Violenza e potere: combinazione naturale?

343
Convegno di VicenzaPiù su “Libertà di stampa e banche”

Niente è più comune della combinazione di violenza e potere, anzi la violenza ne è la manifestazione più flagrante.

La violenza ha sempre avuto un ruolo enorme negli affari umani ed è sorprendente constatare come essa raramente sia oggetto di particolare attenzione. La si dà per scontata, normale, quindi trascurata. Il silenzio prevale perché è in rapporto con il potere.

Sono sempre più presenti nuovi poteri con prospettive inquietanti. I diritti umani e civili sono sempre più erosi, spesso in modo subdolo, poco appariscente e non per questo meno pericoloso.

ll mondo sta cambiando velocemente con grandi fenomeni di sviluppo, enormi ingiustizie, assurdi paradossi. Si sono rovesciati i rapporti di forza tra politica ed economia, tra governi e multinazionali, tra capitale e lavoro. Esistono nuovi forti centri di potere e innovazioni, con aspetti talora aggressivi e lesivi della dignità dei cittadini, persino della tenuta della stessa società. Inquietano le reti del crimine e i centri privati che controllano la scienza.

La finanza, che ha sempre influenzato il mondo, è attualmente il nuovo cinico “sovrano” a livello mondiale. C’è un immenso potere nelle mani di una ristretta oligarchia a dominanza finanziaria, non controbilanciata dal potere politico, attualmente debole.

Troppo spesso la finanza è felice per i suoi guadagni quando getta lavoratori nella disperazione. Come si può accettare che la borsa si ecciti positivamente ogni qualvolta avviene una riduzione dei dipendenti nelle imprese ?

Oggi, essendo aumentata la debolezza del sentire etico, l’essere immorali ci fa sentire furbi e vincenti in sempre più diffusi contesti in cui il binomio potere-denaro agisce con disinvolta omertà e ipocrisia.

Ma la reazione dei cittadini è scarsa, quasi lo stato non esistesse.

L’individuo eccitato e stordito dalla tecnologia, da troppe informazioni e cambiamenti e in difficoltà di orientamento e di giudizio, è impaurito e tende, più da suddito che da cittadino, ad accettare lo scambio tra una certa sicurezza e la rinuncia ai diritti fondamentali. Prevale sempre più l’istinto di sottomissione; il desiderio di obbedire e di essere comandati da un potere forte spicca nella psicologia umana almeno quanto la volontà di potere.

L’indifferenza dei molti è il peggiore di tutti gli atteggiamenti ed è più pericolosa dei guai combinati dai malfattori. Scambiare la mentalità servile per realismo è una delle principali cause della nostra inettitudine a difendere la libertà politica e lasciarci dominare.

Regole devono essere quindi imposte anche alle forze sconvolgenti dei sistemi finanziari da parte del potere politico, che può e deve farlo. L’orizzonte non è solo quello del mercato. A tal fine servono politici illuminati, determinati con sguardo lontano, rivolto alle generazioni future.

I cosiddetti “statisti”, purtroppo scarsi nella realtà odierna.

E’ fondamentale il ruolo che assume un soggetto portatore di una critica della realtà e di un progetto di cambiamento, di cui c’è grande ed urgente necessità: non un nuovo Messia ma un nuovo senso di comunità.

(nella foto il convegno di VicenzaPiù su “Libertà di stampa e banche”)