Villa Lanzi alle Vegre ad Arcugnano sui Colli Berici

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villa lanzi alle vegre
Villa Lanzi alle Vegre

Da Storie Vicentine la storia di Villa Lanzi alle Vegre ad Arcugnano sui Colli Berici.

Il territorio vicentino ha la straordinaria caratteristica, come altre province del Veneto, di essere cosparso di ville edificate nei secoli scorsi che rappresentano un patrimonio di grande valore di storia locale e di bellezza. Bisogna constatare purtroppo che non sempre nel tempo questo patrimonio è stato salvaguardato come la sua importanza avrebbe meritato, specie negli anni da metà Novecento in poi con la crescita inconsulta di aree urbane e industriali che hanno stravolto le nostre campagne. Qualche esemplare è stato oggetto di incuria, di spogliazione, di penoso abbandono, qualche volta l’oltraggio si è spinto fino alla demolizione o a modifiche strutturali; molto più spesso la selvaggia aggressione urbanistica ha sconvolto sia tali architetture sia l’ambiente rurale e il paesaggio in cui erano sorte.

Le ville della provincia di Vicenza, fin dagli anni cinquanta del Novecento, furono oggetto di studio da parte di un autorevole storico dell’arte vicentino e grande esperto della cultura veneta, il professor Renato Cevese (1920-2009). Ad esse egli dedicò studi ininterrotti e
numerose pubblicazioni, setacciando palmo a palmo la campagna vicentina con l’intento
di catalogare queste testimonianze storiche, dalle più bonarie architetture fino alle più
raffinate e pregevoli. Le ha descritte e studiate stendendo un censimento accurato, aggiornato in successive pubblicazioni fra le quali notevole è l’edizione del 1971 della
Rusconi, che è stata ed è tuttora un punto di riferimento per gli studiosi della materia.

villa lanzi
Villa Lanzi alle Vegre

Eppure qualche esemplare è sfuggito alle ricerche dello studioso. È il caso di una villa situata a mezza costa tra i boschi delle colline che circondano le valli di Fimon, nel comune
di Arcugnano, in una piccola borgata con poche vecchie case tra cui una villa di antica
origine con annesso il suo oratorio. Certamente negli anni successivi il professor Cevese fu reso edotto di tale omissione, tanto è vero che in una lettera del 1980 da lui indirizzata al proprietario della villa, dottor Chiesa, sottolineava il suo valore storico e architettonico,
elogiando la pregevole loggetta quattrocentesca, e prometteva di inserire la villa nella nuova edizione del repertorio che aveva in programma di pubblicare nel 1981.

Tuttavia la villa delle Vegre, pregevole per la sua architettura e per il contesto in cui
si conserva, non comparve nemmeno nel voluminoso “Ville venete: la provincia di
Vicenza” a cura di Donata Battilotti, pubblicato nel 2005, in cui la studiosa apportò ben ulteriori 200 esemplari di ville vicentine in aggiunta al repertorio del professor Cevese.

Le Vegre è un piccolo e antico insediamento rurale nei Berici, situato in una posizione tra le più appartate e felici dal punto di vista paesaggistico, a mezza costa di un versante che si affaccia sulle Valli e offre una vista incomparabile sulla pianura e sui colli circostanti. Con il termine “vegro” nei Colli Berici ed Euganei, e nel Veneto in generale, si intendono
solitamente i terreni aridi, sassosi e improduttivi. Sono di origine sedimentaria, formati dall’accumulo di depositi calcarei soprattutto in scaglia, che talvolta sono stati messi in coltura dall’uomo ma che, a causa della ridotta fertilità e della difficoltà di lavorazione, sono stati poi, col passare degli anni, per la maggior parte abbandonati in quanto per l’appunto terreni scarni, disseminati di pietrisco e faticosi da lavorare. Tuttavia in essi la mineralità
antica di fossili e la sedimentazione marina rendono possibile una proficua coltivazione della vite.

santa teresa
Immagine di Santa Teresa

Villa Lanzi alle Vegre è di antica fondazione come dimostrano le robuste colonne e i capitelli di un portico al piano terreno; secondo una tradizione locale sarebbe stata una sede conventuale nel 1200. Ha ben conservati alcuni interessanti elementi architettonici di fine Quattrocento e Cinquecento tra i quali un’armoniosa loggetta con pilastri e capitelli finemente lavorati che viene messa in evidenza, tra il portico e il sottotetto, con una cornice marcapiano in pietra. Suggestiva è la grande cantina con il soffitto a volta in mattoni. Non è stato possibile risalire ai più antichi proprietari della villa: l’unico stemma in pietra applicato sotto la bifora della loggetta è di recente fattura; di sicuro apparteneva ai Lanzi fin dal primo Settecento.

Secondo il giornale dell’Accademia Araldica italiana “la famiglia Lanzi, detta anche Lanci, era originaria di Casteldaldo in Emilia, antichissimo feudo dei Conti Sessi di Reggio, che poscia trasferonsi in Vicenza”. Di questa famiglia vicentina non si hanno molte notizie documentate salvo un’orazione in morte del padre Pier Paolo Lanzi, carmelitano scalzo, recitata in Vicenza il giorno 8 luglio 1819. I Lanzi avevano in città il loro palazzo e altre case: palazzo Lanzi poi Biego, Giaconi, Bonaguro, in piazza XX Settembre, angolo contrà S. Lucia, progettato da Francesco Antonio Ziggiotti e che risultava parzialmente costruito nel 1769, monumentale residenza in stile scamozziano.

