Vini del Piemonte: Nizza DOCG e Barolo DOCG al Wine Specialists Journal

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Il Piemonte tra Langhe, Barolo e Barbera
Il Piemonte tra Langhe, Barolo e Barbera

Dopo l’incursione nel territorio francese, tedesco e austriaco, rientriamo in Italia, in Piemonte in particolare, per degustare alcuni vini che costituiscono la memoria storica e la genesi dell’enologia italiana, sin da quando l’onorevole Camillo Benso, Conte di Cavour, decise di portare la viticultura e l’enologia italiana ai livelli di quella francese, di cui era un grande estimatore.

Al Wine Lab di Partesa, svoltosi a Trani presso il ristorante Gotha, si sono presentate diverse case vitivinicole del Piemonte, ma in questa tornata vogliamo descrivervi due interessanti e tipici vini rossi della regione che vanta il maggior numero di Denominazioni di origine controllata e garantita. Abbiamo, infatti, degustato un Nizza DOCG di Gianni Doglia, produttore che abbiamo avuto il piacere di conoscere personalmente nell’occasione, e un Barolo DOCG di Davide Fregonese.

Barbera Nizza DOCG Viti vecchie 2020 di Gianni Doglia, 15% vol.

 

Nizza Viti Vecchie di Gianni Doglia
Nizza Viti Vecchie di Gianni Doglia

Gianni Doglia, enologo e profondo conoscitore del territorio del Piemonte, ha voluto presentare personalmente i suoi prodotti al Wine Lab, testimoniando concretamente la passione che i genitori e i suoi predecessori gli hanno trasmesso durante gli anni. I suoi sedici ettari di vigneti si trovano a Castagnole delle Lanze, in provincia di Asti, e sono coltivati direttamente da lui e dalla sua sorella Paola, produttori che hanno deciso di rimanere una piccola azienda a conduzione familiare con lo scopo di dedicare un’attenzione particolare all’intera filiera produttiva. Certo, loro ci mettono passione ed esperienza, ma inutile nascondere che ci troviamo in un territorio vocato alla produzione enologica d’eccellenza, non a caso Patrimonio dell’UNESCO. Tra le varie proposte di Gianni Doglia, abbiamo degustato un Barbera Nizza DOCG Viti vecchie, un rosso prodotto da vitigni Barbera della zona di Nizza Monferrato che hanno ben 45 anni. Caratteristico è anche il processo di vinificazione, infatti, dopo la macerazione il vino il vino affina in barriques nuove e già usate per circa 18-24 mesi e riposa per altri 6 mesi in vasca d’acciaio per favorire una stabilizzazione naturale. Alla vista si presenta di un rosso rubino limpido e trasparente, mentre al naso emergono sentori di lampone, ciliegia, more, un florale definito di viola, ma anche sentori eterei e balsamici tipici di un vino dalla persistenza lunga e dalla qualità definita. All’assaggio i tannini sono ancora poco polimerizzati, in fondo è un vino giovane che ha bisogno di affinare ancora, ma è evidente la struttura e l’equilibrio di un vino che tra qualche anno potrà dare grandi risultati, così come è già successo al suo predecessore del 2019, vincitore del premio Falstaff.

Barolo Cerretta DOCG di Davide Fregonese, 14% vol.

Barolo Cerretta di Davide Fregonese
Barolo Cerretta di Davide Fregonese

Non nasce viticultore Davide Fregonese, ma da grande estimatore del mondo del vino e imprenditore, ad un certo punto decide di comprare in Piemonte due cru: Cerretta, 0,75 ettari di cui 0,5 a Barolo e 0,25 per il Langhe Nebbiolo e 0,5 ettari a Prapò. Non contento, la vena imprenditoriale lo porta anche in Sicilia, dove acquista una vigna sulle pendici dell’Etna per produrre un Etna Rosso da nerello mascalese al 100%. Siamo al cospetto di un vino che rappresenta non solo la produzione per antonomasia del Piemonte, ma anche di tutta l’Italia, giacché, insieme al Chianti, il Barolo è il vino rosso più rinomato e richiesto all’estero. Fregonese produce, dunque, tre vini in Piemonte e noi abbiamo degustato il Barolo Cerretta, che fa fermentazione in vasche di cemento a contatto con le bucce per circa 25 giorni, con rimontaggi giornalieri e un déléstage a metà periodo. Dopo la macerazione, il vino affina dai 18 ai 30 mesi in base all’annata in botti da 25 ettolitri di rovere francese della Foresta di Fontainebleau. Di colore rosso rubino intenso, brillante; al naso spicca il profumo di frutti rossi e un floreale di potpourri, con un corredo di aromi terziari da affinamento molto marcato. All’assaggio è delicato nei tannini, secco, con una acidità pronunciata, ma assolutamente equilibrato ed elegante, avvolgente con un corpo strutturato. Insomma, il Piemonte non delude mai le aspettative e le Langhe si confermano un terroir di grande qualità, oltre che di mirabile bellezza.

di Donatella di Meo e Michele Lucivero.


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a cura di Michele Lucivero

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