Viktor Orbàn scuote l’emiciclo del Parlamento europeo a Strasburgo: per protesta di alcuni risuonano le note di Bella Ciao

Il premier ungherese presenta il piano per la presidenza semestrale del Consiglio dell’Unione europea

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Viktor Orbán al Parlamento di Strasburgo il 9 ottobre 2024
Viktor Orbán al Parlamento di Strasburgo il 9 ottobre 2024

“Sono venuto qui per seguire l’esempio di Mario Draghi e Emmanuel Macron per dire che l’UE deve cambiare, e oggi vorrei convincervi di questo.” Con queste parole ha aperto il suo discorso Viktor Orbán, primo ministro ungherese, davanti alla plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo. Puntando sulla sua lunga carriera politica, che supera i 34 anni, Orbán ha ricordato il precedente mandato dell’Ungheria alla presidenza dell’UE nel 2011.

Ha sottolineato come, anche allora, l’Unione affrontasse sfide economiche e geopolitiche significative, come la crisi finanziaria, la Primavera Araba e il disastro di Fukushima. Tuttavia, secondo il premier, il contesto attuale è ancora più allarmante: “La situazione è molto più grave rispetto al 2011, forse la più grave in cui l’Europa si sia mai trovata. Oggi ci troviamo di fronte a crisi che coinvolgono l’Ucraina, il Medio Oriente e l’Africa, con un crescente rischio di escalation.”

Il leader ungherese si è detto preoccupato anche in merito alla questione economica dell’Ue, affermando che l’Unione sta perdendo competitività rispetto alle altre potenze mondiali: “L’Unione europea sta perdendo terreno rispetto a Stati Uniti e Cina, e questo è un momento cruciale per il nostro destino”.

Orbán ha poi evidenziato come la riduzione della produttività e gli alti costi energetici stiano soffocando le imprese europee: “Le nostre imprese pagano l’elettricità due o tre volte di più rispetto a quelle americane, e per il gas addirittura quattro o cinque volte tanto. Questo è il risultato della nostra dipendenza dai combustibili fossili russi, che ci ha costretti a riorganizzare tutto il nostro sistema produttivo dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina”.

Proponendo un cambio di rotta, Viktor Orbán ha suggerito l’adozione di un “Patto europeo sulla competitività”. Ha aggiunto: “Lo dico chiaramente, gli Stati membri si aspettano che la Commissione riduca gli oneri amministrativi, garantisca energia a prezzi accessibili, rafforzi il mercato unico e dei capitali e accompagni gli obiettivi climatici con una politica industriale adeguata.” Il primo ministro ungherese ha poi sottolineato che la transizione ecologica, seppur importante, non sarà sufficiente a risolvere i problemi economici strutturali dell’Unione.

Orbán ha toccato anche temi sensibili come l’immigrazione e la sicurezza. A suo parere, il sistema di asilo dell’Unione è inefficace e non più adeguato. “Senza la creazione di hotspot esterni non possiamo proteggere l’UE dall’immigrazione clandestina” ha dichiarato, collegando il fenomeno migratorio irregolare a un aumento di “violenza contro le donne, antisemitismo e omofobia”. Inoltre, ha criticato l’assenza di una strategia comune a livello europeo e ha proposto la creazione di un “Consiglio Schengen” per migliorare la gestione delle frontiere.

In ambito di difesa, Viktor Orbán ha richiamato l’attenzione sulla necessità di “rafforzare l’industria bellica europea” e ha proposto una “strategia per l’industria della difesa”. Secondo il premier, la sicurezza dell’Unione non può essere garantita solo su base nazionale, ma richiede una politica comune di difesa. “L’Ungheria investe più del 2% del suo PIL nell’industria bellica, se ce la facciamo noi, potete farcela tutti” ha aggiunto con fermezza.

Il premier ungherese ha anche manifestato il suo sostegno all’allargamento dell’UE, con particolare attenzione ai Balcani occidentali. “Siamo convinti che i Balcani occidentali debbano entrare nell’Ue e che la stabilizzazione della regione sia impossibile senza l’adesione della Serbia”, ha affermato. Orbán ha poi affrontato la crisi agricola che colpisce l’Europa, affermando che “gli agricoltori europei sono a rischio di sopravvivenza” a causa delle attuali politiche agricole e ha quindi proposto “una politica agricola più competitiva e resiliente”.

Sul fronte delle politiche di coesione, ha ribadito che “i fondi per la coesione non devono essere considerati regali, ma investimenti per il buon funzionamento del mercato unico”, sottolineando che un quarto della popolazione dell’Ue vive in regioni meno sviluppate. Concludendo il suo intervento, Orbán ha ribadito la visione di un’Europa più forte e riformata: “L’Ungheria vuole essere un baluardo di libertà. Se possiamo trasformare l’UE affinché diventi la migliore versione di sé, continueremo a lottare per questo. Let’s make the European union great again.”

Le parole di Viktor Orbán hanno provocato reazioni contrastanti nell’aula: mentre alcuni eurodeputati lo hanno accolto con applausi, altri, tra cui alcuni membri della sinistra che hanno intonato “Bella Ciao” in segno di protesta, lo hanno contestato.

Tra le risposte più rilevanti, quella di Nicola Procaccini (Fratelli d’Italia), capogruppo dell’ECR, che ha lodato i molti punti in comune tra il programma ungherese e le proposte dei conservatori. Tuttavia, ha avvertito Orbán di non sottovalutare “il nostro nemico esterno: l’alleanza tra Cina, Russia, Iran e Corea del Nord, un quartetto del caos, antitesi della giustizia, della pace, della libertà, della bellezza, della democrazia e dei valori che noi conservatori difendiamo”.

Dure critiche sono arrivate dalla sinistra, in particolare da Ilaria Salis (Alleanza Verdi e Sinistra), che ha accusato Orbán di guidare un “regime illiberale” che reprime diritti e libertà. Salis ha denunciato la persecuzione delle minoranze, il controllo dei media e l’arricchimento degli oligarchi vicini al governo, affermando che “Orbán usa odio e paura per rafforzare il suo potere”.

Il discorso si è concluso tra fischi e applausi, riflettendo le profonde divisioni tra i presenti.