentare d’Inchiesta. Del resto la legge prevede espressamente le violazioni dei doveri di informazione nelle prestazioni dei servizi in cui va ricompresa la correttezza dell’informazione su quanto l’azionista possiede. Va, pertanto, respinta, come infondata la critica di chi afferma, che il fondo non potrebbe giovare a coloro che avendo un possesso ultradecennale di titoli non potrebbero ottenere dalle banche la Mifid e quindi chiedere l’ammissione al fondo. La produzione della stessa non appare necessaria ai sensi di legge, né il regolamento legittimamente potrebbe imporlo.
6) La dotazione iniziale di 100 Milioni del fondo è ovviamente insufficiente. Ma in realtà ciò non è un problema in quanto è facilmente superabile considerando che la dotazione, con la volontà politica dimostrata prima delle elezioni e dopo ancora all’unanimità di tutti i gruppi parlamentari, confermata con l’incontro del 16 maggio 2018 ancora una volta con tutti i gruppi parlamentari (Lega, M5S,PD, Forza Italia, Fratelli d’Italia, che hanno confermato alle associazioni Unite per il Fondo, la volontà di mantenere la legge vigente e la certezza di incrementare da subito il fondo considerando l’ampia possibilità dei c.d. conti dormienti e delle polizze dormienti con capienza illimitata per risolvere questo problema dato che non grava nelle tasche degli Italiani.

In definitiva, ciò che appare opportuno è una continuativa opera di pressione per l’incremento della dotazione del fondo con i conti dormienti come previsto dalla legge 266/2005, che è stato inserito nel contratto di Governo fra Lega e M5S, approvato ieri 20 maggio 2018 dai cittadini nei loro gazebi in tutta Italia.
Per quanto si è detto le azioni legali non appaiono idonee ad ottenere un risarcimento effettivo. Nondimeno non possono ritenersi del tutto inutili sia per l’effetto pressione sia, in particolare, per evitare nell’ambito dei processi penali impreviste assoluzioni dovute a carenza di iniziativa e partecipazione. Le parti civili non debbono però limitarsi ad accodarsi alle iniziative dei Pubblici Ministeri.
Dai comunicati stampa il regolamento dell’accesso al fondo non contiene “paletti” o complicazioni inutili e dal MEF è stato inviato al Consiglio di Stato, al quale nell’incontro del 16 maggio 2018 con la Dott.ssa Elena D’Angelo segreteria generale Consiglio di Stato (e.dangelo@giustizia-amministrativa.it), abbiamo chiesto e sollecitato informazioni sullo stato della pratica, che confidiamo di ricevere al più presto, tutte le forze politiche stanno operando e sollecitando il Consiglio di Stato.
Il fondo si basa sul principio di solidarietà nei confronti di chi ha subito un’ingiustizia che è stato documentato e approvato dalla Repubblica Italia e che sarà di esempio per tutto il mondo.
Nessuno può andare contro la Repubblica, giù le mani dal fondo.

 

Le proposte economiche di Lega e M5S
GLI ACROBATI DELLE BANCHE
Ferdinando Giugliano

