Angelini, senese, 61 anni, si è laureato con lode in economia nell’Università di Siena ed ha conseguito un Ph.D. in economia alla Brown University. Dal 1990 al 2011 ha lavorato presso il Servizio Studi della banca: nella sua lunga esperienza in Bankitalia è stato impegnato e ha approfondito il tema-chiave della stabilità finanziaria. Infatti dal 2011 al 2013 ha diretto la Segreteria tecnica per l’Eurosistema e la stabilità finanziaria ed è membro del comitato tecnico consultivo – in seno al Comitato europeo per il rischio sistemico – del Comitato per la Stabilità Finanziaria – nell’ambito del Sistema Europeo delle Banche Centrali – e del Consiglio direttivo dell’Einaudi Institute for Economics and Finance.
Finora dentro il direttorio – composto dal Governatore Visco, dal dg Fabio Panetta, e dai vice dg Luigi Federico Signorini, Daniele Franco e Alessandra Perrazzelli – non sono state attribuite le deleghe sulle aree di competenza.
Intanto il fronte politico torna ad interessarsi di Bankitalia. Il vice premier Matteo Salvini, ieri mattina ha ribadito che una riforma della governance di Bankitalia – che attribuisca maggiori poteri di nomina al governo e al Parlamento – va fatta e «c’è già una proposta della Lega. Io rispetto il Parlamento, sicuramente la riforma ha l’appoggio della Lega». E ha poi rincarato: «Bankitalia era pagata per vigilare. Ha vigilato?». Il pdl, che non ha ancora iniziato l’iter in Parlamento, reca le firme dei capigruppo della Lega e del M5s al Senato, Massimiliano Romeo e Stefano Patuanelli. Il progetto, nelle intenzioni dei suoi proponenti mira a «evitare che attraverso l’indipendenza si possa esulare dal sistema di bilanciamento e controllo dei poteri tipico delle democrazie liberali» e attribuirebbe quindi a Governo e Parlamento il potere di nomina dei membri del Direttorio e non più dal Consiglio Superiore della Banca (composto da 13 personalità esterne all’istituto, presieduto dal Governatore) come avviene oggi. Anche la nomina del direttore generale verrebbe attribuita, nella legge, all’esecutivo e al Parlamento e non più al Consiglio.
Insomma, un cambio profondo, che prevederebbe il parere della Bce, che deve vigilare per tutto il sistema sull’indipendenza delle banche centrali. Del tema ha parlato anche Alberto Bagnai, leghista e presidente della Commissione Finanze del Senato: il pdl di riforma «prevedo sarà incardinato a luglio, per poi avviare le audizioni e la discussione generale» ma l’iter prevede anche la richiesta di una parere preventivo alla Bce. La decisione di interpellare la banca centrale europea – ha aggiunto – è stata presa «con la presidente del Senato Casellati che aveva segnalato l’esigenza». L’obiettivo della riforma «è un adeguamento del nostro ordinamento agli standard europei più virtuosi dei paesi del Nord». E sottolinea che le norme indicate sono analoghe a quelle previste per la Bundesbank, la banca centrale tedesca.
Sul tema è stato interpellato il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nella conferenza stampa al termine del Consiglio Europeo: «Non posso commentare una proposta che non conosco, non l’ho letta» ha glissato il premier.
di Carlo Marroni, da Il Sole 24 Ore