Il 25 novembre di ogni anno si celebra la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita nel 1999 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Tra retorica della celebrazione e iniziative ad hoc, quello della violenza contro le donne rimane un problema del Veneto, dell’Italia, dell’Europa e del mondo intero.
In provincia di Vicenza, per l’occasione, è stato inaugurato a Castagnero il nuovo Sportello “Spazio Donna”, che va ad aggiungersi alla rete regionale di assistenza e aiuto alle donne in pericolo o vittime di violenza che conta in Veneto 26 Centri Antiviolenza, 37 Sportelli di Ascolto e 27 case rifugio (di cui 17 ad indirizzo segreto). L’Assessore alla sanità e Sociale Manuela Lanzarin, presente all’inaugurazione, ha dichiarato che «per la violenza contro le donne non c’è scusante che tenga. C’è da prevenire, in ogni modo possibile, costruendo un lavoro di squadra tra Istituzioni».
Sul tema si sono espressi in separata sede anche il consigliere regionale Tomas Piccinini della lista Veneta Autonomia e il presidente di regione Luca Zaia.
Piccinini ha sottolineato la necessità di continuare a sensibilizzare con eventi, incontri, tavoli di confronto e conferenze dedicate che coinvolgano in modo particolare i giovani. Nella convinzione che la violenza di genere sia un “problema culturale”, l’assessore ritiene che «solo in questo modo si potrà contrastare l’emergenza non solo in termini repressivi ma anche e soprattutto preventivi, evitando la degenerazione di sopraffazioni e soprusi in ambito familiare, lavorativo e sociale».
Dal canto suo, Luca Zaia, ha denunciato la necessità inderogabile, di fronte a questo “fenomeno orrendo”, di un intervento da parte del legislatore nazionale perché «si ha la sensazione che le norme di tutela delle donne a rischio violenza non siano così incisive come sarebbe necessario».
In questa occasione la Regione ha elaborato alcune statistiche riferite all’anno 2020. In particolare, nel 2020 i contatti raccolti dai Centri di Ascolto Veneti sono stati 6.570 (nel 2019 erano stati 7127) e 1.935 le donne prese in carico (nel 2019 erano state 2182). I dati più alti si registrano a Venezia (783) e Padova (596). Il dato complessivo delle donne prese in carico dai Centri antiviolenza del Veneto è di 3.110 donne (3174 nel 2019). In pratica un contatto su 3 si traduce in una presa in carico.
Per quanto riguarda il profilo demografico e sociale delle donne – che hanno in maggioranza tra i 31 e i 50 anni-, il 67% sono donne italiane, il 63% ha un grado di istruzione medio alto e il 53% ha un’occupazione. L’81% delle violenze si manifesta all’interno di relazioni di coppia, sia in relazioni “in corso” che “concluse”.
La rilevazione riporta inoltre che per “violenza non fisica” si sono registrate 4.089 situazioni mentre per la violenza fisica (compresa la violenza sessuale e le molestie) si sono registrate 2.449 situazioni (per entrambe i casi è da precisare che le donne potevano indicare più opzioni). Infine, putroppo, il 10% delle donne che hanno iniziato il percorso lo ha abbandonato (314 donne) e tra le vittime di violenza ci sono anche, in Veneto, 2203 figli: 117 vittime di violenza diretta (5%) e 1712 vittime di violenza assistita (77%).
Prendendo in considerazione il dato italiano, il rapporto Istat “Le richieste di aiuto durante la pandemia” mostra che le chiamate effettuate al numero 1522 contro la violenza e lo stalking sono aumentate del 79,5% rispetto all’anno precedente, registrando 15.128 chiamate contro le 8.427 del 2019.
Per gli esperti, questo è da imputare alla convivenza forzata durante il lockdown per Covid-19 con il proprio maltrattante. In Veneto sono 146 i casi registrati riguardanti donne che hanno iniziato un percorso di uscita dalla violenza a seguito di Covid-19. In termini generali, le regioni che presentano percentuali sopra la media di violenza contro le donne subita durante Covid-19 sono il Lazio, il Veneto, la Sicilia, la Sardegna e la Lombardia. Inoltre, recentemente, la direzione centrale della Polizia criminale del dipartimento della Pubblica Sicurezza, ha divulgato dati da cui emerge che nel periodo dal 1° gennaio al 22 ottobre 2021 nel nostro Paese sono state uccise 96 donne, di cui 82 in ambito familiare/affettivo. Delle donne uccise solo il 12% aveva denunciato.
A livello europeo i numeri rimangono drammatici: secondo un sondaggio dell’agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali a partire dall’età di 15 anni più di una donna su due (55%) ha subito molestie sessuali e una su tre (33%) ha subito violenza fisica o sessuale.
Primo e unico strumento internazionale giuridicamente vincolante in Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne è la Convenzione di Istanbul. Firmata nel 2011, la convenzione è rimasta oggi proprio senza Istanbul dopo l’annuncio di Erdogan dell’uscita dalla convenzione della Turchia nel marzo scorso. Altri paesi, come la Bulgaria, la Slovacchia e la Polonia hanno rigettato, o stanno per farlo, la Convenzione perché la giudicano incostituzionale. Il Parlamento italiano è stato uno dei primi a ratificarla nel maggio 2013. Attesa per l’inizio del 2022, infine, una proposta di direttiva della Commissione europea per prevenire e lottare contro la violenza domestica. Per dicembre, invece, verrà presentata la decisione del Consiglio per ampliare l’elenco dei reati europei e prendere in considerazione i crimini di odio e i discorsi che incitano all’odio basati sull’orientamento sessuale. A livello mondiale, riporta il sito del governo italiano, la violenza contro le donne ne interessa una su tre. Insomma, una giornata non basta: a Vicenza e nel resto del mondo c’è ancora molto da fare!