Le ville del Palladio non erano pensate esclusivamente per la vita quotidiana e il benessere dei proprietari. Erano perlopiù dei complessi produttivi, funzionali alle attività agricole, comprensivi di campi coltivati, di depositi e di stalle, tutti inseriti in un contesto armonico. Al pari delle dimore, quindi, anche l’ambiente paesaggistico circostante va tutelato. Campagne, fondi agricoli, corsi d’acqua, coltivazioni, assetti viari dell’epoca sono da salvaguardare e valorizzare. «Spesso, invece, sono trascurati» osserva l’architetto Sandro Baldan, funzionario della Regione Veneto che sull’argomento ha pubblicato “Contesti paesaggistici delle ville di Andrea Palladio” .
Edito dalla Regione, più che un libro è un atlante cartografico integrato da mappe storiche, immagini ed approfondimenti sulle 24 ville palladiane che fanno parte del “Patrimonio Unesco”. Risultato di uno studio meticoloso e del contributo di autorevoli studiosi della materia, il volume non solo ne rileva il valore architettonico, ma stringe l’obiettivo sui rispettivi contesti ambientali e paesaggistici che sono parte integrante delle strutture.
Realizzato in collaborazione con una ventina di istituzioni, tra cui l’archivio di Stato austriaco, l’istituto geografico militare di Firenze, gli archivi di Stato del Veneto, il ministero per i Beni Culturali, il Centro internazionale di studi di architettura Andrea Palladio, l’atlante documenta, per la prima volta, le trasformazioni territoriali dei contesti paesaggistici delle ville che si sono succedute nei secoli. Una pubblicazione unica, scaturita dagli studi per l’elaborazione del Piano Paesaggistico regionale. È consultabile nelle amministrazioni comunali e nelle biblioteche dei Comuni che ospitano le ville palladiane, in quelle universitarie e dei principali istituti culturali veneti, negli Archivi di Stato e nelle Sovrintendenze regionali.