Negli ultimi due secoli della Repubblica di Venezia nascono in Riviera del Brenta dimore dalle dimensioni piuttosto ridotte, ma di grande sfarzo e fascino. È proprio in questo periodo, precisamente nel 1719, che viene costruita Villa Widmann, un complesso composito, ma armonico in cui gli spazi si definiscono e si determinano per funzioni specifiche.
Villa Widmann e la vita in Riviera
I nobili veneziani si trasferivano durante il periodo estivo in Riviera del Brenta per trascorrere le loro giornate tra ozi e divertimenti. Arrivavano in carrozza o con la barca navigando il navilio della Brenta denominato “prolungamento del Canal Grande” e utilizzavano il burchio, la tipica imbarcazione veneziana abbellita talvolta con intarsi lignei, decorazioni e drappi con il fondo piatto per poter accedere nel canale anche quando l’acqua era molto bassa.
Dal 13 giugno, giorno della festa di Sant’Antonio patrono della città di Padova, la Riviera si animava così di uno spirito di mondanità e festa e i ricchi signori veneziani si sentivano più liberi di trasgredire alle regole. Le feste erano la dimostrazione del grado di benessere dei ricchi signori che entravano in competizione nell’organizzare feste di grande sfarzo in cui spendevano interi patrimoni per ostentare il loro potere economico fino ad arrivare ad affermare le loro famiglie e a perdere le loro ricchezze.
Il parco era dedicato a chi voleva passeggiare o sedersi in compagnia all’ombra della vegetazione, ma era anche il luogo delle rappresentazioni teatrali, in particolar modo la famiglia Widmann era molto amica di Carlo Goldoni, per questo lo stesso commediografo veneziano si recava presso Villa Widmann di Mira e in quella che Lodovico Widmann possedeva a Bagnoli di Sopra nei pressi di Padova a rappresentare le sue brillanti commedie.
La storia di Villa Widmann
Deodato Seriman, appartenente a una famiglia persiana di origine armena, ricevette in dote dai Tornimben un palazzetto in località Rescossa (Mira). È probabile che lo Seriman abbia adattato il palazzetto alle proprie esigenze con una prima ristrutturazione, da alcuni studiosi attribuita a Andrea Tirali (Venezia 1660 circa – Monselice 1737). La data è riportata sulla porta d’accesso alla stanza centrale: 1719. Fece costruire anche il muro di cinta adornandolo con statue, la barchessa e l’oratorio.
Nella metà del secolo gli eredi Serimann vendettero la villa ai Serbelloni, famiglia nobile tra le più facoltose di Milano. Forse per esigenze legate agli aspetti mondani, i Serbelloni operarono un’ulteriore modifica alla villa.
Nel catasto napoleonico del 1818 i Serbelloni risultano ancora proprietari della villa. Non è noto l’anno in cui fu acquistata dai Widmann Rezzonico, comunque entro il 1834. Dopo taluni passaggi di proprietà, nel 1898 vennero ad abitare gli sposi Elisabetta Widmann Rezzonico e suo marito Pietro Foscari sino al 1970 quando l’ultimo erede la vendette al Commendatore Settimo Costanzo.
Diversamente dai precedenti proprietari Costanzo iniziò ad abitare tutto l’anno nella villa, per questo commissionò dei lavori di ristrutturazione e restauro che portano la villa agli antichi splendori portando elettricità e riscaldamento, il magnifico lampadario in vetro di Murano e i due bagni nel piano superiore. Nel 1984 la villa viene venduta alla Provincia di Venezia, ora Città Metropolitana.
Il parco
La sistemazione del verde risale all’Ottocento con la creazione di un parco a carattere naturalistico, che è quello che possiamo vedere ancor oggi. Anticamente l’orto si trovava al posto della serra che si presenta come un corpo di fabbrica a un piano e che risale probabilmente agli inizi del Novecento, come appare dalle mappe catastali dell’epoca. Un elemento caratterizzante del parco è il laghetto, di creazione sicuramente tardo ottocentesca, che presenta un cordolo di cemento e non possiede canali di afflusso o di deflusso delle acque ed è caratterizzato soltanto da numerose piante di cipresso delle paludi immerse nell’acqua. Poco distante da laghetto e dalla collinetta, all’interno di un gruppo di ippocastani disposti a cerchio, è situato un gazebo in pietra con copertura in ferro battuto e tavolo lapideo al centro.
Le decorazioni
La decorazione a fresco di Villa Widmann comunemente era attribuita al Tiepolo; studi recenti indicano invece in Giuseppe Angeli l’autore. Angeli fu incaricato di affrescare la villa all’incirca nel 1765 dopo la rinuncia del Tiepolo chiamato alla corte di Madrid. Il salone centrale è completamente rivestito di affreschi che lo trasformano in un vero gioiello. La stanza si eleva per due piani e sulle pareti corre tutto attorno un ballatoio, protetto da una ringhiera in ferro con pareti dorate.
Le superfici della stanza sono ricoperte da ornati e figurazioni. Fiori e frutta stupendamente dipinti si susseguono lungo le campiture e le cornici per modellarsi nelle più svariate volute. Le cornici bianche dai motivi roccocò piene di volute, conchiglie e rabeschi rinchiudono le campiture, i riquadri figurativi e incorniciano le porte e le finestre. Le pareti lunghe si aprono in due grandi riquadri che si prolungano nel tema anche nei quattro stretti rettangoli; sul soffitto risalta il bellissimo omaggio ai Widmann. Le quadrature decorative, grazie ad una sapiente disposizione delle immagini e degli squarci di cielo, ampliano lo spazio conferendogli allo stesso tempo un’impronta signorile ed elegante.
Curiosità
Una graziosa sala è dedicata alla gondola e ai mestieri artigianali ad essa legati. Qui si custodisce uno dei pochi esemplari di felze, la tradizionale copertura delle imbarcazioni veneziane. Da non dimenticare nella visita il Porticato della Barchessa che racchiude un Campiello in stile veneziano e la collezione di antiche carrozze.