Il Movimento 5 Stelle ama sostenere che bisogna smetterla di dare soldi alle banche. Lo ha ripetuto in settimana Alessandro Di Battista, che ha accusato «i fantomatici mercati» di non aver aperto bocca quando « si regalavano denari pubblici alle banche private » . Peccato che il programma di governo presentato ieri dai 5 Stelle insieme alla Lega proponga l’avvio di una nuova stagione di salvataggi fatti a spese dei contribuenti. Le proposte dei due partiti disegnano un sistema del credito più debole, in cui lo Stato rimborsa i risparmiatori per i loro investimenti andati a male.
I nove paragrafi dedicati alla questione bancaria nel programma di governo sono a dir poco ambiziosi. Il Movimento 5 Stelle e la Lega vogliono ridiscutere non solo le norme europee che governano i fallimenti bancari, ma anche gli accordi di Basilea, che sono concordati a livello globale. A dicembre, 45 regolatori (che comprendono la Banca Centrale Europea, oltre a quelle di Stati Uniti, Cina e Giappone) hanno concluso annose negoziazioni sui requisiti patrimoniali delle banche. Ora dovrebbero riaprire tutto, per volontà di Matteo Salvini e Luigi Di Maio.
I due leader vorrebbero che i parametri di Basilea fossero rinegoziati per aiutare la sopravvivenza e lo sviluppo della micro impresa italiana. Secondo questo passaggio del programma ( a dire il vero piuttosto fumoso), le banche dovrebbero essere in grado di trattare dal punto di vista regolamentare i prestiti alle aziende, definendoli meno rischiosi di quanto fanno al momento, in modo da concederne di più. Il problema è che la crisi del 2008 è nata anche perché le banche di mezzo mondo erogavano crediti senza valutare in maniera sufficientemente prudente i rischi. Gli accordi di Basilea che 5 Stelle e la Lega vorrebbero annacquare sono la risposta a quel crac e ai salvataggi bancari che ne sono conseguiti.
La volontà dei due partiti è particolarmente evidente nel caso di Monte dei Paschi di Siena, la banca che lo Stato italiano ha appena nazionalizzato dopo una lunga crisi. L’accordo di governo vorrebbe che la strategia della banca senese fosse riorientata in un’ottica di servizio. Questo vorrebbe dire far rientrare la politica nella gestione della banca, dopo i tanti disastri che proprio la vicinanza ai partiti ha combinato in questi anni. Il risultato sarebbe un mantenimento di costi ingiustificati e un’erogazione del credito legata più a motivi elettorali che non economici. Gli investitori se ne sono accorti: Il titolo Mps ha perso oltre il 10% in pochi giorni, causando allo Stato azionista una perdita potenziale di alcune centinaia di milioni di euro.
Anche gli altri istituti hanno molto da temere. In teoria, quando un debitore non paga, la banca può rifarsi riprendendo gli immobili in garanzia. Questa è la ragione per cui chi contrae un mutuo paga un tasso d’interesse più basso di chi chiede credito al consumo. Lega e 5 Stelle vogliono però rendere più difficile per le società finanziarie rivalersi nei confronti di cittadini inadempienti. Se questa idea fosse applicata, questo avrebbe degli effetti immediati sul valore dei crediti deteriorati che gravano sui bilanci bancari e che i nostri istituti stanno provando a vendere. Gli acquirenti offriranno un prezzo più basso sapendo che sarà più difficile recuperare le garanzie.
Le proposte di Lega e 5 Stelle, se attuate, finiranno dunque per rendere le banche italiane più deboli. Ma chi finirà per pagare il conto di un’eventuale nuova crisi? Il contratto di governo chiede di rivedere radicalmente il sistema del bail in, concordato dall’Italia in sede europea. Questo regime prevede che chi abbia investito in obbligazioni bancarie, ricevendo così degli interessi, subisca delle perdite in caso di crisi. I due partiti vorrebbero dunque tornare a un sistema in cui, per usare il linguaggio caro a Di Battista, si regalano «denari pubblici alle banche private». Per fortuna dei contribuenti italiani questa riforma è impossibile senza il consenso dei partner europei.
All’interno del programma di coalizione ci sono delle idee interessanti che meriterebbero approfondimenti: ad esempio, separare all’interno dello stesso istituto le attività di banca d’investimento da quelle di banca commerciale potrebbe aiutare a ridurre i rischi per il contribuenti. Si tratta però di un intervento complesso dal punto di vista pratico e, soprattutto, che andrebbe concordato in sede europea. Difficile immaginare possa essere attuato.
La politica del credito immaginata da Lega e 5 Stelle è l’esatto opposto di quello a cui un ” governo del cambiamento” dovrebbe aspirare. Si tratta della solita solfa, fatta di politica che s’immischia nelle banche e di perdite che poi ripiana Pantalone. C’è un solo problema: tra crolli in borsa e tassi d’interesse in risalita, qui si sta davvero scherzando col fuoco.