Com’era prevedibile, dopo quattro anni dal disastro di Veneto Banca, la Giustizia non è riuscita a prospettarne una spiegazione diversa da quella che, nelle immediatezze, è stata accreditata da Banca d’Italia: la causa di tutto sarebbe da ricercarsi nelle malefatte di Superconsoli, padre-padrone dell’Istituto che, per anni, sarebbe riuscito ad ingannare tutti, sindaci, dirigenti, revisori e, soprattutto, ispettori, attenti e solerti, della Vigilanza.
Se non fosse anche tragica per migliaia di risparmiatori truffati (e per il diretto interessato), questa soluzione sarebbe di un pressapochismo sconcertante, per tanto inverosimile essa sembra. Ma, come si può pensare che, dopo aver superato i severi stress test europei del 2014, la banca sia poi crollata in brevissimo tempo, per una sua gestione scorretta, riconducibile ad un’unica persona, per quanto superman? Si ricordi che gli stress test servono a stabilire se un istituto di credito, fra i più grandi, sia in buona salute e, come tale, possieda sufficiente capitale al fine di reggere a fronte di eventuali impatti catastrofici derivanti da un contesto macroeconomico instabile. Neppure il più maldestro manager bancario sarebbe riuscito a fare un simile disastro in un così breve lasso di tempo, pur se avesse scientemente e volutamente agito ai danni della banca di cui fosse dipendente.
Mi pare, dunque, che la recentissima decisione del giudice del Tribunale di Treviso Gianluigi Zulian (di rinviare a giudizio Vincenzo Consoli per tutti i capi di imputazione formulati a suo carico) sia fondata non su coerenti convincimenti giuridici, tratti dal quadro probatorio, bensì su una preordinata scelta di continuare sulla strada, fin dall’inizio tracciata da Bankitalia e dalla Procura della Repubblica di Roma, di costruire un unico responsabile di tutto, per sviare i tanti, tantissimi sospetti dell’esistenza, a monte, di opache manovre di sistema, magari sfuggite alle previsioni ed ai controlli degli stessi ideatori. Non a caso, la Procura di Roma (nella fase iniziale, in cui aveva preteso la trasmissione a sè degli atti raccolti da quella di Treviso) aveva pensato di affidare ad un ispettore di Bankitalia (Luca Terrinoni) il compito di ricercare, a tutti i costi, criticità comportamentali di qualsiasi tipo a carico di Superconsoli, magari pescando da gossip e da notizie sensazionalistiche, suscettibili di far scandalo e, così, di confondere le acque e sviare l’attenzione dei soci truffati. Il lavoro del consulente del PM romano non ha risparmiato neppure presunti amici di Superconsoli, predestinato alla lapidazione nella pubblica piazza …
Si sperava che almeno il giudice di Treviso avesse il coraggio e la determinazione di rettificare la rotta giudiziaria delineata nella capitale e di approfondire l’indagine, alla ricerca della verità; ma evidentemente il tempo incalza e la prescrizione incombe. Meglio che essa si consumi nelle mani di altri giudicanti; magari quelli di appello.
Purtroppo penso che il tracciato di questo giudizio (per l’immensa soddisfazione di Bankitalia) sia già delineato …
Giovanni Schiavon
Magistrato
già presidente dei tribunali di Belluno e Treviso
Qui la nuova storia di Superman… Consoli
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