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L’altare in marmo

Dirimpetto alla propria abitazione di campagna nella contrada delle Vegre, all’altro lato della strada, la famiglia Lanzi eresse nel 1771 un oratorio, dedicandolo a Santa Teresa, come testimonia la scritta posta sulla facciata: “D.O.M. (ET) DIVAE THERESIAE SACRARUNT FRANCISCUS ET CAJETANUS FRATRES LANZI MDCCLXXI”.
La piccola cappella presenta una facciata lineare con due lesene laterali che sostengono lo sporto sommitale in rilievo come un timpano, ma privo di base, al cui centro è murata la lapide dedicatoria; più sotto una bella porta con contorni e timpano in pietra e l’unica finestra pure contornata in pietra. L’interno è di forma rettangolare, privo di sacrestia.

Gaetano Maccà (nel quinto tomo della Storia del Territorio Vicentino, pubblicato nel 1813) sotto la storia di Pilla cita l’oratorio di S.Teresa di Casa Lanzi “distante dalla parrocchiale circa un miglio, pure senza officiatura” e riporta l’iscrizione scolpita sulla lapide nella facciata, con la notizia che nel 1772, il 5 ottobre, fu concessa licenza al rettore della parrocchia di Arcugnano di poterla benedire. Per quanto riguarda il suo interno afferma che “alla parte dell’Evangelio dell’altare sta appeso al muro un quadro dipinto dal celebre pittore Leandro da Ponte. Rappresenta S. Antonino domenicano Arcivescovo di Firenze che dispensa limosine ai poveri”; tela di cui attualmente non resta traccia.

pala
La pala d’altare attribuita a Gianbettino Cignaroli

La chiesetta è dedicata a Santa Teresa d’Avila, la santa riformatrice dell’ordine carmelitano, ordine caro alla famiglia visto che uno dei fratelli Pier Paolo, al secolo Marco Antonio, figlio del conte Tommaso Lanzi e di Anna Pecorini, nato nel 1742, apparteneva all’ordine religioso dei carmelitani scalzi. Qualcosa deve essere cambiato negli anni successivi per quanto riguarda la devozione familiare che si orientò verso lo spirito domenicano. Infatti esistono tuttora all’interno della chiesetta due statue settecentesche in pietra raffiguranti San Domenico, fondatore dei predicatori e Santa Caterina da Siena, due grandi santi dell’ordine
domenicano che solitamente sono ritratti a fianco della Madonna del Rosario.
Di un certo pregio è l’altare in marmo policromo risalente all’origine dell’oratorio e forse anche la campanella sul tetto. Di valore, ma di altra provenienza, sono un quadretto della crocifissione e la pala d’altare. Quest’ultima è assegnata a Giambettino Cignaroli (1706-1770), pittore veronese famoso e richiesto al suo tempo, e ritrae S. Antonio che stringe tra le braccia il Bambino ricevuto dalla Vergine al di sotto di un albero nodoso e di alcuni angioletti in cielo, mentre nell’estremità in basso è aperto un libro ove solitamente l’autore apponeva la sua firma.

san domenico
Statua raffigurante San Domenico

Secondo uno scritto non datato di Don Tarcisio Pirocca, che fu parroco del paese di Perarolo per un ventennio dal 1977 fino al 1997, la chiesetta il giorno 12 ottobre del 1772 fu benedetta dal rettore di Arcugnano che, in presenza del suo cappellano e di molti altri parrocchiani, vi celebrò la prima Santa Messa. Un figlio di Gaetano rinnovò il nome del
nonno paterno, Tommaso, ma morì alla tenera età di 5 anni e 6 mesi come ci attesta
una seconda lapide conservata all’esterno della chiesa: “THOMAS LANZI CAIETANI FI-
LIUS ANGELOS FORMA ET SPIRITU IN(TE)R ANGELOS MIGRAVIT AETATE SUAE AN.V.M.VI.VIIII XBR.MDCCLXXX”. A seguito del rifacimento della pavimentazione interna in epoca recente, nient’altro rimane di eventuali altre sepolture di famiglia.
Nella visita pastorale del Vescovo Zaguri (1787-1785) l’oratorio annesso alla casa padronale dei signori Lanzi è citato con l’emissione di un decreto con provvedimenti riguardanti lo stato e il decoro dell’edificio sacro sulla base delle norme sinodali.
Ai giorni nostri la Fattoria Le Vegre porta avanti con successo tramite i suoi proprietari, la famiglia Chiesa, la missione per la quale è nata secoli addietro, ossia la coltivazioni delle terre come azienda vitivinicola.

La Fattoria ha ricevuto nel corso degli anni importanti riconoscimenti nell’ambito dei concorsi enologici per la sua produzione in particolare di Tai Rosso, Cabernet, Merlot, Sauvignon, Garganega e Chardonnay. La villa offre inoltre un servizio di agriturismo con la possibilità di alloggio per quegli ospiti che desiderano un soggiorno immerso in un angolo di natura ricco di genuina bellezza, ristoratrice dello spirito.

Di Luciano Cestonaro da Storie Vicentine n. 13-2023