Villa Barbarigo a Valsanzibio di Galzignano Terme (Padova). Come un giardino del 1600 possa far riflettere sulla situazione odierna

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Villa Barbarigo a Valsanzibio (foto di Luigi Jodice)
Villa Barbarigo a Valsanzibio (foto di Luigi Jodice)

Nel 1600 a Venezia imperversava la peste nera ed era in corso la guerra contro i turchi (oggi non ci liberiamo dal Covid e abbiamo pure la paura della guerra). Così il nobile veneziano Zuane Francesco Barbarigo, aiutato dai figli Antonio e Gregorio (soprattutto da quest’ultimo, Vescovo di Padova) si trasferì da Venezia a Valsanzibio. Come voto per essersi salvato dalla peste assieme ai figli, mentre la moglie morì a Venezia colpita dal male, fece costruire una villa con un giardino allegorico sul significato della vita.

Il giardino di Villa Barbarigo a Valsanzibio ((oto di Luigi Jodice)
Il giardino di Villa Barbarigo a Valsanzibio ((oto di Luigi Jodice)

Fu concepito per portare l’uomo dall’Errore alla Verità, dall’Ignoranza alla Rivelazione attraverso un itinerario che parte dal portale di Diana, passando per il famoso labirinto fino alla Villa.

Il labirinto rappresenta i peccati e gli errori commessi dall’uomo nella sua vita. Il più pericoloso (e il peggiore) è la Superbia, che rappresenta il contrario dell’Umiltà  e che caratterizza l’uomo che ignora di non poter mai assomigliare a Dio.

Alla fine del labirinto c’è la Torre da cui l’uomo può vedere e diventare consapevole dei suoi Errori e iniziare il cammino verso la Verità e la Purificazione. Per inciso, quando pensiamo alla Superbia ci saltano in mente alcuni Capi di Stato.

Si prosegue con la Grotta dell’Eremita, in cui la persona dovrebbe fermarsi a riflettere sul cammino di vita percorso fino a quel momento, in compagnia solo di se stesso.

Si arriva quindi all’Isola dei Conigli, che rappresenta la vita sulla terra, stretta tra i confini dello spazio e del tempo. Per, nuovo, inciso, i suddetti Capi di stato proprio non lo capiscono.

La statua del Tempo, con un dodecaedro sulle spalle, nei giardini di Villa Barbarigo (foto di Luigi Jodice)
La statua del Tempo, con un dodecaedro sulle spalle, nei giardini di Villa Barbarigo (foto di Luigi Jodice)

Infine si giunge alla statua del Tempo, con un dodecaedro sulle spalle, che rappresenta i dodici mesi dell’anno, con una clessidra tra le mani, che fa riferimento al tempo che scorre, e con le ali abbassate in segno di umiltà, perché poi potranno alzarsi e raggiungere la Trascendenza e la Verità.

Solo alla fine del cammino si arriva alla Villa. La persona che conserva ancora un po’ di superbia, in altre parole, che non ha capito bene la lezione, tenterà di salire velocemente i gradini senza aver letto i sonetti scolpiti nella pietra di ognuno di essi e così verrà colpita da giochi d’acqua che la obbligheranno a fermarsi e a leggere i sonetti.

Arrivata finalmente al giardino antistante alla villa potrà ammirare la fontana a forma di fungo che rappresenta la Salvezza.

In conclusione, tutti dovremmo riflettere su questo importante percorso per raggiungere la Pace, e non la Guerra, la Prosperità e la Salute.

Maria Cristina Strocchi

Luigi Jodice