Ha appena chiuso il sipario la 54° edizione della Vinitaly. Protagonista del tappeto rosso il nettare di Bacco italiano che nel 2021 ha raggiunto un record con 7 miliardi di esportazione. Un successo, sinonimo di ripresa, smorzata dalle dichiarazioni del titolare delle Politiche Agricole, Carlo Patuanelli, presente alla prestigiosa kermesse enologica internazionale, tenutasi a Verona dal 10 al 13 aprile.
Secondo il ministro dell’Agricoltura «il vino nazionale ha resistito alla Pandemia con brillanti risultati di vendita, ma ora si confronta con una nuova crisi economica internazionale, causata dalla guerra Russo – Ucraina, che aggiunge alle imprese nuovi extra – costi di produzione. Oneri aggiuntivi sopraggiunti, determinati dagli aumenti nel settore delle fonti energetiche, anche del 100%».
Considerazioni che delineano una vera e propria emergenza, quella dell’aumento dei costi di produzione, che vede il comparto vitivinicolo particolarmente coinvolto per gli straordinari aumenti di materie prime funzionali alla propria produzione, quali vetro e carta, beni peraltro “onnienergivori“.
In questa prospettiva i 15 miliardi stanziati in generale dal Governo per la problematica energetica, a cui dopo Pasqua se ne aggiungeranno altri 5, potranno rallentare le difficoltà economico finanziare del comparto. Ma rimangono soluzioni palliative, misure tampone, che contribuiranno a implementare un mix di luci e ombre nei futuri piani aziendali delle imprese vitivinicole italiane. Un panorama grigio scuro che non stimola “ottimismo”.
Infatti «già molte aziende stanno producendo di meno poiché non riescono a contrastare il surplus del costo energetico – aggiunge Patuanelli – e non essendoci prospettive a breve di pace, l’Italia rischia di trovarsi nel fondo del vortice della crisi, asimmetrica, per la nostra dipendenza energetica».
Quindi una crisi strutturale è all’orizzonte per il vino made in Italy, che secondo il ministro dell’Agricoltura non trova alleati in l’Unione Europea, per mancanza di unità e di visione degli stessi appartenenti.
In questo quadro fosco e poco invitante l’esponente del Governo, sempre a Vinitaly, indica plausibile il ripensamento della produzione in un’ottica di processi economici sostenibili, che riorganizzino e razionalizzino le modalità produttive.
Sostenibilità dunque, è forse unica reale strategia per affrontare un futuro di precarietà produttiva, sperando di non dover ricorrere a quel famoso adagio tutto “enologico”: «una botte di vino può realizzare più miracoli che una chiesa piena di santi».