Vini francesi pregiati bianchi e rossi. “Wine Specialists Journal”: Bordeaux e Loira da Tripla A

875
Vigneti e vini francesi di Bordeaux, credits france.fr

Il nostro tour virtuale tra i migliori vini francesi, soprattutto AOC (corrispondente alle nostre DOCG), non poteva non approdare nella zona che può a buon diritto vantare i più pregiati, famosi e costosi vini al mondo. Ci troviamo nella parte occidentale della Francia, nella regione della Loira, più a nord, fino a scendere verso sud, dove ci fermeremmo volentieri anche tutta la vita nella regione del Bordeaux per degustare quegli ottimi vini rossi prodotti dai vitigni Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Merlot, proprio quelli che hanno avviato non solo in Francia la produzione del famigerato taglio bordolese.

Clos de la Coulée de Serrant, Nicolas Joly, 2019 alc 15% vol.

Clos de la Coulée de Serrant, Nicolas Joly, 2019
Clos de la Coulée de Serrant, Nicolas Joly, 2019

Cominciando il nostro viaggio dalla Valle della Loira, veniamo ammaliati da questo Clos de la Coulée de Serrant, un vino naturale, biologico e biodinamico, prodotto dal 1962 da Nicolas Joly e certificato dal 1981. Ci accingiamo a degustare uno dei vini francesi bianchi più apprezzati al mondo, che rientra anche nella selezione italiana delle Triple A (Artisti Artigiani Agricoltori). La caratteristica di questo nettare è la fermentazione malolattica, che si svolge naturalmente durante l’affinamento del vino base nelle tonneaux da 500 litri (il doppio rispetto alla barrique) già utilizzate ed esauste. Il vino si presenta di un bel colore dorato carico, senza unghia, brillante. Il primo sentore al naso è carico: percepiamo un fruttato di melone giallo, banana, mela cotogna, pera e papaya, passion fruit, oltre ad un floreale di giglio e mimosa, fresie e zagara. Tra le erbe aromatiche si avverte il rosmarino e il coriandolo, mentre nel minerale una leggera pietra focaia. Lentamente tra le spezie emergono curcuma e zafferano e poi tra le tostature vi è una vaniglia imperante e tabacco da pipa, mandorla. L’olfatto si apre ancora ai sentori balsamici di resina e aghi di pino con una leggera nota di mentolo, che termina tra gli eterei con una sensazione di miele di acacia. Non può che classificarsi come un vino dall’intensità olfattiva decisamente lunga con una qualità definita. Al primo sorso è secco, caldo di alcol, avvolgente e citrino. È un vino in evoluzione con una persistenza assolutamente lunga. Le prospettive di consumo sono analoghe a quelle di altri vini francesi bianchi, tra cui lo champagne: può ancora affinare per stemperare la grande acidità. Nell’abbinamento noi lo consigliamo con un piatto dotato di una discreta componente di grassezza, ad esempio un risotto a base di mare oppure un risotto all’ostrica.

Pauillac AOC, Bordeaux, 2015, alc. 13,5% vol.

Pauillac AOC, Bordeaux, 2015
Pauillac AOC, Bordeaux, 2015

La storia dell’enologia prende le mosse proprio da questi vini francesi rossi della regione intorno a Bordeaux, una zona climaticamente temperata, lambita dal vasto estuario della Gironda, che riceve a sua volta le acque della Garonna e della Dordogna, e sfocia infine nell’Oceano Atlantico. La zona più nota della regione del Bordeaux è sicuramente il Médoc, situato più a nord, da cui ci derivano prodotti enologici capaci di elevarsi di anno in anno, ottimi da bere, ovviamente, ma ultimamente rappresentano anche dei buoni investimenti come bene rifugio, nella consapevolezza che il loro valore può solo aumentare con il passare del tempo. Il Pauillac è un blend di Cabernet sauvignon (circa 55%), Merlot (40%) e Petit Verdot, tipico della zona. Dal colore rubino pieno, limpido e compatto, al naso si presenta con un bouquet intenso che ci inebria immediatamente. Si percepisce il fruttato di prugna, ciliegie sotto spirito, visciole, carrube, ribes, more, marmellate di frutti di bosco e poi il floreale di viola e un leggero geranio. Riusciamo ad avvertire una piccola nota di peperone nel vegetale, mentre tra le erbe aromatiche abbiamo sentori di salvia, origano, timo, maggiorana. Oltre ai sentori minerali di grafite, percepiamo anche spezie di chiodi di garofano, pepe nero, paprica dolce, rabarbaro, genziana e assenzio. Tra le tostature avvertiamo il cacao amaro e un sigaro dolce che lascia lentamente il passo ad un balsamico fresco di eucalipto. Non possono mancare, come in tutti i grandi vini francesi, sentori eterei di asfalto e smalto, sensazioni olfattive che ne fanno un vino dall’intensità lunga, dalla complessità ampia e dalla qualità definita. Al sorso appare secco, caldo, avvolgente, citrino, con tannini setosi. È un vino molto fresco per essere un rosso e risulta di sicuro in evoluzione, giacché negli anni può solo migliorare, come tanti altri ottimi vini francesi. Per gli abbinamenti noi lo vedremmo bene insieme ad un’ottima bistecca, una fiorentina sarebbe l’ideale.

Di Erika Lumento e Michele Lucivero.