Riserva naturale statale Rovine di Circe: i resti della dimenticata Villa di Domiziano

1893
I resti della Villa di Domiziano nella Riserva Rovine di Circe.
I resti della Villa di Domiziano nella Riserva Rovine di Circe. Credits: theromandream.

Una dimora della Roma imperiale che si affaccia direttamente sul Lago di Paola e impreziosisce la Riserva Naturale Statale “Rovine di Circe”: è la Villa di Domiziano, parte dell’area protetta del Parco Nazionale del Circeo e, tuttavia, sconosciuta ai più.

Il più grande comprensorio archeologico del Circeo – Sono sicuramente altri i siti archeologici più famosi della Riviera di Ulisse, eppure la Villa di Domiziano si inserisce in uno scenario naturale e paesaggistico mozzafiato e, soprattutto, si rivela di grande rilevanza storica, non fosse altro che per il suo sistema idrico all’avanguardia che consentiva un accesso continuo all’acqua anche nelle stagioni più secche.

L’antico complesso – realizzato per volere dell’Imperatore Tito Flavio Domiziano – è datato al I secolo d.C. e sorse su un’area in precedenza occupata da stabilimenti balneari e ville patrizie: alcune di queste strutture costiere (di probabile epoca repubblicana) riuscirono a “salvarsi” e ad essere inglobate nella costruzione; altre, invece, vennero abbattute.

Nonostante si tratti di un sito archeologico poco conosciuto, la sua scoperta non è recente. I primi scavi sono stati effettuati, per volere dello Stato Pontificio, intorno al 700, epoca in cui si pensò che le rovine appartenessero all’antica Circeii: alcune statue rinvenute in loco vennero vendute e molti dei materiali di costruzione depredati ed utilizzati per ripristinare il canale romano. E non fu nemmeno l’unica occasione di saccheggio più o meno autorizzato: l’intera area è stata alla mercé di chiunque fosse in grado di ricavarne opere e materiali per rivenderli o riutilizzarli in altre costruzioni, operando una vera e propria distruzione sistematica che si è conclusa soltanto in tempi recenti, quando è diventato illegale costruire “il nuovo” a spese dell’antico.

Si è dovuto aspettare oltre un millennio anche per una interpretazione corretta dei resti: nel 1880, l’archeologo e studioso delle terre pontine Marie René de La Blanchère cominciò ad avere le giuste intuizioni che, successivamente, vennero confermate da altri colleghi (Giuseppe Lugli e Italo Gismondi) negli anni ’20.

Ieri e oggi – La Villa di Domiziano ha avuto una storia lunga e “affollata”: è rimasta in piedi ed è stata utilizzata, infatti, fino al III-IV secolo d.C., anche perché facilmente raggiungibile dalla Via Severiana (completata nel 198) che ebbe il merito di rendere più agevoli i collegamenti con Roma. Nonostante gli scempi compiuti nei secoli, sono riuscite a pervenire sino a noi diverse statue, come quella dell’Apollo di Kassel (oggi conservata proprio a Kassel, in Germania), replica di un famoso originale greco, ma c’è ancora tanto da scoprire e da scavare: purtroppo, le radici dei pini piantati lì intorno negli anni ’40 rendono tutto più complicato e, infatti, gran parte del comprensorio è ancora inaccessibile.

Ma sappiamo molto di quella che deve essere stata la struttura originaria di questa articolata e ricchissima residenza imperiale.

Le aree in cui si divideva erano tre:

  • la zona termale-balneare, costituita di diversi ambienti, incluse le latrine e una palestra porticata;
  • la zona residenziale, verso nord, puntellata di quelle strutture preesistenti riadattate allo scopo;
  • la zona dell’acquedotto e delle cisterne, posta ad una quota rialzata e cuore pulsante dell’intero complesso.

Testimonianza tangibile delle capacità ingegneristiche dei Romani, questa articolata rete idrica era, in effetti, l’unica componente in grado di assicurare la permanenza in loco durante tutte le stagioni, poiché la villa sorgeva molto distante dalle sorgenti naturali e, oltretutto, ai tempi di Domiziano la Pianura Pontina era certamente ancora profondamente paludosa; pertanto, rappresentava un insormontabile ostacolo naturale. E poi, il Lago di Paola sul quale la residenza era stata costruita è di acqua salata!

Tutte le sale erano decorate con pavimenti in opus sectile e, nella parte meridionale, sono stati riscontrati degli ambienti che si ipotizza venissero sfruttati come magazzini. Ogni settore riceveva acqua potabile a sufficienza per tutto l’anno: merito, come detto, dell’imponente impianto idraulico centrale che si alimentava, tramite la cisterna più grande, dall’acquedotto proveniente da Molella. Venne addirittura creato un canale navigabile per assicurare una porta d’accesso direttamente dal mare, superando la lingua di sabbia che separa il Tirreno dal lago.

Per Fastionline, che si occupa degli scavi archeologici nel Mediterraneo, si tratta di “una delle residenze imperiali più importanti e meno indagate del panorama laziale“.

La Villa di Domiziano, com'era.
La Villa di Domiziano, com’era. Credits: Circei.

Come visitarla – La Villa di Domiziano è raggiungibile via terra o via lago (in battello) sia da Sabaudia che da San Felice Circeo: tuttavia, non è aperta al pubblico e può essere visitata soltanto con guide autorizzate.